sabato 12 febbraio 2022

Tornano di moda i controlli?

La vicenda delle truffe da circa 4 miliardi per il superbonus 110% fa tornare di moda un fantasma che pareva estinto per sempre: i controlli.

Da decenni Legislatore e Dottrina delineano e mettono in pratica l'idea che i controlli siano roba da burocrazia bizantina, un appesantimento procedurale inutile e paradossalmente più foriero di illegittimità e corruzione rispetto ai presunti benefici.

Tanto è vero che in questo stesso periodo i controlli esterni preventivi di legittimità sugli atti degli enti locali sono stati totalmente azzerati, mentre contestualmente il volume delle pratiche lasciate alle asseverazioni di professionisti privati o alle semplici autodichiarazioni soggette a verifiche solo successive è cresciuto in modo esponenziale.

I più recenti esempi sono il rilascio del Reddito di Cittadinanza ed appunto l'accesso al superbonus edilizio. Il Presidente del Consiglio, nella conferenza stampa dell'11.2.2022 ha portato ad esempio il depliant delle Poste, nel quale campeggia l'evidenziazione dell'assenza della necessità di controlli preventivi. Ed ha addebitato ai controlli inesistenti la causa delle disfunzioni del superbonus. Con lui, il Ministro delle Finanze, la cui dichiarazione è stata quella di non aver mai visto una truffa di simile portata.

A parte la circostanza che ad un Ministro delle Finanze, per altro con un passato di Ragioniere generale dello Stato, non dovrebbe sfuggire la maxi ed inaccettabile truffa ogni anno e da sempre perpetrata allo Stato ed a tutti i cittadini, cioè le centinaia di miliardi di evasione fiscale e contributiva, questi improvvisi risvegli sui problemi operativi della gestione non possono che destare grande interesse.

Idee di riforma della Pubblica Amministrazione malamente ispirate a quel New Public Managment ormai da tempo abbandonato anche da chi lo aveva generato, hanno è distrutto il sistema dei controlli esterni, sostituendolo con il simulacro di controlli interni del tutto inefficaci perchè privi di sanzioni e svolti da organismi nominati dal controllato, oppure con l'impazzimento burocratico della normativa anticorruzione mai capace di intercettare la mala amministrazione.

E' vero: i controlli preventivi non possono assicurare l'assenza totale di truffe. D'altra parte, la truffa consiste nella dolosa violazione delle regole poste a disciplinare certi istituti ed i truffatori sono abili a districarsi tra le norme per infrangerle e lucrare illecitamente.

Tuttavia, l'eliminazione totale di un apparato di controllo non è affatto una buona idea. Come si dimostra, in alcuni casi emblematici facilita la naturale tendenza a truffare, ma comunque crea un terreno fertile per decisioni e gestioni inefficaci, dannose per l'interesse pubblico ed utili sono a gruppi ristretti.

Si è pensato che "semplificare" implichi soprattutto eliminare i controlli. Le cose non stanno così: semplificare significa semplificare anche i controlli, oltre che ridurre i passaggi operativi. E a questo scopo, accanto alla necessaria reingegnerizzazione dei processi, come dicono quelli che se ne intendono, ormai da diversi anni v'è l'arma della digitalizzazione e dell'incrocio delle banche dati.

Realizzando processi digitali di domanda, controllo automatico con l'incrocio dei dati, percorso di risposta validato sempre on line da soggetti preposti al controllo, i tempi operativi non risulterebbero incrementati e l'efficienza ne guadagnerebbe.

Il tutto, ovviamente, a condizione che si passi davvero da una mentalità arretrata, secondo la quale la gestione digitale altro non è se non portare su applicativi on line i medesimi passaggi cartacei, ad una concezione capace di cogliere davvero gli effetti della digitalizzazione, il cui esito è rivedere dal fondo i percorsi.

Occorre, dunque, una mentalità organizzativa digitale. Che, tuttavia, pare ancora largamente carente, come dimostra proprio l'avversione nei confronti dei controlli preventivi visti come "appesantimento", pur potendosi attivare processi informatici veloci ed efficienti a questo scopo.

Una visione dell'organizzazione della PA ancora analogica, ancora legata ai servizi da rendere "in presenza" e "allo sportello" costituisce l'ostacolo principale, a 17 anni di distanza dalle previsioni del Codice dell'Amministrazione Digitale, alla realizzazione di un'organizzazione capace finalmente di dettare compiti, prescindere dalla necessità di realizzarli in una sede fissa ed in un segmento orario specifico (in due parole, lavoro agile), misurarne la realizzazione e controllarne contenuti ed effetti.

Il controllo è il requisito indispensabile per ogni esito gestionale che si voglia di qualità ed efficace. Non può eliminare truffe e malversazioni, ma può rendere più arduo il compito dei malintenzionati.

Ripristinare i controlli preventivi è una strada obbligata non solo per fattispecie che fanno notizia anche a causa delle ricadute politiche connesse, come Reddito di Cittadinanza e Superbonus, ma per tutta l'efficienza generale della PA, anche appunto per le truffe enormi e da sempre sotto gli occhi di chi, non controllando, ne consente una tolleranza intollerabile: lavoro nero, evasione fiscale, nomine ed incarichi a persone prive di requisiti, lavori pubblici non finanziati e con progetti scadenti, contributi a fondo perduto per iniziative totalmente inutili e via così.

Non vi è bisogno di Pnrr per attivare riforme veramente necessarie; per prime, tra esse, azzerare 30 anni quasi di distruzione degli apparati di controllo, ripristinandoli ed ammodernandoli con le risorse moderne sarebbe un primo passo.




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