Lo abbiamo sentito e risentito:
“bisogna passare dalla cultura dell’adempimento, alla cultura del risultato”.
Per rinfrescare la memoria:
- da http://www.agid.gov.it/notizie/2015/02/05 /digitale-pa-cultura-delladempimento-del-servizio-al-cittadino:
Digitale e PA, dalla cultura
dell'adempimento a quella del servizio al cittadino
Competenze
digitali, indispensabili per trasformare il rapporto fra amministrazione e
cittadini
Digitale
e PA, dalla cultura dell'adempimento a quella del servizio al cittadino
Un
momento di confronto significativo, quello che si è tenuto questa mattina a
Palazzo Vidoni, dove esponenti del mondo delle istituzioni, della politica e
della società civile, si sono confrontati sul tema delle competenze digitali
nell’amministrazione pubblica. Capacità nuove che permettano a chi lavora nel
settore pubblico di migliorare processi, modelli organizzativi per offrire i
servizi che servono a migliorare la vita quitidiana di cittadini e imprese.
“Agire
sulle competenze digitali significa anche cambiare mentalità e approccio di chi
lavora nella pubblica amministrazione" – ha dichiarato Alessandra
Poggiani, Direttore Generale dell’Agenzia per l’italia Digitale – "Bisogna
passare dalla cultura dell’adempimento a quella del servizio. Le tecnologie
permettono di offrire servizi piú facili e comodi, ma solo se cambiamo anche i
processi. Non dobbiamo digitalizzare la burocrazia, ma rendere la pubblica
amministrazione piú semplice usando tutti gli strumenti che l'innovazione
digitale ci mette a disposizione. Per farlo serve maggiore cultura
dell'innovazione e piú competenze digitali in tutta la PA : a partire dalla
dirigenza".
- da
http://www.unica.it/pub/7/show.jsp?id=8404&iso=22&is=7
DALLA CULTURA DELL’ADEMPIMENTO ALLA
CULTURA DEL RISULTATO
A
Cagliari si parla della riforma Brunetta
Videonotizia
realizzata dal centro di produzione UnicaTV
“Dalla
cultura dell’adempimento alla cultura del risultato”: nelle parole del
professor Alessandro Spano, docente di Economia aziendale, per la Pubblica amministrazione
c’è la sfida della quale si è discusso durante un seminario che ha offerto
un’approfondita analisi di coerenza degli strumenti manageriali con le finalità
della legge delega 15/2009 e dello schema di decreto legislativo approvato dal
Governo nel maggio scorso, i due provvedimenti meglio noti come “Riforma
Brunetta”. L’iniziativa è stata curata dai docenti dell’area pubblica
amministrazione del Dipartimento di Ricerche
- da http://www.lastampa.it/2016/07/14 /italia/cronache/cantone-allattacco-i-piani-anticorruzione-sono-rimasti-dei-pezzi-di-carta-JL7vLzHpDKgybqzSXq2a1H/pagina.html
Poi
c’è il nodo delle Pa. Perché, ammette Cantone, è rimasto sostanzialmente «un
pezzo di carta» il piano anticorruzione delle amministrazioni. Un’affermazione
basata sui numeri. Sono stati esaminati 1.900 piani, la cui qualità, spiega il
presidente dell’Anac, «appare modesta». L’analisi del contesto esterno è
assente per oltre l’84% dei casi, la mappatura dei processi delle aree a
rischio obbligatorie è di scarsa qualità in circa 3/4 dei casi, mentre le
misure di trattamento del rischio sono adeguate solo in 4 casi su 10. «Queste
criticità sono confermate anche dall’attività di vigilanza: nel corso del 2015,
sono stati aperti ben 929 procedimenti istruttori, alcuni relativi ad
importanti amministrazioni come Roma Capitale e il ministero dello Sviluppo
economico». Secondo il numero uno dell’Anac «l’attuazione insoddisfacente del
Pna (Piano nazionale anticorruzione, ndr) è riconducibile a diversi fattori». A
cominciare dalle difficoltà organizzative delle amministrazioni, complice la
scarsità delle risorse finanziarie». Per non parlare del «diffuso atteggiamento di mero adempimento formale, limitato ad evitare
le responsabilità in caso di mancata adozione del Piano». Una situazione
aggravata dal «problema, sempre più evidente, dell’isolamento del Responsabile
della prevenzione della corruzione (Rpc) nella formazione e nell’attuazione del
Piano, a fronte del sostanziale disinteresse degli organi di indirizzo politico,
che il più delle volte si limitano a ratificare il suo operato, approvando il
Piano senza alcun approfondimento o supporto reale all’attività».
