domenica 1 febbraio 2015

#province, la speculazione de Il Fatto Quotidiano #caos #tuttoprevisto

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Lo avevamo previsto mesi e anni addietro. La stampa che ha preteso, in modo demagogico, la "testa" delle province, avrebbe guazzato di inchieste varie, scaturenti dalle conseguenze nefaste di una riforma devastante, qual è quella voluta dal Governo, avviata dal Delrio e ulteriormente peggiorata da Padoan, con la legge di stabilità.
Il Fatto Quotidiano ha l'imperdonabile responsabilità di aver indossato la "cappa" del grillino duro e puro, ed ha appoggiato una riforma deleteria. E adesso, dopo che a dicembre il giornale ha iniziato a rendersi conto di che pessima qualità fosse la riforma, inizia a raccontare i disastri causat.
Troppo facile. Troppo comodo. Le province potevano bene essere riformate, anche abolite. Ma non in questo modo. I cittadini, ingannati dalla propaganda di giornali spregiudicati e disinformanti e portati a credere che vi sarebbero stati risparmi e maggiore efficienza, sono le prime vittime di un'azione dissennata, che distrugge senza saper ricostruire una parte fondamentale dei servizi. Il tutto gridando al risparmio, per nulla conseguito, che, comunque sarebbe stato riferito ad appena l'1,20% della spesa pubblica: tanto è, infatti, il volume della spesa delle province.
Il Fatto deve fare cronaca. È vero. Non può non raccontare, dunque, i canni causati dalla riforma delle province. Non sarebbe male, però, che Padellaro e Travaglio, specie il secondo, accanito sostenitore senza un perchè dell'attacco alle province, manifestassero le loro scuse, per aver appoggiato un'azione rovinosa. E così, accompagnare il racconto delle macerie che tale riforma si porta dietro. È ovvio, però, che questo è chiedere troppo.
Un ultimo appunto. Qualcuno ritiene che il sottoscritto, nel commentare in chiave critica le norme sull'azione verso le province "non è costruttivo". A leggere la cronaca de Il Fatto pare proprio che se un commentatore, forse, non è costruttivo, di sicuro è il legislatore che è stato distruttivo. La costruzione non passa per il polpastrelli e la mente di chi commenta le norme. Che, appunto per essere costruttivo, non può raccontare che tutto va bene, madama la marchesa, ma deve evidenziare ciò che deriva dalle norme.
Di caos, disastri, inefficienze, servizi negati ai cittadini lo scrivente parla dal 2011. Non perchè non sia costruttivo. Ma perché ha da subito compresoi contenuti della riforma, cogliendone i troppi aspetti negativi. E li ha raccontati.
Piacerebbe molto essere non costruttivi ed avere torto, vedendo i servizi provinciali resi meglio, con più efficienza, con maggiori risorse, con riordino vero di funzioni e reale capacità di ricollocare utilmente 20.000 dipendenti. Ma, se essere costruttivi vuol dire solo cantare lodi, senza accorgersi e rilevare norme e fatti, allora chi scrive si rassegna a non esserlo. Sapendo bene, però, che il costruire, riformare, dare servizi non è compito di chi scrive e commenta. Ma di chi governa.

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