Il caso Ilva, fortunatamente risoltosi con un accordo soddisfacente, ci insegna poche ed utili cose.
1. E' del tutto inutile che nuove maggioranze e nuovi governi partano con l'atteggiamento secondo il quale qualsiasi azione del precedente governo sia da buttare a mare. Il risultato del Governo in carica lo si deve al lavoro svolto dal precedente. E' certamente vero che è poco utile pensare alle medaglie e mirare al risultato, ma questo è oggettivamente più frutto del lavoro dell'ex Ministro Calenda. Va riconosciuto. E frutto del lavoro dello staff dei tecnici del ministero.
2. Non basta un programma elettorale o un sentire comune di una parte dei cittadini che appoggiano una certa forza politica a motivare le ragioni di annullamenti o revoche di precedenti gestioni, e, peggio ancora, a basare eventuali recessi da contratti già scritti. Occorre rispettare le regole del diritto. Il ripensamento amministrativo o contrattuale deve essere sorretto da motivi di interesse generale da dimostrare che siano ampi e maggiori dell'affidamento del privato alla conservazione delle decisioni già adottate dalla PA. Occorre certezza del diritto: per questo lo jus poenitendi si esercita con estrema cautela, come ha spiegato il parere dell'Avvocatura dello Stato.
3. Chi continua a scrivere addossando alla "burocrazia" innominata generiche colpe di inefficienza dovrebbe trarre spunto dalle vicende della questione Ilva. Per capire che nella gran parte dei casi ritardi, opacità, confusione nella gestione delle procedure non dipende dai "burocrati", ma da singolari e poco coordinate scelte del legislatore. Sebbene la vicenza si sia risolta per il meglio, il parere dell'Avvocatura evidenzia quanto contorta, contraddittoria, complessa, sia stata la gestione, con quella commistione tra decisore politico e decisore gestionale (si veda il cortocircuito tra fissazione del termine ultimo di gara mediante legge e gli allungamenti del piano operativo invece disposti per atti amministrativi che di fatto hanno impedito la fase dei rilanci) che è, poi, causa di incertezze operative e di non chiare responsabilità. In Italia ancora manca il definitivo chiarimento dei confini tra politica e gestione: questa è la causa prima dei problemi che analisi superficiali addebitano, poi, alla "burocrazia".
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