sabato 27 giugno 2020

I predicatori del "merito" sono gli stessi che vogliono l'eliminazione della colpa grave per la responsabilità erariale

L'insistenza di molti giornali, osservatori, commentatori, organizzazioni sindacali e datoriali, sulla presunta necessità di eliminare la responsabilità amministrativo contabile per colpa grave lascia capire che questa scelta sarà certamente adottata.
Lo scopo sarebbe "semplificare". E' perfettamente chiaro, tuttavia, che l'eliminazione di un elemento psicologico soggettivo quale fondamento di un'azione gestionale dannosa, con la semplificazione non ha assolutamente nulla a che vedere.
La semplificazione è esclusivamente una riduzione e chiarificazione delle regole e delle loro fonti di produzione ed interpretazione, nonchè la riduzione dell'intreccio di competenze su medesime materie, la riduzione delle fasi degli iter, combinata con strumenti di gestione trasparenti e digitali e finalmente il dialogo tra banche dati.
L'eliminazione della colpa grave non semplifica nulla. E' una banalizzazione dell'azione amministrativa, fondata sulla persuasione che per "fare prima" possa "andare bene tutto": decisioni veloci purchè adottate, a nulla importando che dette decisioni siano fallaci, erronee, poco meditate, dannose.
Sì, perchè il dibattito continua a dimenticare che la colpa grave, secondo la giurisprudenza costante della Corte dei conti, coincide con l'“intensa negligenza”, la “sprezzante trascuratezza dei propri doveri”, l'“atteggiamento di grave disinteresse nell'espletamento delle proprie funzioni”, la “macroscopica violazione delle norme”, il “comportamento che denoti dispregio delle comuni regole di prudenza”; comportamenti che innescano il rapporto causa effetto da cui deriva il danno.
Praticamente tutti gli stessi che oggi chiedono a gran voce l'eliminazione della colpa grave sono quelli che, contemporaneamente, inneggiano da sempre al "merito" come "leva" per la "crescita della qualità nella Pubblica Amministrazione".
Talmente si crede nel "merito", infatti, che si vuole eliminare un oggettivo elemento di demerito, un'azione dannosa per l'erario in quanto fondata su plateali errori gestionali, quale fonte di responsabilità. Per, poi, magari far passare chi si presta all'azione gestionale dannosa, ma non più "condannabile", come quello "bravo e meritevole", soprattutto perchè sovente le gestioni dannose (ma non condannabili) sono quelle che piacciono a chi insedia decisori e dirigenti. La responsabilità erariale è un "fastidio" per chi è chiamato ad una missione di compiacimento del nominante.
Gli altri, quelli che non hanno da gestire come contropartita di un incarico, e che tenteranno di assumere le decisioni nel rispetto delle regole e dell'efficienza, senza produrre danno, saranno i "burocrati" da mettere all'indice.
Sarà il trionfo dell'“intensa negligenza”, della “sprezzante trascuratezza dei propri doveri”, dell'“atteggiamento di grave disinteresse nell'espletamento delle proprie funzioni”, della “macroscopica violazione delle norme”, del “comportamento che denoti dispregio delle comuni regole di prudenza”. Evidentemente, va bene così.

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