lunedì 15 luglio 2024

Europei: i grandi meriti della Spagna, la crisi terribile dell'Italia

 L'immagine della Spagna che vince per la quarta volta l'Europeo di football è certo, quella imberbe dei giovani Yamal e Williams, ma, se si consente, ancor più quella di Jesus Navas.


L'esterno trentasettenne è l'ultimo reduce della stagione di maggior fulgore delle furie rosse, quella tra il 2008 e il 2012, quando infilarono la tripletta Europeo-Mondiale-Europeo alla guida di Del Bosque, sapiente adattatore in Nazionale di alcuni dettami di Pep Guardiola.

Dal 2008 al 2024 sono passati 16 anni: ma la Spagna è ancora lì, con ancora Jesus Navas a fare da protagonista, ad alzare un trofeo prestigiosissimo, a ricompensa del calcio migliore giocato sul campo.

Il "tiki-taka" è passato di moda, il "falso nueve" non più utilizzato nemmeno da Guardiola, ma la Spagna ha conservato molto dei fasti del passato: straordinaria proprietà di palleggio, qualità tecniche notevoli, velocità di pensiero e di fraseggio, capacità di cambiare fronte, utilizzo degli spazi, aggiungendo il ritorno alle antiche "ali", appunto i due giovanissimi Yamal e Williams.

Ha vinto perchè ha praticato il calcio migliore, che è risultato tanto più scintillante in un Europeo francamente di basso, talora bassissimo livello. Sarà stata la scarsa condizione di molti atleti, ma per lo più si è visto un calcio bloccato sulle tre quarti, con 10 ad attaccare ed 11 a difendere sulla stessa linea, come fosse rugby, con pochissimi passaggi filtranti, meno ancora lanci, rare incursioni ad aggirare le difese. Pochi gol e poco spettacolo.

E la spagna ha vinto contro l'Inghilterra perchè i bianchi, pur disponendo di potenzialità individuali di altissimo livello, si sono adeguati al livello mediocre visto in generale, sostanzialmente limitandosi ad un catenaccio in chiave moderna e segnando solo quando, mossi dal tentativo di rimontare, hanno accelerato un po' il ritmo (confermando che la Spagna ha, eccome, il punto debole nell'organizzazione difensiva, ma nessuno ha saputo farne tesoro).

Cosa insegna questo Europeo e la vittoria della Spagna all'Italia? Nulla, diremmo. Il calcio italiano si è fermato nel 2000, il giorno della finale dell'Europeo perso col golden gol della Francia.

Basta andare a guardare le formazioni dei tornei successivi. Nel 2006 la meritata, ma inaspettata e per molti versi fortunosa, vittoria è stata ottenuta da una compagine ancora per molti versi basata su quella di 6 anni prima, ma già con vistosi indebolimenti, che, fortunatamente, quell'estate invece giocarono alla grande: ma, giocatori come Grosso, Materazzi, lo stesso Toni erano una scommessa e hanno brillato per poco tempo.

Poi, l'Italia è tornata in una finale nell'Europeo nel 2012, proprio contro la Spagna, che ci liquidò con un 4 a 0 senza appello. Il livello medio dell'Italia, con ancora qualche reduce del 2000, si era ulteriormente abbassato, per poi calare repentinamente nelle successive edizioni, sia del Mondiale (nel quale non riusciamo a qualificarci da due edizioni e comunque a superare il primo turno proprio dal 2006), sia all'Europeo (ricordiamo la squadra con Zaza come attaccante?).

Quello del 2021 è un episodio davvero fortunoso, condizionato da mille congiunzioni astrali e anche dall'epidemia di Covid ancora in corso: il livello generale era ulteriormente sceso e nel 2024 ha toccato il fondo.

Perchè non abbiamo imparato niente? Perchè nel 2008 a fermare l'Italia ai quarti dell'Europeo fu la Spagna. Perchè nel 2012 perdemmo in modo umiliante con la Spagna. Perchè nel 2021 vincemmo ai rigori contro la Spagna una partita dominata dagli iberici. Perchè nel 2024 la Spagna, pur battendoci solo per 1-0 con autogol, comunque ci ha cancellati.

Nel 2000 nessuno si accorse che i club non producevano più talenti e campioni. Per alcuni anni quelli esplosi negli anni '90 hanno continuato a tirare la carretta. Chiuse le loro carriere, i ricambi sono venuti a mancare e il gioco è regredito in maniera incredibile. Nessuno che sappia stoppare, inventare, tirare da lontano, lanciare lungo, soprattutto dribblare. Ormai il calcio italiano è poco più di una pura prestazione atletica di corsa.

