La vittoria di Sinner su Rune di ieri sera alle finals di Torino è ancora più importante e di rilievo rispetto a quella ottenuta a spese di Djokovic, per vari motivi.
In primo luogo, si è trattato della prova del 9: non di rado
si sono visti exploit notevoli di tennisti contro avversari quotatissimi,
seguiti, poi, da successive prestazioni non all’altezza.
Non era scontato che Sinner battesse anche Rune, col quale
per altro fino a ieri aveva sempre perso: potevano residuare troppe scorie
dalla vittoria col n. 1 del mondo.
Ancora, mentre la vittoria sul serbo potrebbe rivelarsi
episodica, quella col danese rappresenta un ulteriore passo in avanti: sia pechè
per la prima volta Sinner lo ha battuto, sia perché ha fatto rispettare la
propria migliore classifica e, anche, un certo – sia pur piccolo – divario di
esperienza a suo favore.
Ma, l’elemento maggiormente significativo è che ad aver battuto
Rune è stato un Sinner certamente molto più opaco di quello visto all’opera con
Djokovic. Anche in questo caso per una serie di ragioni: 1) la partita di 3 ore
col serbo ha lasciato il segno sui muscoli lombari, come è apparso evidente
dalla fine del secondo set; 2) Sinner era maggiormente teso e nervoso della
partita precedente, come egli stesso ha ammesso, forse perché consapevole di
trovarsi ad affrontare la comprova del salto di qualità; 3) la circostanza di
giocare a qualificazione acquisita mette, forse anche inconsapevolmente, a disagio:
vincere o perdere può essere interpretato dai controinteressati (Djokovic e
Rune) come una sorta di “tatticismo”.
Ciò che conta, comunque, è che Sinner abbia dimostrato una
qualità propria dei veri campioni: la capacità di saper resistere a qualche noia
fisica e anche psicologica, ma soprattutto di vincere anche in una giornata un
po’ storta, dal rendimento palesemente inferiore rispetto alle potenzialità.
Per tutta la partita con Rune, il servizio di Sinner non è
stato particolarmente efficace e, dal secondo set in avanti, gli spostamenti
meno esplosivi. A parte, poi, la risposta al servizio, ormai arma formidabile
del giovane italiano, i fondamentali da fondo sicuramente viaggiavano meno
forti e tesi rispetto a quanto visto con Djokovic.
D’altra parte, è materialmente impossibile mantenere sempre
in ogni partita lo stesso rendimento. E se Rune aveva già sconfitto Sinner 2
volte in precedenza, è chiaro che Sinner soffre abbastanza il danese. Non a
torto. Rune, infatti, ha un gioco agli antipodi di quello di Sinner: tanto quadrato
e accorto è quello dell’italiano, tanto imprevedibile e talora avventato è
quello del danese. Rune non dà ritmo e tra un set e l’altro cambia totalmente
atteggiamento ed assetto. E’ difficile stare dietro a tanta varietà, spesso per
altro molto confusionaria, talmente tanto da indurre in confusione chi gioca
contro il danese.
Sinner, infatti, nel secondo set è sembrato cadere nella
stessa trappola di qualche mese fa a Montecarlo con Rune. Ma, nel terzo,
nonostante la schiena dolorante, Sinner si è messo con molta pazienza a
ricostruire i propri schemi ed ha insidiato più volte i turni di servizio del
danese, mettendo in mostra moltissime risposte strepitose, tanto più che il
servizio di Rune è tra i migliori in circolazione.
Un altro esame, molto importante, è stato superato. E’ il
primo italiano ad approdare ad una semifinale delle finals. Non è certo roba da
poco.
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