martedì 16 ottobre 2012

Mense scolastiche negate ai bambini. Il fallimento di qualsiasi #spendingreview

La revisione della spesa operata dal Governo è solo una serie di tagli indiscriminati. Lo sappiamo e lo si è visto. Quello che è grave è che nessuno abbia compreso in cosa consista davvero rivedere la spesa: fissare ordini di priorità e riservare in via prevalente le risorse alle funzioni principali. Si tagliano le funzioni non coperte dalla spesa. Così si riduce il carico complessivo.
Ancor più grave è che non lo vogliano comprendere moltissimi comuni, a parole vittime dei tagli. A parole. Perchè le vere vittime sono i cittadini e anche i bambini.
I bambini che in tantissime scuole non sono più ammessi alla mensa, poichè i genitori non sono in grado di pagare il contributo. Sono "morosi".
E allora, i comuni cosa fanno? Invece di rivedere la spesa, riallocare le risorse a copertura dei costi del servizio, lo tagliano. Non danno da mangiare ai bambini, pur sapendo che i loro genitori sono colpiti direttamente da disoccupazione, licenziamenti, cassa integrazione.
Questi comuni fanno parte dell'Anci, l'associazione dei comuni che continua a brigare perchèsia reso possibile incaricare dirigenti a contratto, scelti dai politici senza concorso, per avere "persone di fiducia" che attuino simili scellerate "direttive". Questi stessi comuni sostengono spese per "comunicazione istituzionale" e certamente non lesinano contributi ad associazioni, comitati e fondazioni per sagre, convegni, manifestazioni di utilità dubbia, quanto certo è, invece, lo scopo di ottenere consenso a buon mercato.
La revisione della spesa non può condursi così. Lo Stato non può lasciare discrezionalità agli enti locali su come spendere. Perchè le conseguenze sono, poi, questi. I comuni, non tutti ma molti, troppi, tradiscono la loro stessa ragion d'essere negando azioni utile ad un minimo welfare locale, accrescendo, invece di attenuare, problemi sociali ed economici.
I comuni e gli altri enti locali debbono essere privati della possibilità di stabilire quali spese fare. Occorre reintrodurre la summa divisio tra spese obbligatorie e discrezionali, in una catalogazione tassativa, che consenta le seconde solo a condizione che le prime siano interamente destinate a funzioni e servizi essenziali, resi al di sopra di una soglia minima.
Il problema, ma nè il governo, nè la stampa populista lo hanno capito, non è quale ente governa (comune, provincia, regione) e quale ente abolire sull'onda; il problema è sapere quali sono le necessità per lo sviluppo civile, ancor prima che economico e determinare regole violate le quali chi se ne rende responsabile deve immediatamente andare a casa. Sciogliere i comuni per mafia è giusto, tanto quanto lo sarebbe per aver negato la mensa ai bambini.

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