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martedì 3 settembre 2019

Nuovo Governo: il programma per la pubblica amministrazione è sempre lo stesso dal 2011. In vista, nuovi fallimenti.

Leggendo fior da fiore il general generico programma del Governo in formazione in questi giorni, con riferimento alla pubblica amministrazione si legge:

punto 1) “...deburocratizzazione e semplificazione amministrativa...
punto 14) “… Occorre razionalizzare la spesa pubblica, operando una efficace opera di spending review ...
punto 17) “...Occorre inoltre avviare un serio piano di riorganizzazione degli enti locali, sopprimendo gli enti inutili”.
Se qualcuno ha la sensazione di una minestra riscaldata, ebbene ha ragione. Sono decenni e decenni che ogni nuovo Governo, impegnandosi a "deburocratizzare e semplificare" non fa altro che esasperare ulteriormente la burocrazia, complicando anco più all'inverosimile l'azione amministrativa. L'approccio dirigistico alla PA, la cultura del sospetto che siano tutti fannulloni, induce a ritenere necessario adottare leggi che prescrivano, indichino, stabiliscano le singole minute procedure, nell'illusione che sia possibile da Roma fissare gli iter delle decine di migliaia di amministrazioni che si interessano di competene totalmente diverse ed eterogenee. Da decenni e decenni il risultato è di assistere a leggi velleitarie o leggi-provvedimento: atti da capoufficio, adottatio però dal legislatore.
E', poi, dal 2011 che è stata sdoganata l'espressione spending review. Ovviamente, è una boutade. Nessuno fin qui l'ha mai vista e se per revisione della spesa si continua ad intendere la centralizzazione degli appalti o dei concorsi, viste le drammatiche esperienze delle centrali di committenza (saggiamente in parte accantonate dalla recente riforma degli appalti), la revisione della spesa non si otterrà mai.
Infine, evidentemente il Governo in formazione, per il quale è in rampa di lancio come possibile ministro quel Delrio autore della devastante riforma/distruzione delle province (buchi di bilancio da miliardi, blocco delle assunzioni per due anni, diaspora irrazionale del personale, nessun taglio alla spesa pubblica, scuole superiori che cadono a pezzi e l'intera rete stradale provinciale ridotta a un colabrodo con ponti pericolanti o crollati), non ha imparato nulla dal recentissimo passato. Lo slogan "enti inutili", cavalcato da una stampa generalista incapace di analizzare i problemi, ha prodotto danni tremendi, che evidentemente l'impronta populista non riesce a far comprendere e che, quindi, si ha intenzione di riprodurre: magari mettendo nuovamente l'Autore del disastro delle province ad occuparsi delle riforme locali.

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