Il decadimento dell'ordinamento giuridico, delle fonti del diritto, della logica, della capacità di legiferare, programmare, decidere e formalizzare le decisioni è ormai sempre più inarrestabile.
Il decreto enti locali, con le sue disposizioni relative alla polizia provinciale e municipale ne è la prova più lampante.
Il d.l. 78/2015 era aspettato già da marzo come correttivo ai guai immensi che ha creato a province e comuni la legge 190/2014, col suo sistema pessimamente congegnato di blocco delle assunzioni per favorire una ricollocazione fin qui assolutamente fallimentare dei 20.000 dipendenti provinciali in sovrannumero.
Dal "decreto enti locali" ci si aspettava chiarezza sulla possibilità, per i comuni, di assumere figure non reperibili presso le province, come in particolare assistenti sociali e educatori negli asili nido e scuole materne, oltre ad altri correttivi alla disgraziata legge di stabilità del 2015.
Il decreto è slittato, invece, fino a giugno. E quando stato approvato, dopo che il Governo ha analizzato, prodotto e cestinato decine e decine di versioni, la stesura finale conteneva la sorpresa: niente soluzioni per le assunzioni delle figure professionali necessarie ai comuni (a questo ci ha dovuto pensare la Sezione Autonomie della Corte dei conti) e perfino irrigidimento del blocco delle assunzioni per i vigili. I geniali estensori del d.l. 78/2015, pensando di poter risolvere problemi complessi con soluzioni semplici, hanno avuto la splendida idea di ricollocare i vigili provinciali presso i comuni (nemmeno ponendosi il problema della fine che farà la vigilanza provinciale su caccia, pesca, parchi e territorio), ma vietando ai comuni di assumere vigili stagionali.
Un'assurdità lampante. I comuni assumono vigili a tempo determinato per esigenze stagionali non per capriccio, ma perchè reclutare personale a tempo indeterminato per fabbisogni limitati nel tempo oltre che assurdo sarebbe anche danno erariale.
Per capirlo ci voleva poco. Ma, nell'ordinamento giuridico impazzito italiano, invece, la questione è diventata un "caso".
I sindaci da giorni e giorni evidenziano l'assurdità della previsione. Finchè, ieri, si è giunti oggettivamente al picco, o all'abisso, della situazione kafkiana: il Ministro della pubblica amministrazione Madia ha pensato di risolvere il problema con una "lettera" rivolta ai sindaci.
Molti giornali accolgono la lettera, cioè il nulla, un semplice scritto personale che non ha alcun rilievo come fonte giuridica, come "la soluzione" al problema. Ma, la "lettera" si limita ad indicare l'ovvio: "un intervento normativo potrebbe consentire, in presenza di esigenze temporalmente circoscritte ed eccezionali connesse con i flussi stagionali, di ricorrere a personale di polizia stagionale". Ma va? Che acume!
E pensare che la legge 190/2014, fallimentare e devastante, aveva congelato le sole assunzioni a tempo indeterminato, ma non quelle a tempo determinato.
Il d.l. enti locali, dunque, ha peggiorato la già pessima legge di stabilità 2015 e il Ministro della P.A. declama in una lettera che forse per correggere una legge, occorre un'altra legge. Che è quello che chiedono da giorni e giorni i sindaci.
Ma, invece di correre ai ripari con un emendamento ai tantissimi decreti legge che passano regolarmente come rulli compressori in Parlamento a colpi di maxiemendamenti e fiducia, in questo caso il Governo pensa di procedere per "lettera", auspicando un emendamento alla legge di conversione del d.l. 78/2015. Che forse sarà approvata a fine luglio, inizi agosto.
Allora, occorre dare al Governo una notizia sconvolgente: la stagione estiva e turistica è già iniziata! Sicchè, permettere ai comuni di assumere i vigili stagionali solo ad agosto o settembre non è una gran trovata.
E' vero che la "lettera" fornisce un'altra levata di ingegno suggerendo agli enti locali di "valutare autonomamente se adottare soluzioni, in ambiti assolutamente circoscritti, che anticipino l'auspicato intervento normativo", cioè di violare le previsioni del d.l. 78/2015.
Non si era mai visto un esponente del Governo che suggerisce ad amministrazioni pubbliche di violare norme volute dal medesimo Governo, per "anticipare" modifiche a quelle stesse norme.
Una visione del diritto, quella suggerita da Palazzo Vidoni, come un “fai da te”: la norma vigente non ti piace? Aspetta che qualcuno sui giornali comunichi che qualcun altro abbia scritto con una lettera che effettivamente quella norma andrebbe cambiata e forte di questo disapplica la legge che a te non piace, ma con “posologia”, senza disapplicare tutto, ma solo un po’ in “ambiti assolutamente circoscritti”, perché così, se la violazione di legge è circoscritta e finalizzata ad “anticipare” l’intervento normativo allora sarebbe accettabile.
Un modo di pensare e, purtroppo, di scrivere davvero semplicemente assurdo. Da questo momento in avanti nessuna legge dovrebbe essere rispettata, ma potrebbe tranquillamente essere violata: basterebbe la presentazione di un emendamento qualsiasi, per “anticipare”, naturalmente in ambiti circoscritti, gli effetti di modifiche normative che magari potrebbero non andare mai in porto.
La follia della riforma delle province ci porta anche a questo. Grida manzoniane pure, il diritto legato a "lettere" estemporanee che intendono fornire copertura a provvedimenti amministrativi illegittimi per violazione di legge. E, purtroppo, la sensazione forte è che ancora con le assurdità connesse alla riforma delle province non sia finita.
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