sabato 21 marzo 2015

Ma chi e per cosa valutava Incalza? #corruzione #dirigenza

Efficienza, efficacia, capacità di cogliere obiettivi, capacità manageriale, sistemi di valutazione. Da sempre la normativa sulla dirigenza e sulla pubblica amministrazione punta su questi elementi, per cercare di rendere la macchina amministrativa maggiormente utile per i cittadini.

Non a caso, questi elementi tornano, sempre uguali ma diversi, anche nel disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione al Senato.

Si osserva, correttamente, che la dirigenza pubblica deve agire per obiettivi, garantendo la migliore spesa utile ed il raggiungimento dei risultati richiesti, indicando, altrettanto rigorosamente, che occorre rimuovere i dirigenti “inadeguati”, termine molto utilizzato dal Ministro Madia.

Una cosa, però, deve essere chiara: la possibilità di rimuovere i dirigenti non sarebbe affatto una novità per l'ordinamento perché è già espressamente prevista dall'articolo 21 del d.lgs 165/2001, che riportiamo di seguito, tanto per eliminare ogni possibile dubbio in merito: “Il mancato raggiungimento degli obiettivi accertato attraverso le risultanze del sistema di valutazione di cui al Titolo II del decreto legislativo di attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni ovvero l'inosservanza delle direttive imputabili al dirigente comportano, previa contestazione e ferma restando l'eventuale responsabilità disciplinare secondo la disciplina contenuta nel contratto collettivo, l'impossibilità di rinnovo dello stesso incarico dirigenziale. In relazione alla gravità dei casi, l'amministrazione può inoltre, previa contestazione e nel rispetto del principio del contraddittorio, revocare l'incarico collocando il dirigente a disposizione dei ruoli di cui all'articolo 23 ovvero recedere dal rapporto di lavoro secondo le disposizioni del contratto collettivo”.

Non c'è nessun dubbio, allora, che già oggi (e da anni) è possibile esattamente quella misurazione della capacità dei dirigenti da cui far scaturire una modifica degli incarichi attribuiti. Ed è perfettamente possibile anche la rotazione degli incarichi, esattamente allo scopo di prevenire la corruzione, come dispone la legge 190/2012.

Ma, allora, perché Ettore Incalza è rimasto saldato all'incarico di deus ex machina delle grandi opere pubbliche italiane per 20 anni?

Delle grandi opere regolate dalla deleteria Legge Obiettivo (legge 443/2001) solo l'8% risulta realizzato. A 14 anni di distanza.

Non solo: per moltissime delle opere avviate mediante tale norma speciale si assiste ad incrementi della spesa dell'ordine del 40%.

Torniamo al problema dei dirigenti e della valutazione. Uno dei crucci dai quali il legislatore non riesce a venir fuori è quello di trovare un metodo il più possibile oggettivo e legato a unità di misure rilevabili per verificare i risultati della dirigenza.

Ora, Incalza era preposto all'unità di missione che doveva realizzare la Legge Obiettivo. Ma, per valutare i risultati di questo organismo quali altri metri di misura occorreva utilizzare oltre al grado di realizzazione, alla puntualità ed al controllo dei costi?

Qualsiasi Nucleo di Valutazione o Organismo Indipendente di Valutazione avrà avuto modo di controllare che le opere non andavano avanti, che i costi salivano in modo incontrollato, che il direttore dei lavori era sempre lo stesso. Qualsiasi organismo di valutazione avrà avuto modo di sottoporre ai vari ministri che si sono succeduti alle Infrastrutture i così scarsi e affliggenti risultati ottenuti. Ma, allo stesso tempo, qualsiasi Ministro, dotato di anche solo competenza del buon padre di famiglia, non avrebbe potuto fare a meno di accorgersi dell'assoluta inadeguatezza ed insufficienza dei risultati.

Dunque, la domanda: perché Incalza è stato ripetutamente confermato e riconfermato nel suo incarico, con la sola eccezione del Governo Prodi 2? Perchè è stato riconfermato anche dal Governo della Rottamazione, del rinnovamento, del “largo ai giovani”, del ricambio generazionale, della velocità, del cambiamento di verso? E perché Incalza è stato lasciato sostanzialmente a dirigere la struttura di missione delle Grandi Opere anche dopo essere andato in pensione, grazie ad un incarico di collaborazione, inchiodato alla sedia anche dopo la pensione?

La favola che i dirigenti siano inamovibili e non valutabili è, appunto, solo ciò che è: una fiaba. Il problema è che Incalza e i dirigenti pubblici di questa tipologia non possono restare nelle loro poltrone solo per caso. I Ministri, che in ogni trasmissione o intervista si stracciano le vesti perché non hanno il potere di rimuovere i dirigenti, semplicemente, invece, rinunciano – ma solo con gli Incalza – ad esercitarlo.

In questi giorni si va estendendo sempre più la narrazione secondo la quale i Ministri siano vittime dei grand commis, quasi plagiati dalla volontà di questi ultimi.

Occorre avere, però, la dimostrazione che alla politica una dirigenza alla Incalza, cui si consenta di fare il bello e cattivo tempo, purché scriva programmi politici, utilizzi ammanicamenti e conoscenze per vantaggi personali e non legati all'interesse pubblico, non faccia tanto, ma proprio tanto comodo. Sì, appunto, da puntare i piedi per evitare che gli Incalza siano revocati dai loro incarichi e restino anche dopo la pensione, in barba ad ogni ricambio generazionale.

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