lunedì 26 ottobre 2020

In smart working almeno il 50% dei dipendenti addetti a mansioni compatibili. Accorgimenti per non aggirare le norme

           Il dibattito sul lavoro agile si arricchisce ogni volta di temi nuovi e oggettivamente sorprendenti.

L’ultimo preteso problema consiste nel dirimere l’alternativa se il “50% almeno” di dipendenti da adibire al lavoro agile sia da riferire alle teste o al monte ore equivalente.

E’ verissimo che spesso chi produce norme (leggi, regolamenti, decreti) non brilla particolarmente per la chiarezza del linguaggio.

Altrettanto chiaro appare, tuttavia, l’abbandono progressivo dei canoni interpretativi disposti dalle leggi e, probabilmente, anche la ricerca dell’eccessivo dettaglio, la cui conseguenza è il travisamento del testo.

L’articolo 12, comma 1, delle preleggi dispone: “Nell'applicare la legge non si può ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, e dalla intenzione del legislatore”.

Nel ricercare il significato di una norma, in via prioritaria occorre proprio l’analisi del testo, la ricerca del significato letterale proprio delle parole e del periodo nel quale sono inserite, tenendo presente l’intenzione del legislatore.

Allora, andando alle previsioni dell’articolo 263 del d.l. 34/2020, convertito in legge 77/2020 e a quelle del Dpcm 13.10.2020, del DM 19.102020 e del Dpcm 25.10.2020, l’intenzione è chiara: incentivare il lavoro agile, come misura di decongestionamento di uffici e trasporti, per favorire il distanziamento.

Andiamo ai testi delle norme:

articolo 263: “…le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, adeguano l'operativita' di tutti gli uffici pubblici alle esigenze dei cittadini e delle imprese connesse al graduale riavvio delle attivita' produttive e commerciali. A tal fine, fino al 31 dicembre 2020 ... organizzano il lavoro dei propri dipendenti e l'erogazione dei servizi ... applicando il lavoro agile, con le misure semplificate di cui al comma 1, lettera b), del medesimo articolo 87, al 50 per cento del personale impiegato nelle attivita' che possono essere svolte in tale modalita' e comunque a condizione che l'erogazione dei servizi rivolti a cittadini ed imprese avvenga con regolarita', continuita' ed efficienza, nonche' nel rigoroso rispetto dei tempi previsti dalla normativa vigente…”;

DPCM 13.10.2020, articolo 3, comma 3: “Nelle pubbliche amministrazioni di cui all'art. 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e' incentivato il lavoro agile con le modalita' stabilite da uno o piu' decreti del Ministro della pubblica amministrazione, garantendo almeno la percentuale di cui all'art. 263, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34”;

DM 19.10.2020, articolo 3, comma 1: “ciascun dirigente, con immediatezza:

a) organizza il proprio ufficio assicurando, su base giornaliera, settimanale o plurisettimanale, lo svolgimento del lavoro agile almeno al cinquanta per cento del personale preposto alle attività che possono essere svolte secondo tale modalità, tenuto conto di quanto previsto al comma 3”;

DPCM 25.10.2020, articolo 3, comma 3: “Nelle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001,n.165,e' incentivato il lavoro agile con le modalita' stabilite da uno o piu' decreti del Ministro della pubblica amministrazione, garantendo almeno la percentuale di cui all'articolo 263, comma 1,deldecreto-legge19 maggio 2020, n. 34,convertito con modificazioni dalla legge17 luglio 2020, n. 77”.

Bene. I DPCM 13.10.2020 e 25.10.2020 contengono norme di richiamo all’articolo 263 del d.l. 34/2020 e al DM 19.10.2020.

Queste ultime due norme fissano, nel loro testo, la regola sulla percentuale:

a) “50 per cento del personale impiegato nelle attivita' che possono essere svolte in tale modalita'”;

b) “cinquanta per cento del personale preposto alle attività che possono essere svolte secondo tale modalità”.

Come si nota, quindi, le due disposizioni riferiscono la percentuale del 50% al “personale”. Simmetricamente, esse non connettono la percentuale:

  1. alle ore di lavoro;

  2. alle unità lavorative equivalenti.

Il testo letterale delle norme, tenendo conto della connessione tra loro delle parole usate, non pone dubbio alcuno: è da collocare in smart working il 50% almeno del personale; il personale è costituito da dipendenti1; il sillogismo non può che concludersi con una conferma: il 50% è riferito, quindi, ai dipendenti, per “testa” e non certo all’orario di lavoro o ad altre grandezze.

D’altra parte:

  1. poiché il fine della norma è contribuire alla lotta alla diffusione del contagio, riducendo i contatti tra persone;

  2. l’espansione dell’epidemia è, infatti, determinata dai contatti;

  3. il virus si trasmette da persona a persona;

  4. un maggior distanziamento e un contenimento della pandemia non può che riguardare individui e persone;

  5. misure organizzative anticontagio non possono che riferirsi, quindi, a contingenti di persone e non ad altre grandezze.

