SPENDING REVIEW -
Il Consiglio dei Ministri ha esaminato il rapporto sulla
spending review “elementi per una revisione della spesa pubblica”, illustrato
dal Ministro per i Rapporti con il Parlamento e il Programma di governo, Piero
Giarda.
Il rapporto, che segue l’approvazione del Documento di
Economia e Finanza di mercoledì 18 aprile, analizza le voci di spesa delle
pubbliche amministrazioni, con la finalità di evitare inefficienze, eliminare
sprechi e ottenere risorse da destinare alla crescita. La razionalizzazione e
il contenimento dei costi sono infatti fondamentali per garantire, da un lato
il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, dall’altro
l’ammodernamento dello Stato e il rilancio dell’economia e dell’occupazione.
Il rapporto pone l’accento su cinque anomalie di sistema:
1. La prima
riguarda la struttura della spesa pubblica italiana. In Italia si spende meno
della media dei Paesi OCSE per la fornitura di servizi pubblici e per il
sostegno agli individui in difficoltà economica mentre le spese per gli
interessi sul debito pubblico e per le pensioni superano la media europea.
Queste due voci valgono circa 310 miliardi di euro, una cifra che ostacola la
flessibilità di gestione e adattamento della risposta pubblica alle domande
provenienti dall’economia.
2. La seconda è
rappresentata dal costo della produzione dei servizi pubblici. L’aumento dei
costi di produzione dei servizi pubblici (scuola, sanità, difesa, giustizia,
sicurezza) non è stato accompagnato da un adeguato livello di qualità. Queste
spese, secondo i dati ISTAT, sono cresciute in trenta anni, dal 1980 al 2010,
molto più rapidamente dei costi di produzione dei beni di consumo privati. Se i
costi del settore pubblico fossero aumentati nella stessa misura del settore
privato, la spesa per i consumi collettivi oggi sarebbe stata di 70 miliardi di
euro più bassa.
3. La terza è
l’aumento delle spesa dovuto alle diffuse carenze nell’organizzazione del
lavoro all’interno delle amministrazioni, nelle politiche retributive e nelle
attività di acquisto dei beni necessari per la produzione.
4. La quarta
riguarda l’evoluzione della spesa e la sua governance. Negli ultimi vent’anni,
ad esempio, la spesa sanitaria è aumentata passando dal 32,3 per cento al 37
per cento del totale della spesa pubblica mentre la spesa per l’istruzione è
scesa dal 23,1 per cento al 17,7 per cento. Ciò è dovuto in parte all’andamento
demografico, in parte a decisioni che riguardano la sfera politica e la
struttura degli interessi costituiti.
5. La quinta
anomalia è nel rapporto centro-periferia, per cui gli enti locali esercitano le
stesse funzioni, a prescindere dalle dimensioni e caratteristiche territoriali.
Questo porta a una lievitazione dei costi negli enti con un numero inferiore di
abitanti.
Secondo il rapporto, la spesa pubblica “rivedibile’’ nel
medio periodo è pari a circa 295 miliardi di euro. A breve termine, la spesa
rivedibile è notevolmente inferiore, stimabile in circa 80 miliardi.
Nell’attuale situazione economica, il Governo ha ritenuto necessario un
intervento volto alla riduzione della spesa pubblica per un importo complessivo
di 4,2 miliardi, per l’anno 2012, al quale tutte le amministrazioni pubbliche
devono concorrere. Questo importo potrebbe servire, per esempio, a evitare
l’aumento di due punti dell’IVA previsto per gli ultimi tre mesi del 2012.
Una riduzione di 4,2 miliardi, da ottenersi in 7 mesi (1°
giugno-31 dicembre 2012) equivale a 7,2 miliardi su base annua e corrisponde
perciò al 9% della spesa rivedibile nel breve periodo (80 miliardi).
La riduzione, non lineare ma selettiva, sarà realizzata
potenziando la linea di risparmio seguita dal Governo nei primi mesi di
attività: ad esempio i risparmi (per oltre 20 milioni di euro) prodotti dalla
Presidenza del Consiglio grazie alla diminuzione delle consulenze e ai tagli
all’organico, la riduzione degli stipendi dei manager pubblici, i tagli sui
voli di stato e sulle “auto blu”, la soppressione di enti, o la riforma delle
province (in allegato al comunicato stampa la sintesi dei tagli effettuati).
Una direttiva del Presidente del Consiglio, su proposta del
Ministro Giarda, indicherà ai Dicasteri le linee da seguire per contenere le
spese di gestione. La direttiva disciplina specificamente il contributo che le
amministrazioni centrali sono tenute a prestare per il raggiungimento
dell’obiettivo della riduzione sopra indicato. Gli interventi richiesti vanno
dall’eliminazione di sprechi ed eccessi di risorse impiegati, alla revisione
dei programmi di spesa, al miglioramento delle attività di acquisto di beni e
servizi, alla ricognizione degli immobili pubblici in uso alle pubbliche amministrazioni
al fine di possibili dismissioni.
Per il coordinamento generale delle attività è costituito il
comitato dei Ministri per la revisione della spesa, presieduto dal Presidente
del consiglio dei Ministri e composto dal Ministro delegato per il Programma di
governo, dal Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, dal
Viceministro dell’economia e delle finanze e dal Sottosegretario di Stato alla
Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Per assicurare rapida esecuzione al programma di revisione
della spesa, soprattutto in ragione delle straordinarie condizioni di necessità
e urgenza che impongono un intervento deciso sull’economia, il Consiglio dei
Ministri ha previsto, con decreto legge, la funzione di Commissario
straordinario per la razionalizzazione della spesa per acquisti di beni e
servizi con il compito di definire il livello di spesa per voci di costo. Per
l’incarico sarà nominato Enrico Bondi (il curriculum vitae è allegato al
comunicato stampa).
Tra i compiti affidati al Commissario ci sono quello di
coordinare l’attività di approvvigionamento di beni e servizi da parte delle
PA, incluse tutte le amministrazioni, autorità, anche indipendenti, organi,
uffici, agenzie o soggetti pubblici, gli enti locali e le regioni, nonché assicurare
una riduzione della spesa per acquisti di beni e servizi, per voci di costo,
delle amministrazioni pubbliche. Il Commissario potrà segnalare al Consiglio
dei Ministri le norme di legge o regolamento che determinano spese o voci di
costo e che possono essere razionalizzate. Potrà inoltre proporre al Consiglio
la sospensione o la revoca di singole procedure relative all’acquisto di beni e
servizi e l’introduzione di nuovi obblighi informativi a carico delle PA.
* * *
Meritano un attento esame anche le risorse pubbliche
destinate alle imprese, così come quelle che affluiscono ai partiti politici e
ai sindacati.
Per quanto riguarda gli aiuti alle imprese, il Consiglio dei
Ministri ha conferito al Professor Francesco Giavazzi l’incarico di fornire al
Presidente del Consiglio e Ministro dell’Economia e delle finanze e al Ministro
dello Sviluppo, delle infrastrutture e dei trasporti analisi e raccomandazioni
sul tema dei contributi pubblici alle imprese.
Per quanto riguarda i partiti e i sindacati, il Consiglio
dei Ministri ha conferito al Professor Giuliano Amato l’incarico di fornire al
Presidente del Consiglio analisi e orientamenti sulla disciplina dei partiti
per l’attuazione dei principi di cui all’articolo 49 della Costituzione, sul
loro finanziamento nonché sulle forme esistenti di finanziamento pubblico, in
via diretta o indiretta, ai sindacati.
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