Non bastando il ministero (anche) al “merito”, come se un concetto astratto possa essere oggetto di un’azione volitiva governativa (ma, d’altra parte, siamo nel Paese con gli assessorati al sorriso…), adesso si scopre la nota del Segretario Generale alla Presidenza del Consiglio dei ministri finalizzata a chiarire quale sia l’esatto appellativo da destinare al Presidente del Consiglio dei Ministri.
E la nota, che non è da escludere sia un fake, è stentorea, chiara, inflessibile: “Per opportuna informazione si comunica che l'appellativo da utilizzare per il Presidente del Consiglio dei Ministri è: "Il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni"”.
Non, quindi, “Onorevole Presidente”, né “Signor Primo
Ministro” (che, d’altra parte, il “primo ministro” esiste solo nel mondo parallelo
dei giornali, anche sotto forma di “premier”), né “Presidente del Consiglio”.
No, la formula deve proprio essere “Signor Presidente del Consiglio dei
Ministri, On. Giorgia Meloni"”.
A molti maligni sarà venuto alla mente il fantozziano “Dott.
Ing. Lup. Man. Di Gran Croc.” eccetera eccetera.
Ma, questa non è una commedia all’italiana. E’ una cosa
seria. Riguarda il lavoro e la responsabilità di altissimi dirigenti dello Stato,
selezionati a seguito di sofisticatissime valutazioni, che coinvolgono anche le
più elevate cariche, indispensabili per così alto ufficio, e che al più presto
si estenderanno a necessari “assessment” finalizzati a considerare non solo il loro
“sapere”, ma anche il “saper fare” ed il “saper essere”, così da evidenziarne
le competenze, pardon “skill”.
Certo, perché nell’ambito delle elevatissime responsabilità
da assumere, con managerialità ma soprattutto efficienza ed efficacia, da parte
degli altissimi vertici dello Stato, non può non rientrare, dopo necessaria programmazione
operativa, pianificazione degli steps, motivazione dello staff, assegnazione
delle risorse, determinazione degli obiettivi, attribuzione dei ruoli e dei
compiti, prefissazione del risultato dal raggiungere e connesso cronoprogramma
da rispettare, anche la formulazione di note che chiariscano come vadano
appellati questo o quell’organo.
Tocca, adesso, ai segretari generali di tutti i ministeri,
delle assemblee parlamentari anche regionali e a tutti i segretari di comuni e
province provare a prodursi a loro volta nell’essenziale e complesso compito di
chiarire come appellare i titolari pro tempore delle cariche.
Poi, a chi esattamente possano considerarsi rivolte e
vincolanti (se lo sono) simili note, se all’apparato del personale degli
organi, se alla stampa, se ai comuni cittadini, o alle imprese, difficile da
dire.
La sensazione che la nota abbia pochissimo valore giuridico,
perhè, almeno fin qui, non accompagnata dall’elemento che rende perfetta la
norma: la sanzione. Così, per un po’, se qualcuno incorrerà nell’errore di non
scrivere o pronunciare con precisione la giaculatoria della formula per
appellare il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni,
potrà scongiurare conseguenze. Ma stando ben attento a future note dei segretari
generali di qualsiasi livello che corroborino le formule con le, a questo punto
doverose, sanzioni del caso.
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