La vittoria di Sinner a Wimbledon è un capitolo particolarissimo e gioiosissimo dello sport per l’Italia, Paese nel quale il tennis per tantissimo anni è stato elitario ed esclusivo, ed ora si presenta come una roccaforte di successi fino a pochi anni fa insperati.
Non si deve dimenticare che il campione altoatesino è la
punta di un’ondata che, sin dal recentemente ritirato Fognini (e prima ancora,
l’altro altoatesino Seppi), ha proposto e propone una quantità rilevantissima
di tennisti capaci di molteplici vittorie e piazzamenti di rilevo negli slam:
Cecchinato, Berrettini, Sonego, Musetti, Cobolli: e dietro altri campioni spingono.
Ma, torniamo a Sinner. Il trionfo a Wimbledon sembra la sceneggiatura
perfetta di un film-epopea dello sport. In un mese, il tennista italiano passa
dalla sconfitta-quasi vittoria bruciantissima di Parigi, al trionfo nel “tempio”
del tennis, a Londra, quel trionfo che fa di ogni grande tennista il
grandissimo (inutile negarlo: dei 4 slam, Wimbledon è il più prestigioso, per
moltissime ragioni).
E si è trattato di una vittoria appunto da sceneggiatura da
film, perché passata non solo da una sconfitta molto preoccupante nel torneo di
preparazione a Wibledon, Halle, ma anche da un soffertissimo ottavo di finale,
nel quale Sinner è stato condizionato da una caduta che ha causato un colpo al gomito,
subendo per due set il largo dominio del bulgaro Dimitrov, il cui fisico (e la
cui fortuna) non ha retto allo sforzo.
La sublimazione si è avuta con la “rivincita” contro il
rivale ormai classico: quel Carlos Alcaraz che quasi un mese prima lo aveva
superato al fotofinish a Parigi.
Tuttavia, è inutile parlare di “rivincita”, sebbene la
vittoria del 13 luglio di Sinner a Wimbledon inevitabilmente ne presenti il
forte e dolcissimo sapore: di “rivincite” questi due campioni pare proprio ne
proporranno col tempo moltissime. Sono i due tennisti attualmente di gran lunga
più forti: non sarà per nulla infrequente vederli affrontarsi nelle finali dei
vari tornei ai quali parteciperanno. Nel frattempo, sono soltanto loro a
spartirsi gli slam, a testimonianza della supremazia che hanno ottenuto e
Sinner nel 2025 è a quota 2 e con Wimbledon tocca un tetto vertiginoso: 4 slam.
Certo, si sono i numeri assurdi di Djokovic (24), pazzeschi di Nadal (22) e formidabili
di Federer (20). Ma Sinner si mette dietro mostri sacri come Smith, Nastase,
Kodes, Murray, Wawrinka, Kuerten.
Tra l’altro, Sinner aggiunge è vincitore su due superfici diverse:
cemento ed erba. Gli resta quella terra sfiorata qualche giorno fa.
La “rivincita” a Wimbledon è giunta ed è stata durissima nei
confronti del rivale spagnolo, che ha provato a vendere cara la pelle, ma stavolta
il suo tennis è stato disinnescato dalla linea Maginot di Sinner.
Sul piano strettamente tecnico le ragioni della vittoria
straordinaria di Sinner appaiono:
1. il
miglioramento deciso del rendimento del servizio, rispetto all’inizio del
torneo e soprattutto a Parigi: Sinner ha modificato l’impugnatura della racchetta,
chiudendola un po’ e provato ad alzare il lancio (non sempre riuscendoci); se
le percentuali non sono salite di moltissimo, l’efficacia però è stata molto
maggiore rispetto a Parigi. Sinner è riuscito a rendere l’erba complice di un
rendimento molto buono del servizio, cosa che non era riuscita al Roland Garros;
2. il
dritto: ma, non quello di Sinner, bensì di Alcaraz. Sempre a causa dell’erba,
molto diversa dalla terra, lo spagnolo non è riuscito pienamente a realizzare
la fase di gioco dimostratasi la chiave a Parigi: il dritto fortissimo, molto
carico con rimbalzo altissimo sul rovescio di Sinner, che gli consentiva di far
perdere campo all’italiano e poi impostare uno scambio nel quale era lo spagnolo
a comandare.
