martedì 23 febbraio 2016

Lavoro, cosa non fare per realizzare politiche attive efficaci: tirocini delle Botteghe di mestiere (da Bollettino Adapt)

Lavoro, cosa non fare per realizzare politiche attive efficaci: tirocini delle Botteghe di mestiere

Luigi Oliveri

In Italia da anni ormai si discetta sulle politiche attive per aiutare le persone a trovare lavoro. La formula “magica” alla quale sempre più spesso si fa riferimento è la “remunerazione a risultato” dell’operatore.

In poche parole, significa che l’operatore (pubblico o privato autorizzato/accreditato) deve realizzare tutte le attività necessarie per attivare e promuovere la persona, giungendo alla costituzione di un rapporto di lavoro con un’azienda e solo a seguito di ciò ottenere, come fosse un “premio”, una remunerazione per il risultato ottenuto.

In linea teorica, questa visione potrebbe funzionare, se non ci fosse di mezzo, tuttavia, la linea pratica.

Si tende completamente a dimenticare che per lo svolgimento delle politiche attive del lavoro occorrono costi, ingenti, cosiddetti “di processo”, cioè la remunerazione delle attività che precedono e in parte anche seguono l’effettivo risultatodell’avviamento al lavoro del disoccupato. Costi che i soggetti addetti alle politiche attive debbono affrontare comunque, anche se il disoccupato, poi, non reperisca un’attività lavorativa; costi che restano della stessa dimensione sia che il disoccupato trovi un lavoro a tempo indeterminato, sia che sia assunto con forme flessibili di breve durata.

Lo scotto che si sta pagando ad una visione fin troppo oltranzista dell’opportunità di pagare gli operatori “a risultato” è dimostrato dall’avviso pubblico di Italia Lavoro relativo alle Botteghe di mestiere.

Un sistema complicatissimo, fino all’inverosimile, per attivare tirocini di inserimento lavorativo, che sconta almeno due errori di impostazione:

1) il meccanismo iper burocratico, in qualche modo imposto dalla circostanza che il progetto è finanziato da fondi europei;
2) l’idea che i tirocini, nonostante da anni ormai per legge debbano essere compensati dalle aziende ospitanti, vadano promossi in modo che siano finanze pubbliche a coprire il costo delle aziende.

Andiamo al primo elemento. Attivare un tirocinio di inserimento lavorativo “ordinario” è abbastanza semplice. Occorre che il soggetto promotore e l’azienda che intende ospitare il tirocinante sottoscrivano una convenzione che regoli i rapporti tra loro ed un progetto formativo concordato; sottoscritto il quale (sulla base sempre di accordi tra promotore ed ospitante), l’azienda deve poi effettuare la comunicazione obbligatoria e le dovute iscrizioni assicurative per il tirocinante. In pochi giorni i tirocini possono partire.

Andiamo al progetto di tirocini di inserimento lavorativo nell’ambito delle Botteghe di mestiere.

In primo luogo, possono presentare la domanda di finanziamento necessariamente raggruppamenti pubblico/privati, nell’ambito dei quali i capofila possono essere solo i soggetti promotori: cioè i servizi pubblici o privati autorizzati/accreditati.

I raggruppamenti debbono elaborare un progetto di livello ampio, mirato all’inserimento lavorativo, tramite tirocini, nell’ambito di specifiche professionalità indicate dal progetto Botteghe di mestiere.

Riportiamo solo alcuni degli obblighi che le aziende ospitanti ed i soggetti promotori sono chiamati a rispettare.

Per quanto riguarda le aziende ospitanti:

  1. osservare le normative comunitarie, nazionali e regionali in materia di fondi strutturali ed accettare il controllo di Italia Lavoro e di ogni altra autorità competente anche a mezzo di richiesta di esibizione di documentazione originale;
    b. applicare nei confronti del personale dipendente il contratto collettivo nazionale del settore di riferimento;
    c. applicare la normativa vigente in materia di lavoro, sicurezza ed assicurazioni sociali obbligatorie, nonché rispettare la normativa in materia fiscale;
    d. ospitare tirocini in relazione all’attività dell’azienda, nel rispetto della normativa regionale di riferimento;
    e. assicurare il tirocinante contro gli infortuni sul lavoro presso l’INAIL, oltre che per la responsabilità civile verso i terzi con idonea compagnia assicurativa, fatti salvi i casi in cui la normativa regionale preveda che tale obbligo sia in capo al Soggetto Promotore;
    f. adottare, in attuazione di quanto previsto dai regolamenti comunitari, un sistema contabile distinto, ovvero un’adeguata codificazione contabile, al fine di assicurare la trasparenza dei costi e la facilità dei controlli. La contabilità inerente al contributo deve essere resa facilmente riscontrabile da parte degli organismi deputati alla verifica amministrativa in itinere ed ex post;
  2. predisporre gli atti necessari e conservare in originale la documentazione amministrativocontabile per le visite ispettive;
    h. redigere il rendiconto finale e complessivo delle spese sostenute per i percorsi attivati e presentarlo insieme alla richiesta di liquidazione del contributo, in termini utili a consentire il rispetto dei termini di invio da parte del Soggetto Promotore a Italia Lavoro;
    i. avviare percorsi di tirocinio unicamente con i soggetti in possesso dei requisiti previsti dal presente Avviso;
    j. mettere a disposizione di ciascun tirocinante ospitato un tutor aziendale;
    k. adempiere a ogni ulteriore obbligo previsto dal presente Avviso e dalle normative comunitarie, nazionali e regionali di riferimento.

