Correttamente Mario Seminerio osserva, su Phastidio.net, che i tagli che si propsettano per le regioni, da quantificare entro il 31.1.2015, si tradurranno in maggiori tasse regionali.
Il conto probabilmente è incompleto, perchè deve arricchirsi necessariamente delle maggiori spese addossate, indirettamente, alle regioni dalla sciagurata rifoma delle province e dalla legge 190/2014. Le funzioni non fondamentali delle province, che dovrebbero essere acquisite dalle regioni, pesano per circa 3 miliardi (2,5, se davvero sorgesse l'Agenzia Nazionale per l'Occupazione e i costi se li accollasse, dunque, lo Stato).
Le regoni, ovviamente, stanno facendo di tutto per non addossarsi tale onere o, magari, scaricarlo addosso ai comuni, visto che possono essere le regioni medesime a stabilire quale livello di governo sarà chiamato a svolgere le funzioni sottratte (senza relative risorse) alle province. Il risultato sarebbe identico: infatti, sarebbero i comuni ad incrementare le proprie imposte locali.
Questa empirica previsione, effettuata più volte in passato, è stata confermata dal Messaggero (sostanzialmente house organ del Governo) con l'articolo del 18 gennaio 2015, riportato qui sotto in stralcio.
Le riforme, occorre ricordare, non sono a "costo zero", bensì "senza nuovi oneri per lo Stato": il che significa che possono perfettamente esservi nuovi oneri per i cittadini...
Più tasse per riforma province
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