lunedì 14 luglio 2025

Sinner, leggenda dello sport italiano con forza mentale e tennistica inarrivabili

 La vittoria di Sinner a Wimbledon è un capitolo particolarissimo e gioiosissimo dello sport per l’Italia, Paese nel quale il tennis per tantissimo anni è stato elitario ed esclusivo, ed ora si presenta come una roccaforte di successi fino a pochi anni fa insperati.

Non si deve dimenticare che il campione altoatesino è la punta di un’ondata che, sin dal recentemente ritirato Fognini (e prima ancora, l’altro altoatesino Seppi), ha proposto e propone una quantità rilevantissima di tennisti capaci di molteplici vittorie e piazzamenti di rilevo negli slam: Cecchinato, Berrettini, Sonego, Musetti, Cobolli: e dietro altri campioni spingono.

Ma, torniamo a Sinner. Il trionfo a Wimbledon sembra la sceneggiatura perfetta di un film-epopea dello sport. In un mese, il tennista italiano passa dalla sconfitta-quasi vittoria bruciantissima di Parigi, al trionfo nel “tempio” del tennis, a Londra, quel trionfo che fa di ogni grande tennista il grandissimo (inutile negarlo: dei 4 slam, Wimbledon è il più prestigioso, per moltissime ragioni).

E si è trattato di una vittoria appunto da sceneggiatura da film, perché passata non solo da una sconfitta molto preoccupante nel torneo di preparazione a Wibledon, Halle, ma anche da un soffertissimo ottavo di finale, nel quale Sinner è stato condizionato da una caduta che ha causato un colpo al gomito, subendo per due set il largo dominio del bulgaro Dimitrov, il cui fisico (e la cui fortuna) non ha retto allo sforzo.

La sublimazione si è avuta con la “rivincita” contro il rivale ormai classico: quel Carlos Alcaraz che quasi un mese prima lo aveva superato al fotofinish a Parigi.

Tuttavia, è inutile parlare di “rivincita”, sebbene la vittoria del 13 luglio di Sinner a Wimbledon inevitabilmente ne presenti il forte e dolcissimo sapore: di “rivincite” questi due campioni pare proprio ne proporranno col tempo moltissime. Sono i due tennisti attualmente di gran lunga più forti: non sarà per nulla infrequente vederli affrontarsi nelle finali dei vari tornei ai quali parteciperanno. Nel frattempo, sono soltanto loro a spartirsi gli slam, a testimonianza della supremazia che hanno ottenuto e Sinner nel 2025 è a quota 2 e con Wimbledon tocca un tetto vertiginoso: 4 slam. Certo, si sono i numeri assurdi di Djokovic (24), pazzeschi di Nadal (22) e formidabili di Federer (20). Ma Sinner si mette dietro mostri sacri come Smith, Nastase, Kodes, Murray, Wawrinka, Kuerten.

Tra l’altro, Sinner aggiunge è vincitore su due superfici diverse: cemento ed erba. Gli resta quella terra sfiorata qualche giorno fa.

La “rivincita” a Wimbledon è giunta ed è stata durissima nei confronti del rivale spagnolo, che ha provato a vendere cara la pelle, ma stavolta il suo tennis è stato disinnescato dalla linea Maginot di Sinner.

Sul piano strettamente tecnico le ragioni della vittoria straordinaria di Sinner appaiono:

1.     il miglioramento deciso del rendimento del servizio, rispetto all’inizio del torneo e soprattutto a Parigi: Sinner ha modificato l’impugnatura della racchetta, chiudendola un po’ e provato ad alzare il lancio (non sempre riuscendoci); se le percentuali non sono salite di moltissimo, l’efficacia però è stata molto maggiore rispetto a Parigi. Sinner è riuscito a rendere l’erba complice di un rendimento molto buono del servizio, cosa che non era riuscita al Roland Garros;

