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mercoledì 24 ottobre 2018

I tempi sbagliati per la bocciatura della manovra economica

La Ue ha bocciato come inevitabile e doveroso la manovra economica. C'era da aspettarselo, visto che il deficit al 2,4% si regge su prospettive di crescita economica considerate irrealistiche.
Al di là della certificazione del velleitarismo del Governo e dei rischi a cui è esposto il Paese, cosa c'è allora che potrebbe non andare nella decisione della Ue?

Sul piano tecnico, nulla. Tuttavia, a dare fiato ai mugugni ed ai sentimenti antieuropei militano due elementi. Uno è la constatazione che la Ue boccia per la prima volta una manovra economica di una Nazione, quando è noto che in passato ne sono state fatte passare motltissime, non meno problematiche e non solo dell'Italia.
Soprattutto, la Ue boccia una manovra, dopo averne "promosse" molte altre che avevano presentato una previsione di rapporto deficit/Pil estremamente più bassa di quello poi verificato.
Erano credibili quelle manovre? Evidentemente no. E perchè, allora, la Ue le ha fatte passare? Si è sbagliata? E' stata tratta in inganno?
Nel primo caso, sarebbe uno smacco per i "tecnici" dell'Europa, che si rivelerebbe molto meno tecnocratica di quanto si proclama. Nel secondo, sarebbe anche peggio: alla poca professionalità dei "burocrati" di Bruxelles si sommerebbe un intento ingannevole dei vari Governi che si sono succeduti.
Il fatto è che a militare per una decisione della Ue che si espone a facili critiche dei "populisti", "sovranisti" e comunque di chi diffida dell'Europa, è il tempo della decisione di bocciare la manovra. Bocciare ora, questa manovra, per quanto corretto e probabilmente doveroso, non spiega perchè non lo si sia fatto prima per manovre che alla prova dei fatti si sono rivelate non credibili, come lo è questa. Non aver mai bocciato prima e farlo ora, a pochi mesi dalle elezioni europee, colora - anche se la Ue non ha agito con fini politici - fin troppo politicamente la decisione. Finendo per rinforzare il vittimismo ed i malumori contro l'Europa.
Bravi i tecnici europei nel governare i conti. Molto meno bravi, probabilmente, nel giocare "a scacchi".

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