La Spagna, invece, ha continuato ad allevare giovani ed evolvere gioco e tattica. E non si fa scrupolo di lanciare giovanissimi come Yamal, ma di confermare anche veterani come Navas, se funzionali alla precisa idea di gioco, che dura da decenni.

La Spagna dimostra quella continuità di "scuola" ed investimento sportivo, che, nel calcio, l'Italia ha dimenticato.

Magari è meglio così. Magari daremo finalmente maggiore attenzione ad altre discipline, nelle quali lo sport italiano si è rilanciato, nuoto ed atletica leggera in primis. L'Italia si è anche scoperta, improvvisamente, culla di tennisti. Però, anche in questo caso, almeno per ora, la Spagna continua a guardarci dall'alto.

Alcaraz, la seconda vittoria a Wimbledon conferma il suo ruolo tra i grandissimi

 Quante finali di slam ha perso in tre set secchi Djokovic? In gioventù uno contro Federer. Più di recente, a Parigi, ovviamente da Nadal.

Questo solo dato fa capire quanto rilevante sia la seconda vittoria di Alcaraz a Wimbledon, di nuovo contro il serbo, quanto superiore sia stato, al di là del turno di servizio suicida sul 5-4 del terzo set.
Da una parte, Alcaraz ha vinto dando l'impressione di essere una categoria superiore, senza nemmeno mai dover toccare i suoi vertiginosi picchi, pur mostrando, come sempre, una potenza, una varietà, un talento strepitosi.
Dall'altra Djokovic sembrava proprio dimesso, ma molto ha contribuito la prestazione dello spagnolo.
Sarà questo il vero passaggio di consegne? Alcaraz è solo il quarto tennista tennista a soli 21 anni a detenere 4 titoli Slam, uno dei pochissimi (6 nell'era open) ad aver fatto la doppietta Parigi-Wimbledon nello stesso anno.
Ha dato la dimostrazione di essere, ormai, superiore a Djokovic. Non è detto che il serbo, reduce, è da ricordare, da un'operazione al menisco di soli 35 giorni fa, non possa rialzare di nuovo la testa.
Ma, se prima partiva favorito contro Alcaraz, come lo scorso anno, quando perse a sorpresa, adesso è lo spagnolo a tenere il timone, non ci sono dubbi.
Non ha nessun punto debole, se non ancora un minimo di confusione, come appunto nel game del 5-4 del terzo set. Sta divenendo, invece, sempre più concreto, restando aggressivo, vario, potente, imprevedibile.
Un'impressione di superiorità spaventosa, che va al di là della posizione nella classifica.
Sinner, certo, ha battuto Alcaraz più volte ed ancora lo batterà, ma lo spagnolo dimostra di arrivare agli appuntamenti prestigiosi veramente carichissimo. Difficile che si possa ripetere il passaggio a vuoto dell'ultimo semestre dell'anno, come avvenuto nel 2023.
Il 2024 conferma che Alcaraz è realmente il tennista che ha preso il testimone idealmente dai formidabili 3, con Federer ormai fuori, Nadal quasi, Djokovic in gioco ma domato come pochissime altre volte nella sua carriera.
Alcaraz molto probabilmente vincerà una quantità molto alta di slam. Quanti? Impossibile predirlo, anche perchè non sappiamo se Sinner crescerà ancora, se lo stesso serbo non produca un ulteriore colpo di coda, se altri giovani esploderanno tra breve. Ma saranno tanti.
Intanto, la sua vittoria schiacciante a Wimbledon è una dimostrazione di forza formidabile.

domenica 14 luglio 2024

Le meraviglie e l'efficienza della PA dopo l'abolizione del reato di #abusodiufficio

 Abolito il reato di abuso d’ufficio, finalmente si notano i primi benefici effetti. Il sindaco del comune di Vattelappesca ha potuto firmare in una conferenza stampa aperta a tutti il suo primo atto senza “paura della firma”, con decisione ed efficienza.

“Era da anni che quel gestore del bar in piazza mi stava sulle scatole, perché fratello del mio maggiore avversario ad ogni elezione. Cercavo da sempre di impedirgli l’occupazione di suolo pubblico a scopi legittimamente ritorsivi, ma nessun funzionario comunale aveva mai proceduto. Mi dicevano, ‘sa, sindaco, c’è l’abuso d’ufficio…’. E insomma, nessuno che avesse il coraggio di adottare il provvedimento che, oggi, finalmente, ho disposto io, grazie alla riforma”.

