I tuttologi ci sono sempre stati, ma la pandemia ne ha incrementato il numero e in qualche misura anche l'estensione, già immensa, del campo delle loro riflessioni.
E' il caso del sociologo Luca Ricolfi, che sempre più spesso indossa anche la giacca dell'esperto di pubblica amministrazione. In tale veste, nell'articolo pubblicato su Il Messaggero del 17.4.2021, titolato "La sconfitta del partito della prudenza", inserisce, non si sa in base a quale criterio logico, nel commento non troppo entusiasta alle riaperture decise dal governo, considerazioni sui "garantiti" e i "non garantiti".
Spiega il sociologo: "la politica... anzichè cercare di attenuare la voragine che si stava allargando tra garantiti e non garantiti, ha parteggiato nettamente per i primi, fino al punto di incrementarne alcune tutele, come nel caso dell'aumento agli statali concesso in piena pandemia non solo a medici e infermieri (come era giusto) ma attuti, compresi i dipendenti in smarty working, cui dobbiamo la spettacolare caduta di efficienza della Pubblica Amministrazione".
Glissiamo sulla teoria secondo la quale la caduta di efficienza della PA sarebbe causata dai dipendenti in smart working (prima, quindi, la PA, in assenza quasi totale di gestioni digitali era più efficiente?), il Ricolfi dà per scontato che lo Stato abbia già "concesso" e in piena pandemia gli incrementi contrattuali.
Ora, che la scelta di attivare in questa fase i rinnovi contrattuali sia molto criticabile, appare oggettivo, qualunque possa essere il punto di vista sulla questione.
Tuttavia, vi dovrebbe essere senso della misura e della realtà, quando si affrontano le questioni.
Sì, perchè se da un lato è vero che il Governo è partito con la stagione contrattuale, a valere su stanziamenti per i rinnovi decisi già a partire dal 2019 e quindi anche prima della pandemia, altrettanto vero è che fino ad oggi non è ancora stato speso nemmeno un centesimo. Dunque, nessun aumento è stato "concesso".
Chissà se il Ricolfi abbia avuto modo di leggere il Sole 24 Ore del 18.4.2021. Se lo facesse, troverebbe un pezzo molto interessante di Gianni Trovati, titolato "Pa, rinnovi dei contratti solo dal 2022". Il Trovati spiega che, sostanzialmente, i tempi tecnici per concedere gli aumenti previsti non vi sono.
Tanto è vero che nel Def, spiega il Trovati, si prevede che i Ccnl saranno sottoscritti solo nel 2022.
E' vero che si tratta di contratti riferiti al triennio 2019-2021 e che, dunque, gli incrementi poi copriranno queste annualità.
Ma, è oggettivo che fino ad oggi non è stato "concesso" assolutamente nulla e che nei documenti finanziari non è presente attualmente alcun onere.
La tuttologia spesso sconta il problema di voler parlare di tutto, trascurando troppo.
Estratto dal Def 2021
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