mercoledì 18 gennaio 2017

Dirigenza: riforma "importante", per il Consiglio di stato. Ma, oggettivamente, chi legittima Palazzo Spada a dire se le riforme sono urgenti e importanti?

Rilanciare la riforma della dirigenza pubblica e dei servizi pubblici locali mediante la riproposizione di una delega legislativa o di un disegno di legge governativo.

Il Consiglio di stato, col parere 17 gennaio 2017, n. 83, traccia al Ministro Marianna Madia la strada per provare a “riesumare” le due riforme oggetto della delega legislativa contenuta nella legge 124/2015, decadute a seguito della sentenza della Consulta 251/2016.
Palazzo Spada, investito della questione da un apposito quesito posto da Palazzo Vidoni, premette di condividere l’importanza delle riforme decadute e sottolinea anche l’urgenza di intervenire in questo campo, nel paragrafo 9 del lungo parere. Tra i punti considerati rilevanti delle riforme fermate dalla sentenza della Consulta, “l’importanza di una riforma organica della dirigenza pubblica, oppure ai positivi effetti economici, ambientali e sociali che l’avvio di una regolazione indipendente per il settore dei rifiuti avrebbe potuto, potrebbe ancora, e dovrebbe apportare al sistema Paese”.
Come procedere? Il Governo, nella richiesta di parere, afferma che l’unico intervento possibile sarebbe adottare una nuova legge delega conforme ai vincoli procedimentali sanciti dalla sentenza della Corte costituzionale.
Il Consiglio di stato consiglia un intervento tempestivo, ma sottolinea che oltre alla delega legislativa sono ipotizzabili anche altre modalità di intervento a livello primario, come per esempio l’approvazione di un disegno di legge del Governo, da sottoporre all’approvazione del Parlamento, che potrebbe avere, almeno in parte, il contenuto del decreto delegato decaduto. Palazzo Spada evidenzia che quel decreto mai entrato in vigore, nella versione finale, recepiva anche i pareri delle Commissioni parlamentari, fornendo implicitamente una valutazione di merito positiva.
In realtà, il testo finale dello schema di decreto era parecchio difforme dal parere reso dallo stesso Consiglio di stato 2213/2016.
Sul piano, poi, politico, occorrerebbe verificare se davvero il Parlamento, concentrato in modo prevalente sulla riforma elettorale (come del resto il Governo) abbia la forza ed il tempo nello scorcio di legislatura rimanente, per dedicarsi alle riforme della dirigenza e dei servizi pubblici locali.

Resta in sospeso, poi, il problema della relazione con le regioni. Mentre l’intesa si rende necessaria qualora si decidesse di ripartire seguendo la strada della delega legislativa, qualora, invece, il Governo scegliesse di attivarsi con disegno di legge non risulta nemmeno chiaro a Palazzo Spada quali potrebbero essere le relazioni di “leale collaborazione” con le regioni, necessarie ad evitare che le riforme possano incappare nuovamente in vizi di legittimità costituzionale, sul piano procedurale.

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