domenica 18 aprile 2021

Covid: aprire riferendosi al rischio ragionato o al buon senso è rinunciare alla funzione di guida

 Le riaperture sono auspicate e necessarie. Come necessario appare governarle e regolarle.

E' evidente che dietro la scelta di tornare alla normalità si celi un rischio, anche perchè semplicemente non esiste l'opzione del "rischio zero".

Tuttavia, qualcosa non torna. In molti stanno acclamando le riaperture a "rischio ragionato", sottolinenando come, in sostanza, il Governo, resosi conto che sul piano economico non è più sostenibile il regine di lockdown (per quanto sensibilmente meno drastico di quasi tutti gli altri Paesi competitori), consenta le aperture, fidando soprattutto sulla responsabilità delle persone e dei loro comportamenti individuali.

Sintetizza questo modo di vedere le recenti decisioni del Governo l'articolo su Il Messaggero a firma di Mario Benedetto "Il 'liberi tutti' e il buon senso che non deve abbandonarci".

L'articolo, in sostanza, parte dalla constatazione che la situazione oggettiva e la protesta montante delle categorie maggiormente colpite dalla crisi economica hanno reso inevitabile riaprire.

Tuttavia, il commentatore ritiene che il Governo abbia adottato questa decisione nella sostanza rimettendo ad ogni cittadino la responsabilità, chiamata a rendere la riapertura "utile e 'sostenibile' senza che si rendano necessari passi indietro".

Saremmo, dunque, come afferma il commentatore "noi, la popolazione" i veri responsabili della riuscita della strategia contro il Covid.

Per questo, prosegue "questa riapertura ... non deve suonare come un 'liberi tutti', anzi, deve portare a comportamenti ancor più consapevoli, permettere di proseguire il cammini verso una normalità nuova".

Per questo, conclude l'articolo, questa volta la scelta del Governo è più marcatamente politica e meno influenzata dalla scienza. Afferma il commentatore che in questo caso per lavorare e vivere non sono stati solo "numeri o statistiche a dover orientare le nostre valutazioni, ma perchè no, anche il buon senso ... Tra le tante ricette forse è proprio il buon senso, con il sostegno della scienza che è regina di questo interregno, a dettare il miglior comportamento. Quello responsabile".

Sarà.

Ma l'argomentazione proposta non pare possa superare due obiezioni molto semplici.

La prima. Si afferma che riaprire è necessario, ma che occorre essere proprio per questo maggiormente responsanili. Non si coglie la contraddizione in termini? La riapertura non è certo un "liberi tutti", no, ma è manifestamente finalizzata ad incrementare spostamenti e soprattutto negoziazioni e, dunque, contatti tra persone, consentendo nuovamente di frequentare luoghi fin qui in parte inibiti: scuole, mezzi di trasporto, bar, ristoranti. Che senso ha, allora, invocare la "responsabilità"? Vuol, forse, significare che ogni cittadino, pur avendo a breve la possibilità di incontrare meno restrizioni e tornare a consumare pranzi e cene, dovendosi però comportare responsabilmente, allora dovrebbe in ogni caso astenersi dal godere di queste maggiori aperture? E se tutti agissero così, allora, quale sarebbe il vantaggio delle riaperture per le categorie economiche interessate.

La seconda. La retorica del "buon senso" da tempo immemorabile si ripete, sempre uguale a se stessa" e senza alcuna originalità, ogni qualvolta ci sia da adottare scelte drastiche e, quindi chiare, ma si preferisca invece restare nell'ambiguità.

Le regole sono regole. Non è una regola affidarsi al "buon senso", per la semplicissima ragione che il senso, ma soprattutto la sua qualificazione di "buono", di ciascuno è diverso da quello di ciascun altro. Un comportamento che per un no-vax è di buon senso, non lo è per chi ritiene indispensabile vaccinarsi; una scelta che è di buon senso per chi ritiene debbano prevalere le ragioni dell'economia su quelle della salute, non lo è per chi pensa l'opposto. Il "buon senso" non dovrebbe essere, mai e poi mai, lo strumento per guidare. Chi sceglie di svolgere una funzione di guida, ma affidandosi alla responsabilità dei soggetti che deve guidare e al loro buon senso, sostanzialmente rinuncia a svolgere la funzione, demandandola agli altri. Ed affermare che è responsabilità di ciascuno, e dunque nostra, l'applicazione delle regole e la loro riuscita ai fini della lotta alla pandemia, significa precostituire la giustificazione, nel caso di fallimento della strategia: l'operazione è perfettamente riuscita, ma il malato è morto.

Forse, da un Governo di unità nazionale, nato per guidare meglio il Paese, con scelte coraggiose e chiare, ci si sarebbe dovuto aspettare di più. Ad appellarsi al "buon senso" sono capaci tutti.



1 commento:

  1. Perfettamente d'accordo caro dott. Oliveri. L'anno scorso in Sicilia i vertici istituzionali proclamarono la fine della pandemia e l'avvio della famigerata fase 2, conni risultati che tutti noi abbiamo visto e vissuto. L'apertura "ragionata" con date fisse e predeterminate è del tutto irrazionale e antiscientifica. L'apertura delle scuole peraltro, con le conseguenze dovute al mancato adeguamento dei trasporti pubblici (checché se ne dica) ad un mese dalla fine dell'anno scolastico è semplicemente assurda. Non si muore di DAD ma di Covid!

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