Dietro paroloni (spesso in inglese), come “interview simulation”, “capacità di leadership”, “saper fare”, “saper essere”, “soft skills”, si sta creando un sistema perfetto per ritagliare i concorsi a misura di candidato. Basterà bilanciare bene il peso di questi strumenti in realtà imponderabili e non idonei a modalità selettive competitive, quali i concorsi, ma utilizzabili solo nei reclutamenti privati, ove il reclutatore non ha l’obbligo di stilare nessuna graduatoria e di confrontare in modo il più possibile non tanto oggettivo, quanto ricostruibile sul piano logico, i risultati delle prove selettive.
Perchè, in effetti, la PA non è un’azienda, nè dovrebbe esserlo. Questo equivoco che dura da decenni, ormai, è alla base delle tante, troppe riforme fallimentari che si sono susseguite.
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