giovedì 21 marzo 2013

Abolizione #province in #Sicilia. Ma è una cosa seria?

Rubiamo indegnamente al grande siciliano Luigi Pirandello il titolo della celeberrima commedia, per un rassegnato ma convinto commento alla legge di "abolizione" delle province e, soprattutto, ai commenti plaudenti dei tanti giornalisti e media che la legge evidentemente non l'hanno nè letta, nè capita: "Ma non è una cosa seria".
Sembra davvero serio, a qualcuno, dare merito al M5S che ha indotto Crocetta ad approvare la legge? Ma è seria una legge che prevede quanto segue? "Entro il 31 dicembre 2013 la Regione, con propria legge, in attuazione dell’articolo 15 dello
Statuto speciale della Regione siciliana, disciplina l’istituzione dei liberi Consorzi comunali per
l’esercizio delle funzioni di governo di area vasta, in sostituzione delle Province regionali".
Cioè: con una legge, si stabilisce che un'altra legge abolirà le province, da sostituire con liberi consorzi e questa legge, che rinvia a un'altra legge, è attuativa, a sua volta, di una terza legge, lo Statuto siciliano, che rinviava appunto ad una legge di sostituire alle circoscrizioni provinciali i liberi consorzi.
Ma non sembra una presa in giro? Ma un'Assemblea Regionale che stabilisce con legge di voler fare una legge sta adempiendo in modo serio e corretto al proprio mandato?
La questione non è quanto guadagnano i componenti degli organi di governo, se tanto o se poco. E' sempre, certamente, meglio che le spese di questi organi vengano contenuti.
E', tuttavia, molto ma molto più importante che i legislatori siano capaci e competenti e non meri riproduttori, nelle leggi, di slogan da piazza.
Il vero punto debole del grillismo e del crocettismo appare essenzialmente questo. Continuano anche da legislatori o da amministratori ad agire come fossero all'opposizione di se stessi, giungendo ad opporsi anche alla logica ed al senso del ridicolo.
Col risultato di creare solo caos, spacciandolo per "grande riforma", mentre tutti quelli folgorati sulla via di Genova estasiati in coro inneggiano.

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