La legislazione ogni anno dispone, proroga, estende, un "salva Comune". Ogni pochi mesi, enti locali male amministrati, incapaci di acquisire entrate e razionalizzare le spese, sono "salvati" dal dissesto, con norme straordinarie, commissioni, imposte straordinarie, dilazioni dei pagamenti.
I disavanzi sono la regola, la negoziazione con lo Stato per ottenere il ripiano immancabile.
Ricordiamo benissimo quando l'associazione nazionale dei comuni, l'Anci, sostenne a spada tratta la sciagurata riforme delle province, al grido della necessità di rivedere la spesa, razionalizzare semplificare.
E i comuni sono sempre i prima linea a chiedere deroghe per assunzioni (per ottenere stabilizzazioni ed evitare concorsi), per appalti (puntando ad estendere fino all'inverosimile gli affidamenti diretti), e mano libera per concessioni di contributi, assunzioni di dirigenti a contratto, perchè "bravi manager". Talmente bravi, che appunto poi il risultato sono il dissesto, il cappello in mano, l'espansione della spesa. Senza che mai nessuno sia chiamato a rispondere. E con l'ironia del racconto dei "bravi sindaci" che innovano e trascinano la buona amministrazione.
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