Anche Il Sole 24 Ore dell 22 febbraio si è accorto che la riforma della contabilità richiede urgentemente una previsione. La Conferenza Stato-città che ha rinviato i bilanci al 30 aprile (in attesa degli ulteriori rinvii) ed ha considerato ordinatori i termini per l'approvazione del Dup ha tolto ogni velo.
Il Dup altro non è se non una versione più complicata della relazione previsionale e programmatica, che, nonostante sia considerato "strategico" in ogni paragrafo della disciplina normativa e nel principio contabile che lo regola, di strategico non ha assolutamente nulla.
La velleità degli estensori della riforma si è manifestata in due aspetti. Il primo è la ridondanza dei dati richiesti e degli adempimenti imposti: la relazione al Dup in estate, quando nella maggior parte dei casi nemmeno si hanno ancora i dati per poter approvare il bilancio di previsione, la necessità di aggiornarlo, l'intervento ripetitivo di giunta e consiglio, le incertezze sulle competenze.
Il secondo aspetto è il solito errore del legislatore: estendere una disposizione che crea solo complicazioni e montagne di carte a tutti gli enti, da Roma (che abbisogna di ben altro che di un castello di carte per risollevarsi) al più piccolo dei comuni.
Se anche Il Sole 24Ore, solitamente strenuo difensore di ogni riforma "a prescindere" prende atto del fallimento e richiede di tornare sui passi, è una buona cosa.
Il Dup non è l'unico elemento critico della riforma della contabilità. I principi contabili creano immensi problemi nella gestione concreta, in particolare della spesa corrente legata agli incentivi ed agli appalti di forniture e servizi. Non servirebbe attendere il 2017 e toccare con mano quali e quanti disguidi operativi si creeranno. Siamo, tuttavia, sicuri che se prima non accadono i guai, nessuno tocca la "riforma". Così come siamo sicuri che per questa ennesima riforma fallimentare non ci sarà nessuno chiamato a risponderne.
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