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domenica 13 marzo 2016

Province: la ricollocazione è un flop gigantesco


Torniamo sul processo di ricollocazione dei dipendenti soprannumerari delle province, dopo che la Funzione Pubblica ha pubblicato sul portale mobilita.gov.it i dati delle rilevazioni.
L’impressione espressa nei giorni scorsi che si trattasse di un gigantesco fallimento è confermata definitivamente.
Ovviamente, la grande stampa, a partire dagli stessi dati, ha affermato esattamente il contrario. Su Il Sole 24 Ore di venerdì 12 marzo, nell’articolo “Province e Croce rossa, la mappa delle mobilità” si legge: “Il modello messo in campo con il portale mobilità ha visto partecipare 5.358 amministrazioni, pari al 52,2% del totale, a dimostrazione del potenziale del sistema che, in prospettiva, sarà utilizzato per gestire gli esuberi delle società partecipate e delle Camere di commercio”.
Insomma, una magnificazione del “sistema”, del quale si menziona il “potenziale”, con l’intenzione di dare al lettore il messaggio che tutto abbia funzionato a dovere.

Purtroppo, le cose non stanno assolutamente in questo modo. Partiamo dal dato sempre menzionato dall’articolo citato. Le amministrazioni pubbliche che hanno conferito i dati dei posti disponibili, come si è visto, sono state il 52,2% del totale. Questo dato, lo capirebbe anche un bambino, lungi dal dimostrare il “potenziale”, certifica il fallimento completo dell’operazione: solo poco più della metà delle amministrazioni obbligate, infatti, ha reso disponibili i posti per la ricollocazione. Il 47,8% non ha caricato sul portale nemmeno un posto! Pur essendovi un evidente obbligo normativo.
Si tratta di un dato positivo o negativo, constatare che quasi la metà delle amministrazioni hanno inadempiuto ad un obbligo?
Il sistema avrebbe realmente delle potenzialità se vi fossero strumenti di controllo e sanzione nei confronti delle amministrazioni obbligate a coprire i posti vacanti. Se una cosa è, invece, mancata assolutamente è stata proprio il governo dei dati.
Solo col DM 14.9.2015, a 9 mesi di distanza dall’entrata in vigore della scellerata legge 190/2014, si è provato ad inserire una norma posta ad un sia pur blando controllo. E’ l’articolo 11, comma 2, (del quale nessuno ha memoria), ai sensi del quale “I prefetti preposti agli Uffici territoriali di governo vigilano sul corretto svolgimento degli adempimenti di cui al presente decreto da parte degli enti locali, adottando, ove necessario, gli atti di competenza finalizzati a definire la domanda e l'offerta di mobilita' in stretta collaborazione con il Dipartimento. Gli stessi prefetti vigilano altresi' sul rispetto del divieto di effettuare assunzioni a tempo indeterminato previsto, a pena di nullita', dal comma 424 e dal comma 425”.
I prefetti avranno anche vigilato, ma è sfuggito loro il dato clamoroso che quasi la metà delle amministrazioni non ha caricato alcun posto disponibile.
Vi saranno sanzioni per i prefetti un po’ distratti? Inutile nemmeno chiederselo. E per le amministrazioni che hanno occultato i dati? Niente, non vi sarà alcuna conseguenza. Ma, consoliamoci: il sistema ha dimostrato tutta la sua potenzialità. Sì, quella di nascondere i dati.
Guardiamo alla composizione dei posti che gentilmente poco più della metà delle amministrazioni obbligate ha ritenuto di caricare:
Tab. 2.1 – Dipendenti degli enti di area vasta in mobilità selezionati per il ricollocamento
per tipologia di Amministrazione di destinazione
TIPOLOGIA
PROFILI SELEZIONATI
PRESIDENZA CONSIGLIO MINISTRI E MINISTERI
1155
ENTI PREVIDENZIALI E ASSISTENZIALI
193
ENTI PUBBLICI NON ECONOMICI NAZIONALI
153
UNIVERSITA'
85
AUTOMOBILE CLUB
2
ORDINI E COLLEGI PROFESSIONALI
1
REGIONI E PROVINCE AUTONOME
4
ENTI REGIONALI
7
COMUNI
1589
CONSORZI, ASSOCIAZIONI, COMPRENSORI E UNIONI DI ENTI LOCALI
11
ALTRI ENTI LOCALI
1
ENTI DEL COMPARTO SANITA'
4
Totale
3205