L’associazione dei comuni della Val di Crasvaleggimo è soddisfattissima ed ha deciso di avviare un corso di formazione sull’adozione di atti formalmente legittimissimi, ma posti a procurare intenzionalmente a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale, oppure ad arrecare ad altri un danno ingiusto.

Il presidente dell’associazione è raggiante. “Abbiamo sempre selezionato i funzionari più disponibili ad adottare atti anche illegittimi e di prevaricazione, se comunque volti ad attuare il programma politico. Alcuni, con coraggio ed abnegazione, lo hanno sempre fatto, pur in presenza del reato e, giustamente, hanno fatto carriera. Molti altri, attanagliati dalla “paura della firma” non hanno confermato le buone intenzioni. Un corso di formazione, quindi, che li rieduchi all’approvazione di provvedimenti ineccepibili nella forma, ma che al contempo accontentino gli amministratori quando danno l’indicazione di favorire alcuni e danneggiare altri”.

La signora Bravaldella del Brigelmo è soddisfattissima: “pensi, ho ricevuto, finalmente, il primo provvedimento che mi danneggia gravemente: ho partecipato ad una selezione per un incarico professionale, ma poiché mi sono candidata 10 anni fa in un comune diverso con una lista non gradita all’attuale amministrazione, non mi hanno selezionata e al mio posto hanno preso una persona senza alcuna esperienza e senza nemmeno il titolo di studio, però con la tessera di partito ancora nuova fiammante! E tutto, mi creda, con straordinaria efficienza: hanno adottato il provvedimento in soli 2 giorni, così non ho dovuto aspettare molto ad ottenere la giusta prevaricazione delle mie posizioni”.

Infine, Rattobaldo dei Grinfegli è al settimo cielo: “Ho presentato diverse istanze riguardanti miei beni immobili, tutte lesive della posizione del mio vicino. Ma, io ho le prove di aver votato l’amministrazione in carica: era mai possibile che non mi si tutelasse. Proprio ieri, finalmente, il sindaco ha revocato l’incarico all’ingegnere, che attanagliato dalla paura della firma, non accoglieva le mie istanze e il nuovo incaricato ha approvato le mie istanze, che danneggiano il mio vicino. Giustizia è fatta”.

giovedì 11 luglio 2024

Abolito il reato di abuso d'ufficio, resta ora la classica domanda: a chi giova?

 

L’abuso d’ufficio è stato “finalmente” abolito. E’ lecito attendersi che ciò cambierà in meglio qualcosa nella pubblica amministrazione?

Solo chi possa davvero pensare che i problemi della PA siano legati alla fantomatica “paura della firma” può davvero ritenere utile l’abolizione di questo reato.

Se la “paura della firma” davvero esista, a scatenarla sono ulteriori e ben altri spauracchi: la responsabilità erariale e i molti altri reati contro la pubblica amministrazione, che, eliminato l’abuso d’ufficio, saranno presi in considerazione in maniera più ampia e pervasiva dai PM.

A ben vedere l’abolizione del reato di abuso d’ufficio risulta di nessun interesse per chi di firmare qualsiasi cosa, anche appunto comportante il compimento di reati, non ha mai avuto nessuna paura, anche sapendo che in tal modo spesso si traccia la strada per la carriera.

Chi, invece, sia condizionato dalla “paura della firma”, come detto prima, di ragioni per non ritenersi comunque tranquillizzato ne continua ad avere moltissime.

Il giovamento vero, dunque, è soprattutto per chi fa da “spingitore” delle firme altrui, potendo contare di far passare i timorati della firma alla condizione di aver paura non di firmare, bensì di non firmare, pena carriera stroncata e altre conseguenze.

Seguiamo il filo rosso, immaginando un funzionario di uno tra le migliaia di comuni italiani, chiamato a dirigere una struttura amministrativa dell’ente.

Si deve sapere che le riforme degli anni ’90 hanno sapientemente introdotto uno spoil system talvolta conclamato e aperto, come quello per i segretari comunali, talaltra sotto traccia. E’, appunti, il caso dei funzionari chiamati alla direzione di strutture locali, oggi destinatari di incarichi di Elevata Qualificazione, un tempo di Posizione Organizzativa.

Tali incarichi sono attribuiti a tempo determinato e, quindi, gratificanti (fino a un certo punto: la retribuzione connessa non è certo principesca), ma precari.

