lunedì 10 dicembre 2012

#Province: pieno di scorrettezze lo studio della Funzione Pubblica sull mancata coversione del d.l. "riordino"

Non c'è una sola affermazione corretta nello studio del Dipartimento Riforme istituzionali sugli effetti della mancata conversione del D.L. Province, il d.l. 188/2012. Si legge la mancata conversione determinerebbe un caos per una serie di motivazioni, tutte false. Mancati risparmi che si sarebbero ottenuti con la riduzione delle Province Nel bilancio dello Stato non è stato previsto un solo centesimo di risparmio. Gli eventuali minori costi sono solo paventati da uno studio definito "astratto " dal suo stesso autore, il Ministro Giarda. ci sarebbe una lievitazione dei costi a carico dei Comuni e soprattutto delle Regioni.  La lievitazione dei costi non sarebbe effetto della mancata conversione del d.l. 188/2012, ma è giornata dalla stessa idea di dismettere molte funzioni provinciali e spostarle verso i comuni o le regioni. Ciò perché il riordino non comporta quasi nessun risparmio, ma solo uno spostamento delle spese affrontate dalle province. E le norme adottate dal Governo non hanno previsto nessuna misura finanziaria per regolamentare la finanza locale e regionale, per effetto del riordino. Le città metropolitane restano istituite solo sulla carta e la loro operatività sarebbe ostacolata da una serie di fattori: mancanza di definizione del sistema elettorale del consiglio metropolitano; incertezze sui rapporti tra sindaco del comune capoluogo e sindaco metropolitano; incertezze sui rapporti patrimoniali e finanziari; perimetro diverso per Firenze e Milano. Problemi reali, ma determinati dall'assoluta insufficienza delle norme suo riordino, che non hanno minimamente affrontato e risolto le questioni poste. Nè la conversione del d.l. 188/2012 cambierebbe lo stato delle cose. I perimetri e le dimensioni delle province restano quelli attuali (“rinascono” 35 province) Le 35 province non sono mai "morte", perchè l'accorpamento sarebbe divenuto operativo solo il primo gennaio 2014. Viene meno l’individuazione delle funzioni “di area vasta” come funzioni fondamentali delle province, sicché le province restano titolari di sole funzioni di indirizzo e coordinamento. Improvvisamente Palazzo Vidoni si rende conto che esistono funzioni di area vasta, inadeguate al livello regionale o comunale. Poteva pensarci prima e legiferare un po' meglio. Comunque, in assenza di norme attuative dell'articolo 23 della legge 214/2012 le funzioni allocate presso le province restano in capo alle province. Le Regioni dovranno emanare entro la fine di quest’anno leggi per riallocare le funzioni tra comuni e regioni medesime. L'articolo 23 del decreto "salva Italia" è incostituzionale se letto nel senso che avrebbe disapplicato l'articolo 118, comma 2, della Costituzione, che consente tutt'ora alle regioni di conferire alle province proprie funzioni. Non potendo allocare le attuali funzioni provinciali a livello comunale, trattandosi per l’appunto di funzioni di area vasta e quindi di livello sovracomunale, ciò comporterà tendenzialmente la devoluzione delle funzioni alle regioni con conseguente lievitazione dei costi per il personale (il personale regionale costa più di quello provinciale e comunale) e la probabile costituzione di costose agenzie e società strumentali per l’esercizio delle funzioni. Il personale delle province, se passasse alle regioni, conserverebbe il trattamento economico in godimento e per le regioni non aumenterebbe alcun costo. Palazzo Vidoni dimentica la vigenza dell'articolo 9, commi 1, 2 e 2-bis, della legge 122/2010, che congela i trattamenti economici del personale. La costituzione di agenzie è fantapolitica e, comunque, le regioni sono libere di organizzarsi. Se le Regioni non provvedono lo Stato dovrà intervenire in via sostitutiva, quindi bisognerà valutare, regione per regione, come riallocare le funzioni ora esercitate dalle province. Lo Stato non deve, ma può intervenire. Quello stesso Stato che non è stato capace di emanare il Dpcm entro il 5 settembre scorso, finalizzato a stabilire quali funzioni fossero state conferite alle province da leggi emanate dallo Stato nell'esercizio della propria potestà legislativa esclusiva, per devolverle ai comuni. Le regioni hanno delegato alle province numerose funzioni proprie: a questo punto le deleghe dovranno essere ritirate Palazzo Vidoni ignora che per effetto delle riforme Bassanini, le regioni non hanno delegato proprie funzioni alle province, ma le hanno conferite. Non possono ritirare alcuna delega. Inoltre, la già vista vigenza dell'articolo 118, comma 2, della Costituzione rende l'affermazione di Palazzo Vidoni un gravissimo errore tecnico e giuridico. Si vivrà un periodo di incertezza per l’esercizio di funzioni fondamentali per i cittadini (come manutenzione di scuole superiori e strade, gestione rifiuti, tutela idrogeologica e ambientale) Per nulla. Le province, come spiegato prima, restano titolari delle funzioni loro conferite. Si porrà inoltre una questione finanziaria legata dal problema dei mutui contratti dalle province con banche e soprattutto Cassa depositi e prestiti: a questi dovranno subentrare regioni o comuni o dovranno essere frazionati; altri problemi riguarderanno il trasferimento del personale, dei finanziamenti, dei beni immobili Il problema non è connesso al mancato riordino, ma proprio al riordino!  Blocco della riorganizzazione periferica dello Stato – Il mancato riordino delle Province si riflette sulla riorganizzazione dell’amministrazione periferica dello Stato e sui risparmi alla stessa collegati. Falso. Lo Stato può organizzare le proprie strutture come meglio crede e in totale autonomia, essendo del tutto indipendente il suo potere di organizzazione dal numero e dall'estensione delle province.

2 commenti:

  1. bene dott, Olivieri
    ora che sappiamo che il decreto non passera', potra' stare tranquillo, e continuare a fruire, fra un blog e un tweet di insulti al governo uscente, dello stipendio qui sotto riportato
    http://portale.provincia.vr.it/trasparenza/informazione-sui-dirigenti/dati-sul-personale/nominativi-e-cv-dirigenti-e-titolari-posizioni-organizzative/dati-sulla-dirigenza/informazioni-luigi-oliveri/view

    i cittadini della provincia di verona la ringraziano per l'impegno profuso e il servizio reso alla collettività.

    mauro

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  2. I dipendenti delle province avrebbero continuato a "fruire" dello stipendi (strano, credevo che gli stipendi fossero guadagnati come controprestazione di attività lavorativa, ma si vede che questo non vale per le province) anche se fosse stato dato vita all'accorpamento.
    E' piuttosto evidente che la campagna di lavaggio del cervello della stampa ha funzionato molto bene, convincendo gran parte dei cittadini dell'utilità di una manovra completamente sbagliata, invece, sul piano tecnico, finanziario ed istituzionale.
    Come sa, visto che mi sembra un lettore assiduo dei miei scritti, a me della sopravvivenza delle province non importa nulla e ne trova conferma in queste ore nell'articolo pubblicato su La Voce.info. Mi andrebbe semplicemente che le riforme fossero pensate ed attuate in modo sostenibile, giuridicamente corrette e realmente efficaci.
    Di riforme che diano "segnali", solo simboliche,da cittadino, non so che farmene.

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