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martedì 4 maggio 2021

I periodici slogan sbagliati e fuorvianti sui centri per l'impiego e le politiche attive del lavoro.

L'attacco ai centri per l'impiego che intermediano poco e sono inefficienti è ormai un topos, un classico. Sui media si ospita ormai periodicamente questo tema, che riempie bene le pagine, come quando in estate si pubblicano i consigli di bere molto e stare all'ombra o in inverno si suggerisce di non prendere freddo.

Il 4 maggio 2021 è stato il turno di La Repubblica, che ha ospitato un articolo di Marco Bentivogli, titolato "Salviamo la scuola le lavoro".

Avvertenza: il merito dell'articolo è totalmente condivisibile e da sottoscrivere: evidenzia, infatti, il valore aggiunto straordinario degli ITS (Istituti Tecnici Superiori), auspicando che per rilanciare il lavoro vi si investa e molto, abbinandoli all'apprendistato, correttamente considerato come la leva reale per puntare davvero sulla crescita dell'occupazione.

L'esordio dell'articolo, tuttavia, contiene lo slogan:





Sarebbe il caso di non lasciarsi mai trasportare dalle frasi fatte e dai preconcetti. A leggere bene e con attenzione il Pnrr, infatti, si scopre che non si danno affatto 4 miliardi ai Cpi. Il quadro della Misura M5C1 appare abbastanza eloquente:



I 4 miliardi sono destinati all'insieme delle politiche attive per il lavoro, le spese, cioè, da affrontare per una serie di misure che aiutino i disoccupati a cercare lavoro.

Ai centri per l'impiego si riservano, invece, 600 milioni. Tanti? Pochi? Di fatto non sono nemmeno risorse aggiuntive, ma una diversa modalità di finanziare risorse che sono state destinate a tale scopo sin dal 2018, a conclusione della disastrosa riforma delle province, che aveva trascinato nella frana appunto i centri per l'impiego, coinvolti nella catastrofica riforma Delrio.

Lo affermiamo noi? No, lo spiega lo stesso Pnrr: "Interventi avviati: Le risorse sono già ripartite alle regioni per 400 milioni di euro sulla base delle unità aggiuntive di personale previste nel Piano Nazionale di Potenziamento dei Centri per l’Impiego, finanziato a valere sulle risorse nazionali (art. 12, co. 3-bis, DL 4/2019 e art. 1, co. 258, l. 145/2018). Gli interventi di formazione degli operatori e le altre priorità di intervento sono previsti dalle Regioni nell’ambito dei Piani regionali di potenziamento dei Centri per l’Impiego, in linea con gli indirizzi contenuti nel Piano Nazionale (DM 22 maggio 2020)

• Interventi “addizionali”: le risorse addizionali (200 milioni di euro) sono funzionali alla realizzazione di iniziative di rafforzamento dei Centri per l’Impiego:

o Investimenti strutturali per favorire la prossimità dei servizi

o Sviluppo di Osservatori regionali del mercato del lavoro per facilitare incontro tra domanda e offerta

o Interoperabilità dei sistemi informativi regionali e nazionali

o Progettazione e realizzazione (anche mediante formazione a distanza - FAD) di interventi formativi per l’aggiornamento delle competenze dei lavoratori

o Analisi dei fabbisogni (ad esempio sui temi degli standard di servizio, consultazione del Sistema Informativo Unificato, allineamento delle competenze con le esigenze delle imprese)

o Promozione dei servizi di identificazione, validazione e certificazione delle competenze (IVC) nell’ambito del Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze)

o Progettazione e realizzazione dei contenuti e dei canali di comunicazione dei servizi offerti

o Promozione della integrazione territoriale dei servizi per l’impiego con gli altri servizi, in particolare quelli sociali e quelli per l’istruzione e la formazione".

Dunque, risorse aggiuntive rispetto a quelle già previste da tre anni sono 200 milioni. Tanti? Pochi? Sicuramente, non sono 4 miliardi.

In quanto, poi, all'altro mantra dell'intermediazione del solo 3%, mentre ancora nessuno ha spiegato il 3% di cosa, per capire in maniera approfondita e fuori dai luoghi comuni, non resta che rifarsi a questo post del 2018, che purtroppo è un evergreen, di fronte ai facili modi di dire. Utile anche per scoprire se i 600 milioni sono tanti o pochi.




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