Adesso guardiamo ad alcune competenze che la normativa accolla a questi funzionari: per esempio, assumere, attribuire incarichi di consulenza, assegnare appalti.

Il codice dei contratti pubblici, recentemente riformato dal d.lgs 36/2023, ha introdotto – molto inopportunamente data la genericità della scrittura della norma – il principio del “risultato”: più che alla forma, sembrerebbe, occorre badare alla sostanza. E lo stesso codice regola anche il principio della “fiducia” nell’efficienza e probità dei funzionari. Tale è la fiducia che la norma riconosce ai funzionari, che in pratica obbliga le amministrazioni a stipulare polizze assicurative dei rischi del personale…

Chiudiamo la stesura del filo rosso evidenziando quel che quotidianamente avviene nelle amministrazioni locali di ogni parte d’Italia: il “risultato” è da molti amministratori inteso come attribuire l’incarico a quella specifica persona, far vincere il concorso a quel preciso candidato, assegnare il contributo a quella identificata associazione, dare l’appalto a quel particolare imprenditore, uno perché amico o amico di amici, l’altro perché parente del segretario provinciale del partito, l’altro ancora perché è amministratore delegato di quell’influente azienda pubblica partecipata, l’altro perché indicato dal partito di maggioranza.

Da sempre nelle amministrazioni si incontra l’estrema difficoltà ad applicare le regole costituzionali del buon andamento e dell’imparzialità resistendo alle pressioni, per lasciar capire che l’interesse pubblico non coincide con quello privato a trasformare in privilegi decisioni che debbono perseguire l’interesse di tutti, indirizzandole, quindi, non agli “amici” ma a chi risulti meritevole in applicazione di regole tecniche ed oggettive, anche discrezionali.

Ma, se il tuo incarico è precario; se chi te lo ha assegnato ritiene che il “risultato” al quale devi giungere è quell’appalto per quel preciso imprenditore; se ti hanno allo scopo coperto con un’assicurazione contro i rischi; se ti sottolineano che la “firma” sull’incarico non costituisce reato di abuso di ufficio; se ti evidenziano che la tua perplessità ad adottare un atto che comunque appaia non tecnicamente corretto e tale da ledere la posizione di terzi oltre che l’interesse pubblico si sostanzi, visto che non è nemmeno reato, in un boicottaggio, una inefficienza, una paurosità e ti sventolino la revoca dell’incarico o azioni disciplinari o altri metodi simili. Se tutto questo avviene, come affermato, dalla “paura della firma”, che può avere solo chi sia cosciente che la firma si apponga ad un atto non proprio legittimo e corretto, si trasformerà nella paura di non firmare, per non incorrere in conseguenze su carriera e stipendio.

Il tutto, grazie all’eliminazione dell’abuso d’ufficio. Per altro, un reato che su circa 5.000 azioni penali attivate porta a poche centinaia di condanne e a moltissime archiviazioni.

Strano che questo dato statistico sia utilizzato da molti per dimostrare l’opportunità dell’abolizione del reato. Sono quelli stessi, o gran parte di essi, che invocano la riforma della magistratura e la separazione delle carriere, per evitare che il magistrato giudicante sia condizionato dal PM e si appiattisca sull’azione di questo, anche per assecondare la celebrità mediatica. Ma, proprio le statistiche sul reato di abuso di ufficio dimostrano che Gip, Gup e giudici siano ben capaci di autonomia di giudizio e indipendenza e alterità rispetto ai PM, insomma che non esiste, fortunatamente, alcuna tirannia del PM e che l’attivazione di un’indagine non comporta alcuna automatica condanna.

Il tutto non porta che verso una sola direzione: il reato è stato abolito per rendere più facile la vita a chi del reato stesso, quando era previsto, se ne interessava, e renderla più difficile a chi cerca di perseguire interesse pubblico, imparzialità ed efficienza, a prescindere delle sanzioni penali, che generalmente scattano proprio quando si adottino decisioni in spregio dell’interesse pubblico, dell’imparzialità e dell’efficienza.

martedì 7 maggio 2024

Rotazione inevitabile se si utilizza l'affidamento diretto - Le Autonomie

Rotazione inevitabile se si utilizza l'affidamento diretto - Le Autonomie: Nell’articolo su NT+ dello scorso 24 aprile 2024 “Procedure negoziate, l’avviso aperto a tutti «salva» dalla rotazione”, Stefano Usai evidenzia condivisibilmente come sia impossibile non applicare la rotazione nel caso di affidamenti diretti. Lo spunto è dato dalla sentenza del [...]