Ancora più onerose sono le attività a carico dei soggetti promotori:

  1. osservare le normative comunitarie, nazionali e regionali in materia di fondi strutturali e accettare il controllo di Italia Lavoro e di ogni altra autorità competente anche a mezzo di richiesta di esibizione di documentazione originale;
    b. applicare nei confronti del personale dipendente il contratto collettivo nazionale del settore di riferimento;
    c. applicare la normativa vigente in materia di lavoro, sicurezza ed assicurazioni sociali obbligatorie, nonché rispettare la normativa in materia fiscale;
    d. adottare, in attuazione di quanto previsto dai regolamenti comunitari, un sistema contabile distinto, ovvero un’adeguata codificazione contabile, al fine di assicurare la trasparenza dei costi e la facilità dei controlli. La contabilità inerente al progetto deve essere resa facilmente riscontrabile da parte degli organismi deputati alla verifica amministrativa in itinere ed ex post;
    e. predisporre gli atti necessari e conservare in originale la documentazione amministrativocontabile per le visite ispettive;
    f. redigere il rendiconto finale e complessivo delle spese sostenute per i percorsi attivati e presentarlo insieme alla richiesta di liquidazione del contributo, entro il quindicesimo giorno a decorrere dalla data di conclusione del tirocinio;
    g. trasmettere a Italia Lavoro la richiesta di liquidazione del contributo del Soggetto Ospitante corredata dalla documentazione attestante il regolare svolgimento dei percorsi di tirocinio, entro il quindicesimo giorno a decorrere dalla data di conclusione del tirocinio;
    h. acquisire la documentazione attestante la regolarità della permanenza dei tirocinanti
    extracomunitari nel territorio italiano;
    i. registrare e inserire i dati di propria competenza in relazione ai percorsi di tirocinio da attivare nella piattaforma informatica dedicata, utilizzando le credenziali di accesso appositamente rilasciate;
  2. produrre la documentazione relativa al percorso di tirocinio in linea con le disposizioni regionali e/o nazionali di riferimento, ivi compreso il registro delle presenze del tirocinante per l’erogazione della borsa di tirocinio. Il registro dovrà essere vidimato precedentemente all’avvio delle attività;
    k. assicurare la massima collaborazione per lo svolgimento delle verifiche con la presenza del personale interessato;
    l. assicurare la massima trasparenza e parità di trattamento nei percorsi di inserimento;
    m. adempiere a ogni ulteriore obbligo previsto dal presente Avviso e dalle normative comunitarie, nazionali e regionali di riferimento
    .

Il tutto, per poter avviare, nell’ambito di ciascuna Bottega, cioè di ciascun raggruppamento, minimo 7, massimo 10 tirocini.

Ora, quali sarebbero le convenienze ad utilizzare simili sistemi? Le imprese ospitanti solo a vedere l’elenco (1) delle carte da produrre e a prendere atto della necessità di una contabilità separata ben difficilmente si sentono coinvolte. Il tutto, per ottenere il sovvenzionamento del costo del tirocinio, pari a 500 euro al mese per sei mesi, oltre a 250 euro per l’attività del tutor interno.

Ma, mentre le imprese che abbiano la forza ed il coraggio di navigare nel mare di burocrazia previsto dal progetto potrebbero anche provare ad ottenere un tirocinio sovvenzionato (al netto dell’effetto “droga” che questo modo di intendere le politiche attive ingenera), la mole di lavoro per i soggetti promotori realmente non vale l’impresa.

