domenica 21 ottobre 2012

#Stipendi d'oro di magistrati e dirigenti pubblici. Le ragioni della Corte costituzionale

In moltissimi hanno criticato la Corte costituzionale per aver, essa, dichiarato l'illegittimità costituzionale di norme della manovra economica estiva del 2010 (legge 122/2010) che avevano istituito una sorta di contributo di solidarietà a carico delle retribuzioni di dirigenti pubblici e magistrati, superiori ai 90.000 euro.

L'indignazione ed il populismo tendono ormai a coincidere, soprattutto quando l'informazione è sempre parziale ed imprecisa.

La Consulta non interviene sull'opportunità che vi sia un trattamento specifico per i redditi più alti. Ma deve applicare la Costituzione quando essa risulti lesa.

Non si può, come troppo spesso, spostare l'attenzione dal fatto antigiuridico al giudice. Siamo abituati da 20 anni a ragionare così: la responsabilità non è di chi delinque, ma del giudice che accusa o, peggio, pronuncia la sentenza.

La legge del 2010 era palesemente incostituzionale per un motivo banalissimo: il contributo di solidarietà non poteva essere chiesto solo ad alcune categorie di persone.

La Consulta nella sentenza lo dice chiaramente: c'era una via costituzionalmente legittima, per il legislatore, per coinvolgere redditi importanti in una maggiore contribuzione all'erario: incrementare le aliquote Irpef al di sopra di una certa fascia. Coinvolgendo, in questo modo, tutti i redditi, sia dei lavoratori pubblici, sia di chiunque altro.

Ben venga una norma simile. L'ha appena adottata il presidente Hollande in Francia. Non è pensabile che siano ammissibili, invece, disposizioni per limitate categorie. La rivoluzione francese, tutti i sommovimenti europei nacquero proprio, anche, per porre fine a leggi e norme che colpissero solo certi strati della popolazione salvaguardando altri.

Le strumentali indignazioni per sentenze inoppugnabili della Corte Costituzionale ottundono la capacità critica e di comprendere che invece in questi anni da troppo tempo si formulano norme classiste e selettive, che, ad esempio, tassano pochissimo i capitali illecitamente portati all'estero e fatti rientrare, a fronte di un'imposizione insostenibile nei confronti dei redditi onestamente prodotti e, come contraltare, di una lotta all'evasione praticamente nulla ed inefficace.

Ben venga, dunque, una modifica alle aliquote Irpef. Nel rispetto di una norma dalla quale non si può prescindere, la Costituzione.

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