Sembra, quindi, di poter aver dimostrato che se un certo ufficio svolga attività compatibili col lavoro agile e che a queste attività siano adibite 10 dipendenti, 5 di essi possono essere disposti in lavoro agile. 5 numericamente in una certa e medesima unità di tempo. Poi, se si adottano criteri di rotazione, tutti i 10 dipendenti a turno potranno lavorare da remoto: l’obiettivo è che in quella determinata unità di tempo lavorino in sede, in modalità tradizionale comunque 5 persone.

Il riferimento alla quantità di dipendenti in lavoro agile in una certa e precisa unità di tempo appare fondamentale.

Su Norme e Tributi plus del 26 ottobre 2020, l’articolo “Lavoro agile, soglia minima solo per teste” di Tiziano Grandelli e Mirco Zamberlan, riporta questa suggestione: “Il dato letterale (del DM 19.10.2020, nda) non porta necessariamente ad affermare che il lavoratore debba rendere la prestazione in lavoro agile per il 50% del suo tempo. Infatti, sembra potersi coinvolgere la metà dei dipendenti dell’unità organizzativa prevedendo un solo giorno di smart-working ciascuno. Sicuramente, si tratta di una soluzione limite in quanto l’obiettivo è sempre quello di contenere i contatti e gli spostamenti. Non si tratta di una “soluzione limite”, ma di una soluzione sbagliata.

Prendendo a riferimento unità di tempo variabili nella loro estensione, il dato che deve rimanere costante è che il 50% dei dipendenti adibiti a funzioni compatibili col lavoro agile lavori in smart working. Visualizziamo:

Unità di tempo

Dipendenti del servizio

Dipendenti in smart working

Giorno

10

5

Settimana

10

5

Mese

10

5


Occorre, cioè, che ogni giorno dei 10 dipendenti del servizio, 5 lavorino da remoto. Se l’unità di tempo considerata è la settimana, può capitare che un dipendente lavori in smart working in solo giorno; questo significa che negli altri 4 giorni della settimana siano collocati in smart working persone con turni maggiori rispetto alla ripartizione eguale per tutti.

Visualizziamo un’altra volta, con un’ipotesi semplice di ripartizione del lavoro agile uguale per tutti (non riportiamo le ipotesi di rotazione):



lun

mar

mer

gio

ven


Dip 1

SW (sì o no)

Dip 2

SW (sì o no)

Dip 3

SW (sì o no)

Dip 4

SW (sì o no)

Dip 5

SW (sì o no)

Dip 6

no

no

no

no

no

SW (sì o no)

Dip 7

no

no

no

no

no

SW (sì o no)

Dip 8

no

no

no

no

no

SW (sì o no)

Dip 9

no

no

no

no

no

SW (sì o no)

Dip 10

no

no

no

no

no

SW (sì o no)

Tot in sw

5

5

5

5

5



Andiamo adesso ad un’ipotesi nella quale il dipendente 1 sia posto in smart working solo un giorno la settimana: anche i dipendenti 6,7,8 e 9 (comunque 4 dei 5 compresi tra il 6 e il 10) dovranno effettuare 1 giorno in lavoro agile, per garantire che nell’unità di tempo giornaliera, ma quindi anche settimanale, il 50% dei dipendenti, delle persone, sia in lavoro agile:



lun

mar

mer

gio

ven


Dip 1

no

no

no

no

SW (sì o no)

Dip 2

SW (sì o no)

Dip 3

SW (sì o no)

Dip 4

SW (sì o no)

Dip 5

SW (sì o no)

Dip 6

no

no

no

no

SW (sì o no)

Dip 7

no

no

no

no

SW (sì o no)

Dip 8

no

no

no

no

SW (sì o no)

Dip 9

no

no

no

no

SW (sì o no)

Dip 10

no

no

no

no

no

SW (sì o no)

Tot in sw

5

5

5

5

5



Per non “gabbare” la norma, la scelta di prevedere “turni” di lavoro agile non distribuiti in modo uniforme, impone di organizzare calendari particolarmente complicati, per garantire che il 50% sia realmente rispettato nella sostanza e non solo nella forma. Non basta, cioè, disporre lo smart working al 50% dei dipendenti, ma cagionando la situazione paradossale nella quale in certi (o paradossalmente tutti) giorni o settimane o mesi, lavorino in sede in modalità tradizionale più del 50% dei dipendenti, intesi sempre come persone fisiche.

1Nel vocabolario on line Treccani il sostantivo “personale” è così definito: “Il complesso dei dipendenti (impiegati e operai) di un ufficio, un’amministrazione, un’azienda, un ente o istituto: il p. di un ministero, dell’esattoria comunale, di una banca; il p. di un ospedale, di un albergo, di un ristorante; p. assunto, p. in prova; ridurre, licenziare il p.; assumere nuovo p.; c’è mancanza, richiesta di p.; Direzione generale del p., in ministeri, grandi amministrazioni e sim.; direttore, capo del p.; p. specializzato; basso p., quello incaricato dei servizî meno qualificati”.

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