Il "cambio di passo" consisterebbe nella radicale modifica delle regole sugli appalti, nella revisione della disciplina sull'anticorruzione che appesantisce e ingabbia la gestione, nella reintroduzione di controlli preventivi esterni di legittimità sciaguratamente eliminati negli anni, nella trasformazione dell'attività della PA da "blocco autorizzante" a "consulenza e controllo successivo".
Nulla di tutto questo si è sin qui non solo visto, ma nemmeno ancora lontanamente progettato.
Certo, nei primissimi giorni di un Governo non è facile pretenderlo. Tuttavia, la sensazione che il "passo" tenuto sia molto simile ad un già visto, rivisto, trito e ritrito negli anni è forte.
Il "condono", come molto schiettamente ha ammesso un Presidente del consiglio piuttosto refrattario agli inglesismi (voluntary disclosure), come anche a metafore buoniste (pace fiscale), è esattamente quanto di maggiormente rappresentativo di un vecchiume amministrativo che rende inaffidabile ed inefficiente il convivere civile.
Per altro, appare oggettivamente poco centrato e poco comprensibile il percorso. Il Presidente del consiglio ha affermato, in sostanza, che il condono in atto rivela la sostanziale inefficienza del sistema, che quindi va riformato.
Ma, acclarato che molte cose nel processo di riscossione delle entrate pubbliche non funzionano, occorrerebbe agire esattamente nel modo opposto. Trovare le inefficienze, capire come correggerle, approvare la riforma e, proprio per questo, semmai, condonare cartelle vecchie, attivate nell'ambito di un precedente sistema non compatibile con quello nuovo.
E mancherebbe un'altra cosa, che manca anche in questo, come in tutti i precedenti condoni: la ricerca dei responsabili per agire nei loro confronti con provvedimenti di risarcimento danni e/o di allontanamento-licenziamento.
Non è lo Stato di per sè che non ha funzionato. La riscossione è un servizio dato in appalto a società private, variamente partecipate dal sistema pubblico.
E' perfettamente noto a chiunque che in qualsiasi ministero, agenzia, ente, comune, provincia, regione, l'interesse per la riscossione delle entrate, tributarie o patrimoniali, è molto, ma molto scarso. Regioni e comuni hanno fatto di tutto per contrastare l'entrata in vigore del nuovo sistema di determinazione delle facoltà di spesa per nuove assunzioni, fondato sull'ovvio principio che la spesa per nuovi dipendenti debba essere basata su uno stabile flusso di entrate correnti, anche, tra gli altri motivi, per la consapevolezza di avere un sistema di riscossione che fa acqua da tutte le parti.
Sì, perchè troppo spesso i soggetti preposti alla riscossione subiscono le pressioni del consigliere, dell'assessore, del sindaco, del presidente, del dirigente vicino al partito, del grande elettore, per tenere ferma l'effettiva azione di acquisizione del credito nei confronti degli "amici" o "elettori". E, prima ancora, gli enti sono soliti fare di tutto per tenere bloccate le ordinanze ingiunzione o i ruoli.
Prima di attivare un condono, allora, sarebbe da capire:
- chi ha fatto pressioni per bloccare;
- chi ha ceduto alle pressioni;
- chi se ne è giovato;
- quali possano essere le convenienze a tenere ferme le riscossioni;
- come è possibile che nessuno controlli; a questo proposito, si ripropone l'eterna domanda sulla concreta utilità, ad esempio, degli organi di revisione negli enti locali, privi di qualsiasi concreto potere in questo campo.
E sarebbe evidente che: chi tiene ferma per anni la riscossione, va cacciato; chi fa pressioni per non notificare, va estromesso: l'aggio per il semplice servizio, prescindendo dalla riscossione, eliminato.
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