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martedì 5 aprile 2022

Il lavoro agile misurato col bilancino al netto delle ferie. Un inno al formalismo

 La pretesa di garantire l’invarianza del rapporto tra giorni lavorativi in modalità ordinaria e in lavoro agile, in relazione alle ferie è priva di logica e foriera di una serie torrenziale di attività minute sulla gestione dei calendari lavorativi.

Non si ha piena cognizione, per chi muove tale pretesa, che la prevalenza del lavoro ordinario su quello agile (altra indicazione dirigista in chiave burocratica, figlia dell’assenza di capacità di misurare il lavoro in termini di compiti assegnati e svolti, invece che di ore timbrate) è solo una tendenza e si commisura ad una serie di variabili, quali la composizione delle settimane dei mesi, delle turnazioni scelte e delle ferie proposte.

Si pensi al seguente mese X:

Su 23 giorni lavorativi, senza le ferie immaginate nella seconda riga vi sarebbero 14 giornate in lavoro ordinario e 9 in smart working, in conseguenza di un calendario che preveda il lavoro ordinario nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì, e il lavoro agile nei giorni di martedì e giovedì.

Con le ferie i giorni ordinari passano a 12, i giorni in modalità agile a 7. Il rapporto tra le due modalità cambia: poichè nell’esempio si prevedono ferie ricadenti 2 giorni in lavoro ordinario e 2 in lavoro agile, in proporzione il lavoro ordinario aumenta.

Ma, basta che nello stesso mese X cambi la sequenza del lavoro agile e cambia tutto:



Con il lavoro ordinario dal lunedì al mercoledì e quello agile dal giovedì al venerdì, le stesse 4 giornate di ferie implicano una riduzione in proporzione del lavoro ordinario sul totale dei giorni lavorativi residui al netto delle ferie ed un aumento dell’incidenza del lavoro agile.

Ma, il lavoro ordinario in presenza resterebbe comunque prevalente, che è la cosa che davvero interessa, non certo il mantenimento (impossibile) della proporzione.

A ben vedere, la fruizione delle ferie può in teoria portare alla violazione del principio della prevalenza del lavoro ordinario solo se le giornate siano inserite sempre e solo nei turni di lavoro ordinario:



Ma, al di là della circostanza che comunque le ferie vanno concesse tenendo conto anche di fattori organizzativi e di principi complessivi, tali per cui l’ipotesi immediatamente sopra riportata può essere evitata disponendo le ferie in altro modo, comunque subentra un’altra variabile: il periodo da prendere in considerazione.

Più il periodo temporale nel quale assicurare la prevalenza (anche del 50%+1) del lavoro ordinario su quello agile è lungo, maggiori sono i margini di flessibilità. Su un periodo trimestrale o semestrale, la circostanza che in un certo mese i giorni agili su quelli ordinari siano equivalenti o prevalenti, tenendo conto delle ferie, può dimostrarsi irrilevante: alla fine, ricomponendo tutto, il lavoro ordinario resta comunque prevalente.

Bisogna essere, come rilevato sopra, anche consapevoli che la composizione delle settimane dei mesi incide sul rapporto tra lavoro ordinario o agile sulle giornate lavorative:


L’esempio qui immediatamente sopra torna ad un lavoro ordinario e agile alternato tra giorni pari e dispari della settimana e con gli stessi 4 giorni di ferie, come nel primo esempio: gli esiti del rapporto sono, come si nota, molto diversi tra un mese all'altro:

primo esempio:


ultimo esempio:


Basta un giorno lavorativo teorico in più o in meno tra un mese e l’altro e cambiano necessariamente i rapporti. Per non contare l’incidenza delle festività.

Ora, al di là di queste evidenze, la cosa da chiedersi davvero è: ma vale la pena tutto il lavoro certosino e di cesello che ciascun responsabile di ufficio dovrebbe fare per garantire col bilancino in un ristretto periodo temporale il principio della prevalenza?

Si immagina che il tempo venga trascorso solo a fare e disfare turni di lavoro ordinario ed agile, in funzione di ferie, permessi, altre assenze e festività? Col problema, per altro, di dover assicurare che il principio della prevalenza valga anche e, in uffici aperti al pubblico, soprattutto guardando alla prevalenza del personale nel suo complesso nella sede dell’ufficio.

Appare il caso di mettere da parte per sempre meccanismi appunto meccanici, aridi. Il funzionamento dell’organizzazione deve potersi orientare verso elementi di flessibilità ed orientamento al risultato, totalmente antitetici alla considerazione come “valore” o “utilità” di giochetti volti a garantire un freddo ed acritico rispetto di valori numerici, in nome di un principio, quello della prevalenza del “lavoro in presenza”, per altro solo formalistico.

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