Inutile continuare, esempi di
dichiarazioni, seminari, convegni, interviste, libri, articoli e altri approfondimenti
sulla necessità di abbandonare la cultura dell’adempimento a favore di quella
del risultato possono essere facilmente reperiti in rete.
Il principio è innegabilmente
corretto. La pubblica amministrazione dovrebbe svolgere la propria attività in
primo luogo per ottenere risultati a beneficio della popolazione amministrata e
non al semplice fine di “adempiere”, cioè limitarsi al formale rispetto di un
obbligo posto da leggi o altre regole similari.
Il messaggio in filigrana di
queste riflessioni è: sono i burocrati (in senso dispregiativo) che si ostinano
a rifiutare la cultura del risultato, ed ingessano la PA con un atteggiamento
antiquato e finalizzato a fuggire dalle responsabilità, attenti solo alla
formalità.
Da qui, dunque, prendono l’avvio
accanite analisi e discussioni su come riformare la PA per farla lavorare “come
un’azienda”, modernizzarla ed infondere la “cultura del risultato”.
Ma, è proprio vero che è la
“burocrazia” intesa come insieme di dirigenti e funzionari pubblici che
detengono il reale potere (“buro” viene da bureau,
cioè, ufficio; “crazia”, dal greco kράτος,
kratos, cioè “forza, potere”) a rifugiarsi, paurosa, nella cultura
dell’adempimento?
Oppure, è il legislatore che, incapace di
assegnare reali poteri gestionali ed organizzativi, impone i meri adempimenti a
suon di responsabilità spesso solo formali ad esso connesse?
Vediamo una ricostruzione sicuramente solo
parziale di alcune disposizioni normative, per scoprirlo, tenendo presente che
l’azione amministrativa oltre ad essere soggetta alle normali responsabilità
disciplinari, civili e penali, incontra speciali responsabilità solo proprie
della PA: quella erariale e contabile, quella da danno da immagine, quella
dirigenziale.
Ecco qui una tabella riassuntiva:
n.
|
Norma
|
Adempimento
|
Responsabilità
|
1
|
Art. 7, c. 6, d.lgs 165/2001
|
Incarichi di collaborazione esterna solo per elevate
specializzazioni, avendo cura di controllare l’inesistenza di professionalità
interne e altri presupposti
|
Amministrativa – erariale
|
2
|
Art. 33, c. 2, d.lgs 165/2001
|
Avvio procedure di esubero del personale
|
Innominata: amministrativa erariale
|
3
|
Art. 36, c. 5, e 5-quater d.lgs 165/2001
|
Assunzioni con contratti flessibili, solo per
fabbisogni temporanei
|
Innominata: amministrativa – erariale
|
4
|
Art. 54, d.lgs 165/2001
|
Applicazione codice di comportamento (dpr 62/2013)
|
Disciplinare, civile, amministrativa, penale
|
5
|
Art. 55-bis, c. 7
d.lgs 165/2001
|
Obbligo di attivare l’azione disciplinare
|
Disciplinare (ma anche erariale)
|
6
|
Art. 55-quater, c. 3-quinquies
|
Omessa attivazione del procedimento disciplinare e
della sospensione cautelare
|
Disciplinare e anche da danno di immagine
|
7
|
Art. 57. c. 05 e
1-bis, d.lgs 165/2001
|
Mancata costituzione Comitato Unico di Garanzia;
mancato invio alla consigliera di parità delle nomine dei componenti delle
commissioni di concorso
|
Dirigenziale
|
8
|
Art. 14, c.
