venerdì 22 marzo 2013

#governo: forse il #Pd non ha capito che doveva chiedere scusa

Pochi rilevano che forse il Pd e Bersani hanno mancato, in campagna elettorale e anche adesso, di compiere un gesto preliminare: chiedere scusa. Scusa per aver assecondato Napolitano nella sciagurata scelta di non andare alle elezioni. Scelta compiuta 2 volte: nell'ottobre 2010, quando si scatenò l'asta per Scilipoti e Razzi, e nel novembre 2011, quando collocò al Governo il tragico Monti ed il tragico Governo degli esodati, dell'incremento abnorme della pressione fiscale, dell'aumento record del debito pubblico, della perdita di 700.000 posti di lavoro, dei test universitari che coincidono con gli esami di maturità, della riforma del lavoro che crea disoccupati, dei marò, prima trattenuti in violazione di un patto, poi fatti andare per l'incapacità di resistere alla rappresaglia contro il nobile ambasciatore italiano in India, nobile come Terzi e, dunque, intoccabile, da tutelare, a differenza dei tanti disoccupati, pensionati, imprenditori che, se si suicidano, sono "casi umani". Il governo della "paccata" di miliardi, dei giovano "choosy", della "noia del posto fisso" e dei molti altri insulti classisti. Il Pd sarebbe stato molo più credibile se avesse chiesto scusa. Se ammettesse di aver commesso un terribile errore nel continuare a credere che sia possibile una politica non di sinistra (morta e sepolta) ma di socialdemocrazia di stampo nordeuropeo (in Nord Europa, monetaristi, rigorosi, arcigni, c'è un welfare che l'Italia nemmeno si sogna), continuando ad assecondare supinamente politiche non di destra (la destra in Italia da 30 anni non c'è), ma velleitarie, populiste. Politiche che mentre predicavano "merito" approfondivano il solco tra classi sociali, favorivano luculliane cene a base di ostriche e champagne nei consigli regionali, condannavano il Paese ad un gap informatico devastante, pur di favorire il digitale terrestre, stravolgevano le procedure per rallentarle e consentire ai forti la sostanziale impunità penale e la possibilità di non pagare mai al piccolo creditore.
Il Pd doveva chiedere scusa per non avere, per 20 anni, fatto nulla per correggere queste macroscopiche storture e per aver votato, una per una, tutte le devastanti leggi promosse dal più fallimentare ed incompetente Governo della storia, quello "tecnico" della disfatta.
E scusa per aver ancora vellicato il "centro" di Monti, l'infingardo che lascia compiere a Terzi un atto che distrugge l'onore dell'Italia, perchè ormai conscio che la poltrona non è più assicurata.
Chiedendo scusa avrebbe dovuto presentare non 8, nè 20 punti, ma la rigenerazione di se stesso e una prospettiva per il Paese. Che non passa per il trasformismo di Renzi, sì quello della visita ad Arcore e dell'indicazione di Monti come "faro" della politica.
Sentendo queste scuse, forse, qualcuno avrebbe potuto darsi coraggio e provare a non cadere nella duplice trappola della riconferma ancora di consenso a chi ha portato l'Italia in questa situazione drammatica, Berlusconi, o chi mirando al 100% del consenso, dice tutto, il contrario di tutto, smentendo di averlo detto, e confermando di pensare il contrario.

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