domenica 6 luglio 2014

Gli alberghi a ore della #politica #cittàmetropolitane e #Senato - riforma #province

Marco Travaglio definisce l'assurda riforma del Senato proposta dalle larghissime intese di Renzi come la creazione di un albergo a ore per consiglieri regionali e sindaci che, a tempo perso, andranno a Roma per curarsi non si sa bene di quali competenze senatorie, ben protetti dall'immunità, come se fossero davvero eletti a suffragio universale per fare i senatori.

Il Senato, in effetti, diverrebbe un porto di mare caotico, nel quale in continuazione vi sarebbe l'avvicendamento negli scranni. Infatti, l'assurda idea di farne la "camera delle autonomie" sull'esempio del Bundesrat, senza, però, che l'Italia sia un Paese federale (se non nei sogni di qualche forza politica e di qualche grande "riformatore" di questi ultimi anni), spinge a riempire il senato di consiglieri regionali e sindaci, ma limitando la loro permanenza a Palazzo Madama in base alla durata del loro mandato principale: quello di consigliere regionale o di sindaco. Sicchè, alla scadenza di tali mandati, i "senatori" salutano e vanno, per essere sostituiti dai nuovi eletti, in una confusione e caos perpetui.

Sicchè, a parole il Senato durerà 5 anni. Nei fatti, lungo il corso del quinquennio, un organo nato secondo una certa composizione verrebbe totalmente stravolto, in barba a qualsiasi logica giuridica e tecnica sulla funzionalità dei collegi. Ma, soprattutto, a conferma della completa espropriazione dei cittadini di ogni loro rappresentatività politica.

Bene, questo esperimento del Senato, che se l'intento riformista andrà in porto, si realizzerà nel 2019, potrebbe trovare un primo collaudo nella pessima riformaccia delle province, con istituzione delle città metropolitane, targata Delrio. Sì, perchè la casta di ex sindaci e luogotenentini di amministrazioni locali cooptata al governo ha la pessima concezione di ritenere che lo Stato ed il Parlamento possano essere governati, ordinati e regolati come fossero dei comunelli o enti locali, l'unica realtà amministrativa che questa casta ha fin qui intravisto.

L'archetipo del modello di collegio "albergo a ore" si trova appunto nell'idea di città metropolitana e di consiglio metropolitano, partorito dall'incubo che ha generato le idee distorte presenti nella legge Delrio.

Secondo tale assurda legge, il consiglio metropolitano è eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei comuni della città metropolitana (con un sistema di voto ponderato che penalizza, ovviamente, gli "elettori" dei comuni più piccoli). Sono, ovviamente, eleggibili a consigliere metropolitano i sindaci e i consiglieri comunali in carica. E qui la "chicca" anticipatrice della folle riforma del Senato: la cessazione dalla carica comunale comporta la decadenza da consigliere metropolitano.

Dunque, anche nei consigli metropolitani si assisterà al continuo andirivieni di sindaci e consiglieri comunali dei comuni del territorio, che siederanno per brevi tratti nel collegio, senza avere il tempo e probabilmente la voglia di capire cosa ci stiano a fare, presi anche dalle funzioni "principali", che dovrebbero svolgere nei comuni di provenienza.

Per altro, la legge Delrio prevede una strettissima connessione tra città metropolitana e comune capoluogo, tanto da rendere la città metropolitana sostanzialmente nulla più se non un ente vassallo del capoluogo stesso. Infatti, in primo luogo il sindaco metropolitano è di diritto il sindaco del capoluogo. Di conseguenza, la norma prevede sì che il consiglio metropolitano duri in carica cinque anni, ma laddove venga rinnovato (evidentemente prima dei 5 anni) il consiglio del comune capoluogo, è necessario procedere a nuove elezioni del consiglio metropolitano entro sessanta giorni dalla proclamazione del sindaco del comune capoluogo.

Tenendo presente che i sindaci metropolitani, oltre ad essere sindaci dei capoluoghi, saranno molto probabilmente anche senatori, si capisce perfettamente che le menti eccelse che hanno partorito e stanno partorendo queste devastanti riforme considerano davvero le istituzioni solo una sinecura, posti da occupare, possibilmente facendone incetta, senza aver troppo chiaro quali priorità e quali funzioni svolgere davvero.

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