1-quater, d..gs 33/2013
|
Rispetto degli obiettivi di trasparenza indicati
negli atti di incarico dirigenziale
|
Dirigenziale
|
9
|
Art. 15, c. 3,
d.lgs 33/2013
|
Obbligo di pubblicare gli incarichi dirigenziali
esterni ed a collaboratori esterni
|
Dirigenziale, disciplinare, civile ed erariale
|
10
|
Art. 26, c. 3, d.lgs 33/2013
|
Obbligo di pubblicare tutti i contributi o vantaggi
economici, di importo superiore ai 1.000 euro
|
Risarcimento del danno in sede di giudizio
amministrativo ed erariale
|
11
|
Art. 46, d.lgs 33/2013
|
Obbligo di effettuare tutte le pubblicazioni imposte
dalla legge (228 tipologie) e rifiuto, differimento o limitazione
dell’accesso civico in assenza dei presupposti di cui all’articolo 5-bis del
d.lgs 33/2013
|
Dirigenziale e da danno di immagine
|
12
|
Art. 47, d.lgs
33/2013
|
Comunicazione delle informazioni imposte
dall’articolo 14
|
Responsabilità amministrativa depenalizzata
|
13
|
Art. 6-ter, c. 3
d.lgs 82/2005
|
Obbligo di aggiornare gli indirizzi delle PA
|
Dirigenziale
|
14
|
Art. 12, c. 1, d.lgs 82/2005
|
Rispetto di tutti gli obblighi imposti dal Codice
dell’amministrazione digitale
|
Dirigenziale
|
15
|
Art. 47, d.lgs 82/2005
|
Obblighi di trasmissione tra PA solo via Pec
|
Erariale, dirigenziale e disciplinare
|
16
|
Art. 65, d.lgs 82/2005
|
Avvio del procedimento a seguito di istanza trasmetta
per via telematica
|
Dirigenziale e disciplinar
|
17
|
Art. 2, c.
|
Rispetto dei termini dei procedimenti
|
Disciplinare, erariale
|
18
|
Art. 18-bis, c.
|
Mancato rilascio della ricevuta relativa alla
presentazione di istanze, segnalazioni o comunicazioni
|
Innominata (disciplinare)
|
19
|
Art. 6, c. 7, 12 e 13, d.l. 78/2010, conv. In l.
122/2016
|
Riduzione delle spese per incarichi esterni, missioni
e formazione ai dipendenti
|
Innominata (erariale)
|
20
|
Art. 72, c. 3, Dpr 445/2000
|
Obbligo di verificare le dichiarazioni sostitutive a
richiesta di altre PA entro 30 giorni
|
Violazione dei doveri d’ufficio (responsabilità
penale?)
|
21
|
Dpr 62/2013
|
Rispetto di tutti gli obblighi ivi previsti
|
Disciplinare, civile, amministrativa, erariale,
penale
|
22
|
Art. 1, c.
|
Responsabilità del responsabile della prevenzione
della corruzione per la commissione di reati contro
|
Disciplinare, erariale e danno di immagine
|
23
|
Art. 1, c.
|
Responsabilità del responsabile della prevenzione
della corruzione per reiterate violazioni al piano triennale di prevenzione
della corruzione
|
Dirigenziale
|
24
|
Decreto Ministero dell’Interno
|
Verifiche sull’antiriciclaggio
|
Dirigenziale
|
25
|
Delibera Anac
|
Obbligo del Rup di attivare le gare entro 90 giorni
dall’acquisizione del Cig
|
Amministrativa depenalizzata
|
Chi voglia partecipare alla
costruzione di un quadro più compiuto, potrà aggiungere con i commenti
adempimenti e responsabilità connesse, che verranno poi inseriti nella tabella.
Nel frattempo, la domanda da
porsi è: con questo diluvio di norme che impongono veri e propri meri
adempimenti, spesso solo formali, è davvero possibile immaginare che la PA possa superare la “cultura
dell’adempimento” a favore di quella del risultato? Si può davvero passare
dall’adempiere al funzionare?
In base agli adempimenti da fare, circa il 10% del personale dovrebbe occuparsi a tempo pieno di adempimenti burocratici inventati dai politici (di cui le prime vittime sono i dipendenti pubblici). Ogni semplificazione diventa una complicazione, perchè spesso suggerita da professori universitari che hanno solo insegnato o svolto fumose e ben pagate consulenze e mai fatto amministrazione attiva o da megadirigenti scelti politicamente che vengono profumatamente remunerati per il solo fatto di respirare. Nel frattempo il cittadino può attendere.
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