domenica 14 luglio 2013

Dipendenti provinciali trasferiti alle regioni? Non aumentano gli stipendi #province

Dipendenti provinciali trasferiti alle regioni? Non aumentano gli stipendi

A proposito della cancellazione delle province e del destino eventuale dei loro dipendenti, sospesi tra il licenziamento ed il trasferimento ad altri enti, una leggenda è molto accreditata: l’impossibilità di trasferirli alle regioni, perché si incrementerebbe il costo del lavoro.

E’ solo una storiella, ma molto accreditata. Anche perché a divulgarla sono le stesse istituzioni provinciali. Nel dossier (http://www.upinet.it/4110/rivista_upi_le_province/il_dossier_upi_sulle_spese_della_pubblica_amministrazione/#.UdqHxj3LtFN.twitter) dell’Unione province italiane sui costi delle province in raffronto a quelli di Stato e regioni, si legge: “Chi ipotizza l’abolizione delle Province come fonte di risparmio per la spesa pubblica, non solo non tiene conto dei 10 miliardi di spesa per servizi essenziali che non possono essere soppressi, ma non considera il forte incremento che deriverebbe dal passaggio del personale delle Province alle Regioni. Il costo medio del personale delle Province è di circa 41 mila euro l’anno a dipendente. Il costo medio del personale delle Regioni è del 38% in più: 58 mila euro l’anno a dipendente”. Si tratta di un’argomentazione del tutto fuorviante e non vera.

Essa è corretta, nell’evidenziare che la spesa del personale nelle regioni è molto più alta della media. Si tratta di un dato oggettivamente incredibile, che testimonia come se interventi di riordino di competenze e funzioni e spesa debbono essere fatti, essi dovrebbero partire sicuramente verso la direzione delle regioni, enti che dall’attuazione dello sciagurato “federalismo” all’italiana (riforma del Titolo V della Costituzione) hanno incrementato inesorabilmente la loro spesa del 40%.

L’abnorme costo del personale regionale è l’evidente frutto dell’abuso di progressioni orizzontali e verticali, cioè di aumenti di stipendio e promozioni, sicchè le regioni dispongono di un esercito senza soldati e con tutti ufficiali. Una gestione dissennata del personale, cogestita con le organizzazioni sindacali ed agevolata dal fattore di rischio, ai fini della perdita di controllo della spesa pubblica, più devastante: la potestà legislativa di cui godono le regioni.

Esse non sono solo “centri di spesa”, ma addirittura centri di decisione sulla spesa, dove si decide se e quanto spendere. Con che risultati si vede.

In ogni caso, a differenza di quanto raccontano le leggende metropolitane del diritto, il trasferimento dei dipendenti delle province alle regioni non comporterebbe affatto un incremento degli stipendi e dei costi del personale.

Il problema della destinazione dei dipendenti provinciali è uno tra quelli più rilevanti, connessi all’abolizione delle province. Una tra le alternative possibili (licenziamento, trasferimento ad altri enti) è il loro passaggio alle regioni, specie laddove si stabilisse di attribuire ad esse le competenze provinciali.

L’assunto dell’incremento della spesa pubblica è infondato. Esso, in primo luogo, suscita l’impressione che nelle regioni si applichi un contratto collettivo differente da quello delle regioni. Ma non è così: ad entrambi gli enti si applica la contrattazione collettiva del comparto regioni-autonomie locali. Il maggior costo del personale regionale non discende dall’applicazione di un contratto diverso, ma dalla presenza di un maggior numero di dirigenti e funzionari di elevato livello retributivo, e, inoltre, dall’elevatissimo numero di concorsi interni e progressioni orizzontali (cioè aumenti di stipendio) effettuati a partire dal 2001 da parte delle regioni.

Il pericolo di incremento dei costi non sussiste, per la semplice ragione che è operante il congelamento delle retribuzioni individuali e dei fondi della contrattazione decentrata, disposto dall’articolo 9, commi 1 e 2-bis, del d.l. 78/2010, convertito in legge 122/2010. Il comma 1 stabilisce che per gli anni 2011, 2012 e 2013 (ma si prolungherà almeno fino al 2014) il trattamento economico complessivo dei singoli dipendenti, anche di qualifica dirigenziale, ivi compreso il trattamento accessorio non può superare, in ogni caso, il trattamento ordinariamente spettante per l’anno 2010. La disposizione, dunque, impedisce radicalmente non solo alle regioni, ma a qualsiasi amministrazione dovesse acquisire personale provinciale, di assegnare un trattamento economico superiore a quello in godimento alle dipendenze delle soppresse province.

