venerdì 28 agosto 2020

Sospensione dell'ordinanza del Presidente della Regione Siciliana. Chi ha sbagliato, come sempre, non pagherà.

 Che l'ordinanza del Presidente della Regione Siciliana 33/2020 fosse illegittima, ma più propriamente sarebbe da considerare nulla, era chiarissimo, tranne ai "tifosi", per i quali le regole del diritto non contano.

Il tema che si pone non è tanto la fine scontata della sospensione in sede cautelare avanti al Tar Sicilia. Piuttosto è la sicura assenza di una verifica sulle responsabilità connesse a tale ordinanza.

Si badi: non si tratta di responsabilità politiche. Qualsiasi iniziativa puramente politica del Presidente della Regione è ovviamente lecita e doverosa. E' la discesa dell'azione dal campo della politica (trattative col Governo, dichiarazioni con la stampa, attivazione di misure nell'ambito delle proprie competenze) a quella dell'adozione di provvedimenti concreti che implicherebbe tale responsabilità.

E' evidente che il Presidente della Regione abbia insistito nel chiedere ai propri uffici la formazione di un atto, un provvedimento dotato di efficacia, per produrre il risultato dello "sgombero dei migranti". Fin qui, ancora tutto ok.

Non pare sia ammissibile, però, che tra alti dirigenti della Presidenza della Regione, uffici di staff, capo di gabinetto, ufficio legislativo e altri altissimi gabinetti al servizio del Presidente, qualcuno abbia ritenuto percorribile l'ipotesi dell'ordinanza, abbia quindi elaborato un dossier col quale supportare questa ipotesi, sostendendola, sottoponendola come possibile e legittima al Presidente perchè la adottasse, istruendola e redigendola.

Chiunque abbia operato in tal modo - a meno che non sia stato lo stesso Presidente della Regione ad auto produrre l'ordinanza - è incorso in maniera inconfutabile in un gravissimo errore di diritto e gestionale.

Purtroppo, questo accade frequentissimamente e continuativamente tanto nelle regioni, quanto negli enti locali. In particolare, avviene proprio con le ordinanze, dai contenuti sempre più improbabili e lesivi di competenze e norme. Presidenti di regione e sindaci trovano sempre quel componente del proprio staff, o quel capo di gabinetto, o quel segretario alla presidenza o segretario comunale o dirigente o funzionario apicale disposto ad assecondare la "volontà politica", traducendola in atti insostenibili sul piano giuridico e, spesso, della logica.

In questo modo si commettono errori operativi a dir poco clamorosi. E costosi. Per eliminare dall'ordinamento un'ordinanza palesemente illegittima (si ribadisce, in realtà nulla) come quella del Presidente della Regione Siciliana, dirigenti e funzionari hanno impiegato il proprio tempo nell'istruirla e redigerla, nel sottoporla alla sottoscrizione, nel pubblicarla, nell'adottare poi provvedimenti o indicazioni operative; lo Stato ha dovuto impugnarla, impegnando l'Avvocatura, pagando il contributo unificato, richiedendo la riunione della seduta del Tar, che ha dovuto emettere un decreto, da pubblicare e comunque disporre la seduta di cognizione il prossimo 17 settembre.

Tutto questo ha un costo, per altro nemmeno troppo contenuto. Un costo rilevante, per un esito del tutto scontato.

In un sistema coerente, simili provvedimenti così evidentemente nulli, non dovrebbero trovare alcuno spazio: dovrebbero esistere organi per il controllo preventivo di legittimità, esterni, dotati del potere di annullarli prima ancora che siano definitivamente adottati. Le sciagurate riforme Bassanini hanno totalmente eliminato questi controlli in regioni ed enti locali.

Da qui, il dilagare di ordinanze, delibere consiliari, delibere di giunta, caratterizzate dalle più ampie e profonde illegittimità, il cui unico esito è affollare le sedi giudiziarie e muovere un fiume di denaro per le connesse spese legali.

Qualcuno dovrebbe rispondere per simili errori operativi, talmente marchiani. Ma, non avviene mai. Anzi, chi asseconda la "volontà dell'amministrazione" anche consigliando ed elaborando provvedimenti insostenibili sul pianto tecnico-giuridico mostra di meritare "fiducia" e passa per "manager" che "semplifica" la burocrazia.

Sarebbe, al contrario, opportuno che chi intenda in questo modo l'amministrare pubblico venisse chiamato a rispondere delle spese che muove e anche del clima di scontro politico-sociale che contribuisce a creare, favorendo operativamente la produzione di atti di così evidente illegittimità/nullità, anche per incidere sulla carriera.

Ma, ovviamente, questo non accadrà mai.

2 commenti:

  1. D'accordissimo, ma,ad una prima lettura, non sembra sia stata redatta da soloni ne da funzionari d'esperienza e professionalità...non è da escludere quindi che, in un sistema qual è quello attuale (assenza totale del principio delle compenze), sia stata vergata a mano di pugno direttamente dal presidente...

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