giovedì 19 gennaio 2017

La somma di debolezze che espone le vite a terremoti ed eventi meteo

Accanto al lutto e alla infinita tristezza per gli ulteriori morti causati dal micidiale misto di nuova ondata sismica e nevicate eccezionali, si pone qualche riflessione necessaria.
Il sistema ordinamentale pubblico, che dovrebbe assicurare ai cittadini prevenzione, ma soprattutto aiuti ed interventi tempestivi nelle emergenze, semplicemente non funziona.

Sui giornali si continua a sottolineare come "i sindaci" non riescano più a far fronte all'emergenza terremoto. Nessuno fa l'osservazione ovvia: i comuni, anche se riuniti tra loro in forme associative straordinarie o stabili, anche se coordinati da commissari straordinari, non sono altro che la somma di debolezze, messe insieme le quali risulta una debolezza grande, non una forza.
La verità è che, nella furia iconoclasta contro le province, si è dato per scontato che la razionalizzazione ordinamentale pubblica passi attraverso simboli e slogan, come ridurre i posti dei politici, ridurre i costi della politica, ridurre il numero dei livelli di governo, ridurre la spesa.
Nessuno che prenda atto che la grandissima parte degli oltre 8.100 comuni italiani è di piccolissime dimensioni, con apparati amministrativi e tecnici, nonchè dotazioni, completamente inadeguate ad affrontare qualsiasi emergenza. E in Italia, purtroppo non mancano. Inutile dire che non si possono prevedere i terremoti. Non si può prevedere quando e dove, ma è possibilissimo prevedere, anzi sapere, che un terremoto prima o poi avverrà potenzialmente ovunque. Ed è notissimo il rischio idrogeologico, mentre i rischi legati agli eventi atmosferici sono certamente altrettanto noti, perchè legati ad un livello di manutenzione delle infrastrutture locali ormai indecente.
Inutile eliminare livelli di governo o di amministrazione intermedi tra le debolezze dei comuni e i Moloch di regioni e Stato, se poi si pretende che quelle debolezze possano trasformarsi in forze vitali per rimediare ai danni dell'incuria e dei continui tagli alle realtà locali.
Un livello di governo intermedio tra i comuni e il combinato regioni-Stato occorre, specie proprio per assicurare che le strade siano sempre percorribili, che i mezzi per la protezione civile siano conservati e tenuti in funzione nel modo più diffuso possibile nel territorio, che vi siano piani sovracomunali di intervento ed investimenti, piani che debbono poter coinvolgere anche il trasporto pubblico, le scuole, i servizi essenziali, quelli sanitari in primis.
Invece, ancora in questi giorni, tocca leggere il livore di certi giornalisti che imprecano alla mancata abolizione delle province e all'occasione persa di licenziare 300.000 dipendenti pubblici (in base ad analisi completamente prive di fondamento).
E la somma delle debolezze si rivela per quello che è: incapace di apprestare un decente modo per salvare dal freddo gli sfortunati ospiti di un albergo, per ore ed ore.

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