2.     il dritto: ma, non quello di Sinner, bensì di Alcaraz. Sempre a causa dell’erba, molto diversa dalla terra, lo spagnolo non è riuscito pienamente a realizzare la fase di gioco dimostratasi la chiave a Parigi: il dritto fortissimo, molto carico con rimbalzo altissimo sul rovescio di Sinner, che gli consentiva di far perdere campo all’italiano e poi impostare uno scambio nel quale era lo spagnolo a comandare.
Sull’erba, questo schema ha funzionato meno, anzi quasi per nulla. In primo luogo, perché la superficie non consente di ottenere dalle rotazioni del dritto quei rimbalzi così alti. In secondo luogo, perché Sinner ha capito ed ha giocato molto più vicino alla riga di fondo campo, cercando moltissimo il rovescio di Alcaraz, dandogli poche occasioni di sparare il dritto;

3.     la risposta. E’ vero che Alcaraz ha risposto moltissime volte ed ha messo più di una volta a repentaglio i turni di servizi di Sinner. Ma, l’efficacia della risposta di Sinner è qualcosa di straordinario. Quando trova continuità nella risposta, sfodera vincenti diretti con quel colpo, o si mette nelle condizioni di rovesciare il teorico favore di chi è al servizio. Ieri ha prodotto una quantità formidabile di risposte vincenti;

4.     la velocità degli scambi. E’ il marchio di fabbrica di Sinner, col quale ha chiuso ogni possibilità a Shelton prima e Djokovic poi. L’erba anche in questo caso è stata complice, sia nel permettere a Sinner di mettere a frutto la gragnuola di colpi da fondocampo che crea una barriera contro la quale è difficilissimo trovare rimedi (Alcaraz, ad esempio, ha potuto fare molte meno smorzate del solito e ne ha sbagliate parecchie); sia nell’impedire allo spagnolo quei recuperi e quei contro attacchi favoriti dalle condizioni più lente della terra battuta. Sinner ha la caratteristica di assestarsi durante la partita (talvolta sin dal primo gioco) su un livello di velocità, anticipo e pesantezza, che poi non abbandona più. Per quanto Alcaraz sia capace di tirare forte quanto Sinner, non riesce a reggere così a lungo: trova picchi incredibili, ma la continuità di Sinner è soffocante;

5.     la solidità mentale. Il primo set è stata la sintesi in piccolo della partita di Parigi, con Sinner andato in vantaggio e anche autorevolmente, poi fattosi rimontare da un Alcaraz capace negli ultimi 4 games di vertici di gioco inauditi, mentre la prima palla dell’italiano era sparita. Stavolta, però, tutto si è fermato lì. Sin dal primo game del secondo set la musica è cambiata. Sinner ha brekkato subito lo spagnolo e non ha più concesso il modo di rimontare. Nel terzo ed anche nel quarto Alcaraz ha avuto alcune chance, ma anche per merito di giocate coraggiosissime (un ace di seconda di servizio nel terzo set è stato il colpo che ha probabilmente tarlato la resistenza mentale di Alcaraz). Sinner ha fatto tesoro della partita di Parigi e quel primo della partita di Wimbledon invece di abbatterlo, lo ha reso ancora più solido e determinato.

In conclusione si può affermare che nonostante Alcaraz abbia vinto più scontri diretti, i due sono sullo stesso – altissimo – livello. Se entrambi si trovano, al momento della sfida, al 100%, Alcaraz può trovare un’alleata nella terra battuta e in quelle superfici di cemento che permettono di trovare rimbalzi altissimi col dritto arrotato e recuperi per il contro attacco; Sinner trae profitto dalle superfici più veloci, ove il suo servizio (ancora migliorabile) è più efficace e il pressing da fondo campo diviene insostenibile per tutti: l’erba, i tappeti indoor e il cemento dell’Australia hanno attualmente queste caratteristiche.

sabato 21 giugno 2025

Non è solo Alacarazite

Jiannik Sinner ha sviluppato la "Alcarazite", come un tempo Federer la "Nadalite"? E' probabile: 5 incontri consecutivi risolti in favore dello spagnolo certo vogliono dire qualcosa.

C'è, però, da dire che mentre molte sconfitte dello svizzero contro il grandissimo spagnolo furono nette ed indiscutibili, sin qui la gran parte delle partite nelle quali Sinner ha dovuto cedere il passo ad Alcaraz sono state, invece, molto equilibrate. Basti pensare che ben due volte Sinner ha avuto match point (negli Us Open e al Roland Garros), e ricordare la finale tiratissima a Pechino del 2024.

