martedì 2 aprile 2024

Perchè per Sinner la terra battuta è una superficie più difficile del cemento

Jannik Sinner ha chiuso il primo trimestre della stagione come meglio non poteva: uno slam (Australian Open) vinto, un 1000 (Miami) vinto,, un 500 (Rotterdam) vinto e una semifinale al 1000 di Indian Wells.

Considerando che è dall'autunno che il tennista ha attivato un insieme di prestazioni vincenti veramente ragguardevole, si potrebbe pensare che anche in questo secondo quarto di stagione avrà il cosiddetto "obbligo di vincere".

Non sarà così scontato. Tutti i successi mietuti a partire dalla fine dell'estate (con la sola eccezione del non felicissimo US Open) sono giunti sul cemento (outdoor o indoor) più o meno veloce (più sul veloce che sul meno veloce, tipo Indian Wells).

La superficie veloce è quella maggiormente gradita a Sinner, che non a caso ha raggiunto a Wimbledon, sull'erba, la sua prima semifinale slam.

Simmetricamente, la terra battuta si presenta come la superficie meno ideale. Perchè?

Ricordiamo, in primo luogo, che un grandissimo come Federer ha incontrato proprio sulla terra battura le proprie maggiori difficoltà a vincere. Anche a causa della presenza del mago della terra rossa, Rafa Nadal, lo svizzero ha raccolto una sola vittoria slam a Parigi (era stato Soderling ad eliminare Nadal...), non ha mai vinto nè a Roma, nè a Montecarlo. Lo stesso Djokovic, che vanta un maggior palmares sulla terra rispetto a quello di Federer, ma non paragonabile a quello di Rafa, ci ha messo del tempo prima di riuscire a vincere anche là dove i calzini diventano arancioni.

Vi sono specifiche ragioni tecniche. Chi gioca a tennis sa bene che il cemento, a meno che la superficie non sia particolarmente abrasiva, restituisce ed aggiunge velocità alla palla, quando rimbalza. Per cui, sono vantaggiosi i colpi che, come si dice, "attraversano la palla", cioè dritti e rovesci con un minimo di "copertura", cioè chiusura verso il basso della testa della racchetta, ma con impatto praticamente parallelo tra racchetta e terreno al momento dell'incontro tra corde e pallina.

Guardiamo, per esempio, il dritto di Nadal "a chiudere il punto", in una superficie rapida (si noti che la testa della racchetta non va verso la testa di Nadal, ma verso la spalla):



Sulla terra battuta, la superficie assorbe l'impatto con la pallina, la terra determina un effetto parzialmente frenante e la fa rimbalzare più alta, rallentando il colpo di quel tanto che basta, ai livelli altissimi, a far recuperare all'avversario il tempo per piazzarsi bene sui piedi e preparare il colpo di rimessa.

Per questa ragione gli scambi sono più lunghi: i campioni riescono più facilmente ad arrivare ben messi sulla pallina e rimetterla dall'altro lato, lunga e forte.

Risulta, quindi, meno semplice "chiudere" con pochi colpi, sperando che la velocità di impatto renda il dritto o il rovescio sufficientemente veloce da rendere impossibile all'avversario di raggiungere la palla. Sul veloce si può puntare all' 1-2, sulla terra occorre prima saper spostare l'avversario. Quindi, mentre sul veloce colpi in lungolinea improvvisi sono spesso vincenti, sulla terra è meglio saper alzare e trovare angoli abbastanza acuti, per provare a chiudere nel colpo successivo, tirando nello spazio aperto.

Il movimento, allora, è opportuno sia più "lavorato": la testa della racchetta è bene parta un po' più bassa e il piatto corde più che attraversare la palla, la debbono "spazzolare", con un movimento non solo in avanti, ma anche verso l'alto, per farla girare moltissimo in direzione dell'avversario. In questo modo, al rimbalzo la palla, oltre che forte, risulterà "pesante" ed in grado di spingere l'avversario indietro, costringendolo a tirare all'altezza della spalla, che significa poter dare meno energia.

Maestro di questo tipo di colpo iper coperto è ovviamente, Nadal (in questo caso,la testa della racchetta va in alto, sopra la testa di Nadal):



Sinner è più portato a tirare i colpi del primo tipo, piuttosto che del secondo. Ecco perchè sulla terra può incontrare difficoltà diverse, anche maggiori, rispetto a quelle del veloce.

Tuttavia, per un verso, tira talmente forte che comunque può inchiodare gli avversari; per altro verso, anche lui può avvantaggiarsi di un maggior tempo proprio per scatenare la potenza dei suoi colpi o, meglio ancora, per "ragionare" e provare a lavorarli di più, abituandosi a chiudere lo scambio con qualche colpo in più di quello che sarebbe necessario sul cemento. Certo, occorre tempo. Ed occorre che di là qualche avversario per mentalità e tecnica più adeguato alla terra non sappia approfittare della maggiore dimestichezza con il terreno. Per esempio, Dimitrov, battuto nettamente in finale a Miami, con maggior spazio e tempo a disposizione sulla terra probabilmente potrebbe dare molto più filo da torcere.

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