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giovedì 1 luglio 2021

Flop del concorso per i 2.800 tecnici super esperti al sud. PA non attrattiva? No: riforme e norme velleitarie

 Non è condividisibile la diagnosi proposta da G. Trovati su Il Sole 24 Ore dell'1.7.2021 riguardante il mega concorso da 2.800 super esperti per il Sud, nell'articolo "La Pa non attrae: nel Concorso Sud ancora scoperto il 47% dei posti".

Il sempre attento ed autorevole autore afferma, dopo un'analisi accurata dei posti che restano ampiamente scoperti (soprattutto quelli connessi a figure tecniche): "il «concorso Sud» si è trasformato nel rilevatore del problema principale da affrontare: che non è di procedure, ma di capacità reale della Pubblica amministrazione italiana di attrarre giovani motivati. E fatica a risolversi per decreto legge".

La conclusione appare troppo consolatoria e semplicistica. A ben guardare, non è la PA a non essere attrattiva, bensì:

  1. bisognerebbe essere capaci di semplificare davvero i concorsi ed organizzarli bene: quello per i 2.800 super esperti è stato un disastro, dovuto soprattutto all’eccessivo peso al curriculum;
  2. bisognerebbe mettersi d’accordo sul concetto di “giovani”: se si realizzassero concorsi davvero per neolaureati o laureandi (con apprendistato), è evidente che l’attrattività sarebbe molto maggiore, e si recluterebbero veri giovani; se si pretende di reclutare persone con già un’esperienza di lavoro o ricerca, l’attrattività è molto inferiore, perchè si tratta di interrompere un percorso di carriera già attivo e, contestualmente, si tratterebbe di persone giovani ma non giovanissime;
  3. bisognerebbe, ancora, emendare l’errore di fondo: la pretesa di poter reclutare persone già pronte, nemmeno il tempo di sedersi al posto di lavoro, ed esperte. Le cose non stanno affatto così, il lavoro nella PA ha troppe specificità peculiari, che si possono comprendere solo dopo un non breve lavoro dall’interno. Tanto è vero che il d.l. 80/2021 prevede la possibile stabilizzazione per gli assunti nell’ambito del Pnrr, allo scopo di valorizzare l’esperienza almeno triennale che avranno (non di cui dispongono già) acquisito nella PA.

Insomma coerenza e correttezza vorrebbero che si ammettesse che la riforma del reclutamento e le ambizioni fini qui mosse sono velleitarie ed il flop, largamente preannunciato, inevitabile.


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