Federer un'esperienza esoterica, filosofica, religiosa? Nell'articolo qui linkato (http://lettura.corriere.it/federer-come-esperienza-filosofica/#.T4ArvMQnbLc.twitter) si insiste ad attribuire a Federe significati che vanno ben oltre la cronaca e l'analisi sportiva.
I toni sembrano eccessivi. Come anche sbagliate le analisi. Si richiama la tesi di Hans Ulrich Gumbrecht, secondo cui alle 19.08 del 10 giugno 1984, quando Lendl nella finale del Roland Garros sconfisse John McEnroe, il corso del tennis sarebbe cambiato e il gesto violento e ripetitivo (Lendl) avrebbe dominato per sempre.
Le cose non stanno così. Nella "era di Lendl", la definiamo non perchè il ceko l'abbia dominata, ma per comprendere il periodo tra il 1984 1 il 1991, convivevano appunto Lendl Agasi e Wilander, ma anche Edberg e Becker, e c'erano finissimi dicitori come Mecir, Leconte, tantissimi americani serve&volley, Pat Cash, Stich e terraioli talentuosi come Andrès Gomez.
Il tennis ha cambiato veramente faccia prima con le modifiche tecnologiche alle racchette (e in questo Lendl è stato un precursore). La racchetta di legno, pesante e col piattocorde piccolo, richiedeva un grande controllo, un braccio e un polso molto dotati, escludevano dai vertici altissimi i tennisti mazzolatori e dal gesto ripetitivo (Solomon, Higueras, Dibbs, Barazzutti) e permettevano un tennis difensivo di grande dinamismo ma enormi contenuti tecnici solo a gente come Borg e Vilas: basti pensare alla straordinaria fluidità del gesto tecnico del dritto dello svedese e del rovescio dell'argentino, tra i migliori mai visti.
La racchetta al fulmicotone sviluppatasi a inizio anni '90 ha permesso, invece, di andare ai vertici a gente come Courier e Bruguera, ma anche Muster. Finchè è stato possibile giocare su una terra lenta e cemento ed erba veloci e non sono state affinate tecniche di allenamento poste ad esaltare la difesa e la forza a partire dalla risposta, Sampras e Rafter (con le dovute proporzioni) hanno potuto ancora interpretare un tennis serve&volley quasi vecchio stampo, nel quale, però, la seconda palla era forte quasi come la prima (vedi Krajcek e Sampras) e il dritto aveva iniziato a divenire il colpo conclusivo dopo il servizio, come e quanto la voleè.
Il rallentamento progressivo delle superfici ha fatto il resto ed ha portato alla riproduzione seriale del gioco alla Sharapova nel tennis femminile e alla Nadal-Djokovic in quello maschile.
Federer è nato in un tennis interpretabile ancora alla Sampras, non certo alla McEnroe, e si è subito adattato al tennis da fondo.
Lo svizzero è un perfetto interprete del tennis di oggi, ma si distingue dagli altri perchè è meno "costruito" e più spontaneo. Nadal è l'esatto opposto. Pur di conseguire un vantaggio tecnico, ha scelto, da destrorso, di giocare come mancino: più costruito di così... Federer, pertanto, porta ancora i colpi con l'eleganza e la fluidità che certi interpreti degli anni '60 e '70 del secolo scorso proponevano, quando le palline viaggiavano ad una velocità pari a un terzo di quella attuale e, dunque, l'eleganza del gesto era molto più semplice.
Ma, Federer non ha mai esitato a brutalizzare il gioco, esattamente come i suoi rivali, quando poteva. L'ultimo Wimbledon vinto gli ha visto segnare 50 aces. Lo schema servizio e dritto ha sostituito il serve&volley.
Certo, Federer è più portato di altri a vedere velocemente uno spiraglio per chiudere velocemente lo scambio, indulge poco alla "manovra" e varia i colpi molto di più.
Ma è un giocatore moderno. Del passato ha solo le movenze, non la forza strepitosa del dritto e, in genere, dei colpi da fondo.
Sicuramente, a differenza di Nadal e Djokovic, anche con la racchetta di legno e le superfici di una volta ci avrebbe saputo fare. Ma non per questo è un dinosauro sopravvissuto. E' un elegantissimo interprete del powetennis di oggi.
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