I promotori debbono costituire la rete tra soggetti, sono responsabili dell’intera rendicontazione, debbono utilizzare il sistema di contabilità separata, debbono effettuare i caricamenti sul sistema informativo reso disponibile da Italia Lavoro per i rendiconti, elaborare e distribuire i registri di presenza, vidimarli, controllarli, validare la contabilità delle imprese, richiedere i pagamenti ad Italia Lavoro, svolgere le altre ordinarie funzioni dei promotori dei tirocini, assicurando il tutor didattico e la collaborazione con l’impresa per la valutazione finale.

Inoltre, la riunione di impresa è chiamata a pubblicare un avviso per invitare gli aspiranti tirocinanti a presentare la propria “candidatura” e a realizzare la complessa macchina organizzativa per “selezionarli”.

Il tutto per un premio “a risultato”, definito dal bando come contributo alle attività, di 500 euro. Non c’è da stupirsi se i soggetti privati autorizzati/accreditati non stiano affatto spingendo per gestire il progetto.

Si prevede, infatti, una remunerazione all’evidenza eccessivamente bassa per motivare allo scopo qualsiasi soggetto, pubblico o privato. Per il pubblico, poi, come tutto sommato ovvio, non c’è nemmeno il pagamento del contributo di 500 euro.

Il premio a risultato si dimostra fuorviante, per una semplicissima ragione: alla fin fine, le risorse sono scarse ed, ovviamente, non possono essere dirottate in modo significativo verso i soggetti competenti alle politiche del lavoro, soprattutto se i progetti di politica attiva o di avvio ai tirocini mirano a sovvenzionare di fatto le imprese, per invogliarle (come si è fatto, del resto, con Garanzia Giovani).

Il sistema del “premio a risultato” può essere interessante solo per soggetti privati autorizzati/accreditati che dispongano già di un fatturato molto grande e di strutture dedicate alle politiche attive del lavoro o a progetti finanziati. Altrimenti, è evidente che progetti come quello preso ad esempio non possono essere remunerativi: al massimo, l’entrata potrebbe essere di 5.000 euro a fronte di costi organizzativi e di processo insostenibili o, comunque, non convenienti, tanto che si sta facendo fatica, in questi giorni in cui il bando è aperto, a reperire soggetti promotori.

Le politiche attive del lavoro sono un costo, ma anche un investimento, perché possono ridurre il costo elevatissimo delle politiche passive. Non è un caso che in Paesi nei quali la disoccupazione è sensibilmente minore che in Italia, come la Germania, la spesa per le politiche attive è di circa 9 miliardi, a fronte dei 700 milioni spesi in Italia (dati Eurostat riferiti ancora al 2013).

La spesa nelle Nazioni meglio organizzate remunera il processo. Un premio per il risultato non è assolutamente una cattiva idea: ma non può che essere concepito come premio ulteriore alla copertura dei costi di processo, che scatta quando il soggetto chiamato a svolgere le politiche riesca a garantire indicatori superiori a quelli previsti dai progetti.

Troppa essendo, poi, giustificatamente, la discrezionalità del datore e del lavoratore nello scegliere se stipulare tra loro un contratto, appare incongruo misurare il risultato solo in base ai contratti stipulati o ai tirocini avviati; questi risultati sono ancora ulteriori e diversi, rispetto a quelli principali, propri di chi svolge attività di incontro domanda/offerta: fornire proposte, cioè rose di candidati alle imprese.

Il risultato dovrebbe riguardare, in via principale, la quantità di imprese che si rivolgono ai servizi e la quantità di candidati messi in relazione.

Ogni altro modo di intendere l’erogazione dei servizi rischia di rivelarsi velleitaria. L’esperienza di Garanzia Giovani lo dovrebbe aver già fatto capire. Anche se il bando Botteghe di mestiere sembra dimostrare proprio il contrario.


Luigi Oliveri
Dirigente Coordinatore Area Servizi alla Persona e alla Comunità
Provincia di Verona


(1) Modulo di domanda per Raggruppamenti già costituiti (All. 1A)
Modulo di domanda per Raggruppamenti da costituire (All. 1B)
Lettera di intenti a costituirsi in Raggruppamento (All. 2)
Format di Progetto (All. 3)
Dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà Soggetto Promotore (All. 4A)
Dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà Soggetto Ospitante (All. 4B)
Scheda Anagrafica (All. 5)
Dichiarazione sostitutiva di certificazione (All. 6)
Dichiarazione “de minimis” (All. 7) – Non applicabile ai soggetti pubblici
AppendiceTabelle Interregionali (All. 8)
Tabelle Transnazionali (All. 9)
Patto di Integrità (All. 10).

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