In questi giorni, i media stanno esaltando l'applicazione del "modello Genova" all'edilizia scolastica, previsto dall'ennesimo "decreto Pnrr" in corso di emanazione.
Sindaci e presidenti delle province e città metropolitane (spoiler: contrariamente a quanti molti credono, il Ministero dell'istruzione con l'edilizia scolastica non ha nulla a che vedere, perchè gli edifici fino alle medie sono comunali, per le superiori sono provinciali e gli interventi edilizi sono di competenza di province, comuni e città metropolitane) saranno, quindi, dei commissari, abilitati ad affidare progetti a professionisti ed attivare gli appalti praticamente disapplicando totalmente il codice dei contratti.
Andare avanti per commissariamenti e deroghe amplissime alle norme non è certo indice di qualità della legislazione, nè di efficienza. Infatti, vuol dire che le norme sono piombo pesantissimo ai piedi di chi le deve attuare e questo "chi le deve attuare" non è sufficiente, non riesce a districarsi se non inquadrato come commissario con "pieni poteri" e anche attenuazioni di varie responsabilità.
Nel caso di specie, per altro, non si capisce come si tenga insieme la circostanza che i vertici degli enti locali vengano issati alla carica di "commissari", ma per gli appalti possano avvalersi di altre strutture: un commissariamento dimezzato, si direbbe.
Gli è che il "modello Genvoa" è la negazione stessa di un "modello": è la resa alla constatazione che la normativa sugli appalti non funziona, che l'apparato amministrativo e tecnico, dopo quasi 20 anni di "cura dimagrante" è allo sbando e che la situazione di attuazione del Pnrr è lontana dall'essere considerata ottimale.
Per altro, del "modello Genova" mancano le donazioni del progetto e l'accordo tra gentiluomini delle aziende, che hanno lasciato spazio all'unico propositore dell'iniziativa di realizzare i lavori.
Siamo sicuri che la funzione regolatoria ed amministrativa possa passare per l'annullamento totale ed assoluto di regole e apparati?
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