Spesso i confronti tra Sinner ed Alcaraz si compongono di set che finiscono al tie break. Ed è qui che lo spagnolo riesce quasi sempre ad allungare, toccando vertici di rendimento stratosferici.

I segnali dell'Alcarazite sono, probabilmente, proprio due partite vinte dallo spagnolo con match point contro e la tendenza a prevalere nei tie break.

Tuttavia, l'altro verso della medaglia di questi elementi evidenzia che tra i due sostanzialmente non c'è un divario tecnico: si tratta di dettagli.

Forse, Sinner, che appare glaciale e ragionatore, è più emotivo di quanto non dia a vedere. E nei momenti cruciali con lo Spagnolo non riesce ancora del tutto a controllare gli impeti di emozione che pur avvolgono ogni sportivo, quando si avvicina al traguardo. 

In ogni caso, non si può ridurre tutto all'Alcarazite o pensare che il mondo sportivo di Sinner si sia fermato alla finale del Roland Garros del 2025, nonostante si sia trattato di una brutta botta.

A ben vedere, nelle ultime partite giocate da Sinner si sono sviluppati problemi tecnici evidenti, sui quali non si sta riflettendo abbastanza.

Questi problemi sono: il servizio soprattutto e lo spostamento a destra verso il dritto con minore portata ma analoga chiarezza.


La percentuale di prime di servizio di Sinner contro Bublik a Parigi è stata del 58%: non certamente alta, anzi piuttosto bassa. Quel giorno, fu sufficiente a domare il kazako, grazie alla superficie, la terra, che nel ridimensiona talento ed efficacia dei colpi.


Ancora peggiore è stata la percentuale di prime di Sinner nella semifinale con Djokovic: il 51% appena. Le caratteristiche di gioco del serbo, che soffre la potenza della pressione da fondo campo di Sinner, hanno permesso al campione italiano di non risentire troppo di una prima di servizio insufficiente, poichè poteva puntare sugli scambi da fondo come arma vincente, anche sul proprio servizio.


E andiamo alla finale: terza partita consecutiva con percentuali di prime di servizio largamente insufficienti: 54%.
Si deve osservare che anche le percentuali di Alcaraz, 58%, non sono eccezionali, vero. Infatti, nel corso dei 5 set i break ed i controbreak sono stati, non a caso, moltissimi.
Però, Alcaraz ha un tipo di gioco che dà fastidio a Sinner:  per l'inventiva, la potenza, la capacità di reggere da fondo anche sulla diagonale di rovescio, la freschezza atletica, la difesa estrema efficacissima, la capacità di limitare al minimo gli errori nei momenti cruciali e, soprattutto, la risposta.
Se Sinner ha dimostrato di possedere, in questi ultimi tempi, forse la migliore risposta (con Djokovic), Alcaraz dal canto suo ha una risposta costante e, nei momenti delicati, efficacissima.
Quindi, il 54% di prime, con un giocatore come lo spagnolo che non soffre più di tanto il gioco di ritmo e pressione vertiginosa col quale Sinner soffoca gli altri, si rivela un punto debole. Del quale Alcaraz ha saputo approfittare.
Quando? Non nei famosi tre match point, che Sinner ha avuto sul servizio dello Spagnolo, bensì nel game successivo, quando sul 5-4 del quarto set Sinner ha servito per il match. E lì ha subìto il break a 15. Alcaraz ha concentrato in quel game tutta la potenza di fuoco della propria risposta, approfittando del servizio incerto di Sinner.


Anche con Rublev Sinner non aveva ottenuto moltissimo dalla prima: la percentuale è stata sempre bassina, il 62%, ma sufficiente per il gioco a specchio, meno ricco e potente, del russo.


E con Bublik ad Halle? 63%. Meglio, certo, dei rendimenti visti sopra. Tuttavia, contro un giocatore in giornata di grazia e, soprattutto, sull'erba, poche prime di servizio espongono a turni di servizio laboriosi, spesso ai vantaggi, con troppe palle break da difendere. Infatti, così è stato.