Sull’erba, questo schema ha funzionato meno, anzi quasi per nulla. In primo
luogo, perché la superficie non consente di ottenere dalle rotazioni del dritto
quei rimbalzi così alti. In secondo luogo, perché Sinner ha capito ed ha
giocato molto più vicino alla riga di fondo campo, cercando moltissimo il
rovescio di Alcaraz, dandogli poche occasioni di sparare il dritto;
3. la
risposta. E’ vero che Alcaraz ha risposto moltissime volte ed ha messo più di
una volta a repentaglio i turni di servizi di Sinner. Ma, l’efficacia della
risposta di Sinner è qualcosa di straordinario. Quando trova continuità nella
risposta, sfodera vincenti diretti con quel colpo, o si mette nelle condizioni
di rovesciare il teorico favore di chi è al servizio. Ieri ha prodotto una
quantità formidabile di risposte vincenti;
4. la
velocità degli scambi. E’ il marchio di fabbrica di Sinner, col quale ha chiuso
ogni possibilità a Shelton prima e Djokovic poi. L’erba anche in questo caso è
stata complice, sia nel permettere a Sinner di mettere a frutto la gragnuola di
colpi da fondocampo che crea una barriera contro la quale è difficilissimo trovare
rimedi (Alcaraz, ad esempio, ha potuto fare molte meno smorzate del solito e ne
ha sbagliate parecchie); sia nell’impedire allo spagnolo quei recuperi e quei
contro attacchi favoriti dalle condizioni più lente della terra battuta. Sinner
ha la caratteristica di assestarsi durante la partita (talvolta sin dal primo
gioco) su un livello di velocità, anticipo e pesantezza, che poi non abbandona
più. Per quanto Alcaraz sia capace di tirare forte quanto Sinner, non riesce a
reggere così a lungo: trova picchi incredibili, ma la continuità di Sinner è
soffocante;
5. la
solidità mentale. Il primo set è stata la sintesi in piccolo della partita di
Parigi, con Sinner andato in vantaggio e anche autorevolmente, poi fattosi
rimontare da un Alcaraz capace negli ultimi 4 games di vertici di gioco
inauditi, mentre la prima palla dell’italiano era sparita. Stavolta, però,
tutto si è fermato lì. Sin dal primo game del secondo set la musica è cambiata.
Sinner ha brekkato subito lo spagnolo e non ha più concesso il modo di rimontare.
Nel terzo ed anche nel quarto Alcaraz ha avuto alcune chance, ma anche per
merito di giocate coraggiosissime (un ace di seconda di servizio nel terzo set
è stato il colpo che ha probabilmente tarlato la resistenza mentale di
Alcaraz). Sinner ha fatto tesoro della partita di Parigi e quel primo della
partita di Wimbledon invece di abbatterlo, lo ha reso ancora più solido e
determinato.
In conclusione si può affermare che nonostante Alcaraz abbia
vinto più scontri diretti, i due sono sullo stesso – altissimo – livello. Se
entrambi si trovano, al momento della sfida, al 100%, Alcaraz può trovare un’alleata
nella terra battuta e in quelle superfici di cemento che permettono di trovare
rimbalzi altissimi col dritto arrotato e recuperi per il contro attacco; Sinner
trae profitto dalle superfici più veloci, ove il suo servizio (ancora migliorabile)
è più efficace e il pressing da fondo campo diviene insostenibile per tutti: l’erba,
i tappeti indoor e il cemento dell’Australia hanno attualmente queste
caratteristiche.