Per altro, per un incremento del trattamento economico occorrerebbe necessariamente o un concorso pubblico con riserva di posti per accedere ad una categoria maggiore (progressione di carriera), o una progressione orizzontale (incremento stipendiale): ma entrambi gli istituti sono congelati dal comma 21 sempre dell’articolo 9 citato. Il cui comma 2-bis fa divieto alle amministrazioni di aumentare la dotazione finanziaria dei fondi per la contrattazione decentrata, rispetto al 2010.

Di conseguenza, insieme col personale provinciale, potrebbe essere trasferito esclusivamente la quota media individuale di salario accessorio spettante in provincia, senza possibilità alcuna di incremento.

Insomma, la manovra estiva del 2010 mette al riparo da qualsiasi conseguenza negativa sulla finanza pubblica derivante da processi di mobilità (cioè trasferimento) dei dipendenti pubblici, per altro derivanti non solo dalla futura soppressione delle province, ma imposti dalle norme sulla spending review del 2012.

5 commenti:

  1. Egr. commentatore il suo articolo è zeppo di inesatezze camuffate con richiami legislativi fuorvianti. Escludo la sua malafede ma a questo punto pare evidente la sua totale incompetenza. Un funzionario (es. D3) regionali percepisce circa 5-6 mila euro in più l'anno rispetto ad un suo pari grado provinciale e questi sono fatti (non pugnette come diceva una vecchia battuta). Non c'entrano niente avanzamenti verticali di categoria o concorsi ecc. Per cortesia siamo seri. Sono un funzionario provinciale e le posso assiucrare che, al pari di molti colleghi, non siamo assilati dal fantasma del licenziamento (anzi siamo abbastanza tranquilli viste le funzioni e servizi che assicuriamo).

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  2. In questi casi, è opportuno indicare l'inesattezza e il richiamo giuridico errato. Altrimenti, le osservazioni, sempre possibili, risultano però inutili. Se a Lei risulta che presso le regioni non si applichino i Ccnl del comparto regioni-enti locali e che il congelamento delle retribuzioni e dei fondi è stato abolito, è interessante saperlo per me, il legislatore e l'Aran.

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  3. Nel merito della riforma, sono d'accordo, ma purtroppo hanno intrapreso un'altra strada.
    In quanto alle Sue osservazioni, constato che confermano tutto quanto ho scritto, salvo un asperto, che, cioè, secondo Lei, come molti altri, un dipendente provinciale se va in regione automaticamente guadagna il 20% in più.
    Questo è radicalmente impedito, come spiegato, dall'art. 9, commi 1 e 2-bis, del d.l. 78/2010. Ovviamente, non è stata presentata alcun'altra norma che disponga in contrario, ma mossa l'opinione che il passaggio comporti aumenti.
    In questo secondo intervento, Lei ha aggiunto "a contrattazione riavviata", implicitamente riconoscendo che, ad oggi nessun aumento sarebe possibile.
    Infine, il C1 regionale ha identico stipendio tabellare del C1 provinciale.
    Il costo medio delle regioni è più alto perchè vi sono molti più dirigenti, PO, categorie D e quasi tutti sono nell'ultima posizione di sviluppo. Poi, non mancano leggine regionali strane, che inventano illegittime e incostituzionali voci retributive (vedi da ultimo sentenza 221/2013 della Consulta).

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  4. Non credo l'Upi abbia forza alcuna per poterlo fare. In quanto al costo unitario, che non può cambiare perchè fissato dai contratti collettivi nazionali, il maggior costo è dovuto a leggi e leggine, più che ai ccdi, probabilmente ad intivi troppo generosi (facilmente i ccdi sono tutti da danno erariale) e dalla preponderanza di figure di alto livello.

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  5. La differenza tra il provinciale e il regionale sta nel contratto decentrato che in regione prevede indennità' che nei contratti decentrati delle province sono impensabili!! indennità' quali la presenza in servizio, indennità di rischio, indennità di maneggiovalori, indennità per progettazione, indennità per specifiche responsabilità' quadruple rispetto alla provincia e per finire ;a produttività e' 3 volte quella provinciale! ecco perché hanno stipendi doppi di quelli provinciali!!

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