L'altro elemento tecnico delicato, che si è visto subito a Roma, è lo spostamento a destra verso il dritto. Dopo tre mesi di stop agonistico, si tratta di una ruggine da mettere nel conto.

Nel corso del torneo di Roma e in particolare, poi, a Parigi, questo aspetto è andato quasi in secondo piano, ma non è mai stato risolto del tutto. Alcaraz, in finale, ha raccolto moltissimo proprio dai lungolinea sul rovescio di Sinner, seguiti da incrociati verso il dritto dell'altoatesino, che spessissimo ha pagato dazio.

Ed è capitato anche ad Halle, con Bublik. Sull'erba tedesca i problemi degli spostamenti laterali verso il dritto (ma anche verso il rovescio) sono sembrati tornare esattamente quelli di Roma.

C'è sicuramente anche la spiegazione delle esigenze imposte dalla superficie: sull'erba si corre diversamente, con passi più corti e veloci e col baricentro più basso, sicchè adattarsi subito non è facile. Specie per chi arriva da un Roland Garros comunque positivo, essendo giunto fino in finale, e molto stressante.

Rispetto a Wimbledon e al resto della stagione, c'è da capire, allora se per Sinner la finale del Roland Garros è uno tra i tanti altri episodi che capiteranno di certo (è impensabile vincere sempre) e, in particolare, con Alcaraz. O se, invece, non si tratta di un episodio, ma di un problema tecnico più serio, che, se non risolto, rischia di causare un'involuzione del gioco.

Ogni problema tecnico, comunque, è superabile. Basti ricordare i miglioramenti visibilissimi di Nadal nel servizio e nel rovescio e di Djokovic, nel dritto e nel servizio, ottenuti negli anni.

C'è solo da comprendere quanto la sfiducia possa giocare un ruolo. Ad Halle il linguaggio del corpo, ha mostrato un Sinner molto sfiduciato. Vedremo.





venerdì 10 gennaio 2025

Basta con le ordinanze sindacali da vaudeville: problemi veri e gravi come la sanità in Calabria vanno affrontati con metodi seri

 

La salute è una cosa seria, come lo è l’assistenza sanitaria. La regione Calabria ha la sanità commissariata da 3 lustri e, quindi, in quella regione, il diritto alle cure ospedaliere e mediche è seriamente compromesso e di difficile esigibilità.

Tuttavia, non pare che possa essere il vaudeville lo strumento per porre e soprattutto risolvere la questione in modo corretto.

Ci si riferisce all’ordinanza del sindaco di Belcastro, che ordina



Di certo, il sindaco del comune ha ottenuto l’attenzione mediatica cui aspirava:


I sindaci, ma in ogni caso chi ha cariche amministrative e politiche nell’ambito dei partiti, hanno però modi corretti e ben diversi per affrontare i problemi. Per esempio, indirizzando l’elettorato a non sostenere forze politiche e loro esponenti che abbiano causato le disfunzioni causa, ora, della situazione di allarme a Belcastro.

Questioni di politica ed amministrazione si risolvono attraverso la politica e l’amministrazione. L’utilizzo delle ordinanze sindacali senza senso, in assenza totale di potere, provocatorie e risibili è stato visti e rivisto nel corso della micidiale pandemia Covid.

L’abuso di questi provvedimenti, a fini provocatori e mediatici, francamente ha stancato e non aiuta per nessuna causa, anche la più nobile, trasformare una cosa seria, la gestione della cosa pubblica, in una commedia dell’assurdo.

sabato 14 settembre 2024

STATALI IN PENSIONE A 70 ANNI?/ Una scelta che rischia di diventare necessità

STATALI IN PENSIONE A 70 ANNI?/ Una scelta che rischia di diventare necessità

domenica 8 settembre 2024

Gli incarichi negli uffici di diretta collaborazione di Ministri e qualsiasi organo di governo sono un fatto totalmente pubblico, mai "privato"

 La circostanza che si dibatta se le vicende relative al Ministro della cultura e della consigliera con l’incarico fantasma siano o meno una questione privata evidenzia di per sé quanto grave sia la situazione generale della normativa e della concreta attuazione relativa agli incarichi negli uffici “di staff” degli organi di governo.