Nel corso di una trasmissione televisiva di un'emittente veronese del 26 marzo, (come informa il giornale L'Arena del 27 marzo 2020) il Presidente della regione Veneto Luca Zaia ha osservato "Ogni giorno molti da Brescia e Mantova vanno e vengono nella vostra città...Verona sembrava una Cenerentola, ora non lo è più".
Il nuovo (ennesimo) modulo di autocertificazione contiene una specifica dichiarazione per gli spostamenti da regione a regione:
"di essere a conoscenza delle ulteriori limitazioni disposte con provvedimenti del
Presidente delle Regione ______________________________ (indicare la Regione di partenza) e del
Presidente della Regione ______________________________ (indicare la Regione di arrivo) e che lo spostamento rientra in uno dei casi consentiti dai medesimi provvedimenti".
L'autodichiarazione, quindi, è lo strumento per consentire il proseguimento delle interrelazioni tra le zone di confine. Inevitabile, finchè uffici e fabbriche siano aperti, imponendo, quindi, a lavoratori ed imprenditori di spostarsi.
Ora, la contiguità tra la Lombardia orientale ed il Veneto occidentale non è solo questione geografica. Significa anche che molti lavoratori dei territori delle due regioni hanno forti interrelazioni tra loro.
Il virus non è "di Brescia": non ha confini. E le interrelazioni nelle zone, appunto, di confine, insopprimibili per il rispetto dei principi costituzionali di libertà e mobilità del lavoro, sono strumento di contagio.
Se non vengono adottate misure formidabili di contrasto e di distanziamento sociale, ovviamente fabbriche ed uffici continuano a lavorare anche nelle zone di confine: come tra Lombardia e Veneto, anche nelle restanti parti d'Italia, anche infraregionali.
Bisognerebbe forse dedicare specifica attenzione ai casi di pericolo di importazione di contagio. Non ce n'è stato, sin qui, il tempo.
Ma, lasciare che le misure di contrasto al contagio siano contenute in un moduletto pedante, prodotto da qualcuno che ritiene di fare sfoggio pignolo della conoscenza delle norme, citandole una per una e non limitandosi ad un più agile norme "vigenti" (attualmente il modulo contiene un preciso riferimento al decreto legge 25 marzo 2020, n. 19; quando sarà convertito in legge, dobbiamo aspettarci l'ennesima versione del modulo, dunque...), sembra davvero illusorio, velleitario. Anzi: burocratico. E il virus, l'abbiamo rilevato più volte, trova proprio in questi approcci formali uno dei suoi alleati più efficaci.
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