lunedì 4 aprile 2022

Smart working: erroneo calcolare la prevalenza del lavoro in presenza al netto delle ferie, come suggerisce invece l'Inps

L'articolo "Lavoro agile, per l'Inps la «prevalenza in servizio» è al netto delle assenze autorizzate a qualsiasi titolo"di Consuelo Ziggiotto e Salvatore Cicala in NT plus del 4.4.2021, informa che l'Inps ritiene di garantire la prevalenza del lavoro in presenza rispetto al lavoro agile scomputando le ferie, come esplicitato nel messaggio Hermes n. 1143/2022 dell'Istituto.

Contrariamente a quanto affermano gli autori, la decisione dell’Inps appare assolutamente irrazionale, perchè in violazione di una serie di elementi logici, normativi e contrattuali.

Il lavoro agile è solo una modalità di espletamento della prestazione, non una forma contrattuale diversa, tale da potersi considerare a parte e influente sul conteggio delle ferie, che spettano a prescindere dalla configurazione della prestazione resa, se agile o meno.

L’indicazione dell’Inps comporta la conseguenza, invero assurda, che il lavoratore risulti obbligato a chiedere le ferie a condizione che siano fruite in un numero di giorni direttamente proporzionale al rapporto tra lavoro in modalità agile e lavoro tradizionale.

Quindi, se un dipendente in un mese con 22 giorni lavorativi espleti 10 giornate di lavoro agile e 12 in “presenza”, il 45,45% delle giornate è in lavoro agile ed il restante 54,65% in presenza. Quindi, su 10 giorni di ferie, dovrebbe usufruire di 4,5 giornate collocate in lavoro agile e 5,5 in presenza.

Ma, questo non è possibile, ovviamente. Se si arrotondasse prevedendo  4 giorni di ferie ricadenti nei turni in lavoro agile e 6 in presenza, nel mese i turni in lavoro agile diverrebbero 6 e quelli in presenza pure si ridurrebbero a 6: il rapporto, preteso dall’Inps, non reggerebbe.

Allora, per rimediare, bisognerebbe imporre che i 10 giorni di ferie ricadano in 5 giornate di turno in lavoro agile e 5 in lavoro in presenza, se non in 6 in lavoro agile e 4 in presenza. Ma, se al lavoratore occorrono le ferie in certi giorni e non altri? Come potrebbe il datore intervenire, specie se si tratti delle ferie consecutive del periodo tra giugno e settembre? E, se il lavoratore chiedesse un numero di giorni di ferie dispari? E se ne chiedesse 1 solo?

E’ lampante che il ragionamento dell’Inps induce a fare alchimie e calcoli proporzionali complessi, da moltiplicare per il numero dei dipendenti dell'ente: una sublimazione della burocrazia, in nome del rispetto soprattutto formale di un principio, quello della prevalenza del lavoro in presenza rispetto a quello agile, che è riferito solo ed esclusivamente alla conformazione dei turni, ma non può tenere conto degli effetti delle assenze dal lavoro. Ci sarebbe da chiedersi, allora, delle conseguenze connesse alla circostanza che un dipendente prenda aspettative, permessi, congedi, o vada in malattia.

Considerare le ferie come un fattore che riduce il lavoro in presenza è erroneo sul piano aritmetico, metodologico e logico.

Inoltre, condiziona la concessione delle ferie non all’organizzazione aziendale generale, ma alla pulviscolare gestione di ogni singolo dipendente, andando ben oltre alle normali esigenze di programmazione.

Infine, l’interpretazione suggerita dall’Inps rende, nella sostanza, il datore di lavoro dominus assoluto del come e quando il lavoratore possa prendere ferie.

E’ certamente corretto che il datore le conceda in modo che non ne risenta l’attività. Ma, sono i contratti collettivi nazionali di lavoro a regolare e disporre gli istituti di regolazione del rapporto di lavoro, e nessun contratto prevede che la fruizione delle ferie imponga una proporzione dei giorni in cui ricadono tra lavoro agile e lavoro tradizionale. E, se i contratti lo prevedessero, darebbero vita ad una forma di discriminazione di quelle espressamente vietate dall’articolo 20, comma 1, della legge 81/2017, che pone il diritto del lavoratore agile non solo alla medesima retribuzione, ma anche al medesimo trattamento normativo.

Con una accorta e leale collaborazione tra le parti, si possono e debbono gestire individualmente anche le modalità di fruizione delle ferie; ma introdurre il concetto che il rapporto tra lavoro agile e lavoro in presenza sia al netto delle ferie è un sistema per creare solo confusione e violare norme e regole contrattuali.


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