Qualcuno crede davvero che i comuni abbiano solo 1589 posti disponibili? Ribadiamo quanto abbiamo ricordato poche settimane fa: andando a controllare i flussi delle assunzioni complessivi nel settore pubblico degli anni precedenti accedendo al Conto annuale, si constata che annualmente vi sono state fino al 2014 circa 14.000 assunzioni per concorso nei comparti chiamati ad assorbire i sovrannumerari e quasi il doppio di assunzioni per mobilità. Solo restando al mondo dei comuni, nel 2014 vi sono state 2167 assunzioni per concorso e 3766 per mobilità. Il dato rilevato, dunque, è certamente falsato ed insufficiente. I posti disponibili presso le amministrazioni sono sicuramente molti ma molti di più.
Infatti, quasi la metà delle amministrazioni non ha risposto, mentre è assai probabile che anche le amministrazioni degnatesi di caricare i posti disponibili nel sistema non li abbiano inseriti tutti.
Così, non solo si è consentito che poco meno della metà delle amministrazioni violasse senza alcuna conseguenza gli obblighi normativi, ma si è creato uno spaventoso mismatching tra posti disponibili e personale soprannumerario, come dimostra la successiva tabella, faticosamente ricostruita perché il report redatto dal Palazzo Vidoni non l’ha elaborata:
Tab. 2.4 – Personale destinatario delle procedure di mobilità per Regione
REGIONE
PERSONALE DESTINATARIO PROCEDURE DI MOBILITÀ
Posti disponibili
differenza
ABRUZZO
209
273
64
BASILICATA
128
65
-63
CALABRIA
72
44
-28
CAMPANIA
279
151
-128
EMILIA ROMAGNA
9
54
45
LAZIO
17
163
146
LIGURIA
71
179
108
LOMBARDIA
259
1361
1102
MARCHE
8
86
78
MOLISE
65
44
-21
PIEMONTE
10
46
36
PUGLIA
335
306
-29
TOSCANA
55
245
190
UMBRIA
111
95
-16
VENETO
16
93
77
Totale
1644
3205
Fonte: rielaborazione su dati della Funzione Pubblica

Come si nota, su 15 regioni, in ben 6 (Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Umbria) i posti resi disponibili dalle pubbliche amministrazioni sono inferiori al numero dei dipendenti in sovrannumero.
Questo è un gravissimo problema: in quelle sei regioni lo sblocco delle assunzioni per le amministrazioni rischia di restare una chimera e, comunque, nessuno ha pensato a quale possa essere la contromisura per un’ipotesi del genere che, pure, era facilissimo predire.
Ma, non si tratta dell’unico problema creato dal modo al limite dell’improvvisazione col quale è stato gestito il problema della ricollocazione. C’è anche il mismatching territoriale per qualifiche. Per esempio, nel Veneto risulta in sovrannumero un dirigente, ma non c’è la disponibilità di alcun dirigente in tutta la regione.
Il report pubblicato da Palazzo Vidoni non contiene dati aggregati, per cui solo navigando tra gli elenchi si constata come vi sia una chiara difficoltà di far combaciare domanda ed offerta di mobilità sul piano delle competenze professionali e dell’inquadramento giuridico.
La controprova delle difficoltà e del fallimento del sistema la si avrà nel corso di questo mese, quando i dipendenti soprannumerari dovranno esprimere le preferenze, scegliendo gli enti nei quali ricollocarsi. E’ evidente che nelle 6 regioni nelle quali i sovrannuumerari eccedono i posti disponibili non si riuscirà a ricollocarli tutti, ma anche nelle regioni in cui i posti siano sovrabbondanti rispetto ai dipendenti in sovrannumero il problema si porrà certamente, proprio perché le qualifiche non combaciano tra domanda e offerta.
C’è, ancora, un ulteriore problema, quello “logistico”. Ragionare solo in termine di quantità dei dati è sbagliato. Occorre anche tenere presente della “qualità”. E’ piuttosto evidente che i posti resi disponibili da piccoli comuni del territorio saranno poco appetibili e scelti solo da chi abbia convenienze appunto logistiche. Eppure, i posti messi a disposizione dalle amministrazioni più grandi e, in particolare, dai comuni capoluogo, appaiono davvero pochi.
Per quanto la grande stampa tenda a far apparire come risolto il problema dei soprannumerari, siamo, invece, ancora lontanissimi dalla sua conclusione.
Poiché le premesse sono queste, l’avvio di simile modo di operare per la ricollocazione di altri dipendenti apre le porte al disastro. Evidentemente, non si è capito che laddove si intenda realizzare una tutto sommato corretta operazione di redistribuzione della forza lavoro all’interno della pubblica amministrazione si deve compiere il censimento prima e non dopo aver collocato i dipendenti interessati in sovrannumero; soprattutto, non è possibile lasciare alle amministrazioni la facoltà di caricare i dati in modo volontario e senza conseguenze. Le amministrazioni dovrebbero essere obbligate ad inserire tutti i posti vacanti delle dotazioni organiche, specificando il tetto complessivo della spesa cui sono soggette ai fini di nuove assunzioni. Poiché le dotazioni debbono essere pubblicate, sarebbero possibili controlli diffusi, da parte di un’unità da preporre ad una verifica reale del processo, al posto dei prefetti che non hanno avuto modo di controllare alcunché.
Se questo non sarà, se si continuerà sulla strada improvvisata sin qui seguita, i risultati non potranno che essere quelli sin qui visti.


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