domenica 17 aprile 2016

Nuovo codice dei contratti: regali alla lobby dei progettisti privati


Il pensiero unico sta imponendo in questi giorni di tessere le sperticate lodi del nuovo codice dei contratti, che dovrebbe fare il miracolo di rendere l’Italia “più bella e più superba che pria!, Bravo! Grazie!”, grazie a “meno burocrazia”, “più efficacia”, “più qualità”.
Si tratta, ovviamente, solo di slogan. Se davvero il nuovo codice dei contratti cogliesse questi obiettivi, sarebbe perché gli estensori (un po’ maldestri, almeno secondo il Consiglio di stato) avrebbero, né più ne meno, copiato la Direttiva 24/2014/Ue, su impulso della quale il Governo e il Parlamento si sono messi all’opera per approvare il nuovo codice.
Il problema, purtroppo, è che non ci si è limitati al solo “copia e incolla”, ma ci si è messo del proprio.

Sicchè, ad esempio, si va verso radicalizzazioni senza senso; se nella direttiva Ue il massimo ribasso, pur perdendo l’equivalenza con l’offerta economicamente più vantaggiosa, è perfettamente legittimo ed ammissibile, in Italia questo non deve essere ammesso, al di là di ogni ragionamento giuridico, tecnico e logico[1].
Oppure, si professa la “maggiore qualità della progettazione”, perché con l’eliminazione dell’incentivo economico ai progettisti dipendenti della PA, si punta all’affidamento all’esterno, a professionisti privati, di tutte le progettazioni tecniche.
Per apprezzare davvero, però, il concreto significato di questa previsione, appare altamente consigliabile dare una lettura al Gazzettino del 17 aprile 2016 e, in particolare, all’articolo “Burocrati senza coraggio. Così gli appalti languono”.
Si tratta di un’intervista a Gian Pietro Napol, da Vittorio Veneto, presidente della Federazione degli Ordini degli Ingegneri. Il cui pensiero, che sintetizza perfettamente l’opera di lobbysmo prontamente recepita nel nuovo codice, è il seguente: “In questo Paese c'è scarso coraggio da parte dei Responsabili del procedimento (Rup) che, per non andare incontro a contestazioni, spesso predispongono bandi di gara anche per affidamenti di qualche migliaio di euro … A volte è maggiore l'onere sopportato dall'Amministrazione per la redazione ed emanazione del bando di gara rispetto al valore dell'incarico da affidare. Ricordo che la legge consente l'incarico fiduciario fino a 40 mila euro”.
Dunque, l’opinione degli Ordini degli Ingegneri è quella secondo la quale porre in essere procedure di gara per individuare il professionista è una perdita di tempo, che delinea poco coraggio degli odiati “burocrati”.
Il nuovo codice induce, quindi, i professionisti ad alzare la voce e pretendere “l’incarico fiduciario”: il vero obiettivo della riforma.
Alcune considerazioni, allora, si impongono. L’intervento del Napol è la prova inconfutabile che le lobby hanno un peso enorme nella formazione delle leggi; ma esse hanno anche un peso superiore ai fini della loro attuazione. Le dichiarazioni del Napol sono un vero e proprio avvertimento: i professionisti si sentono legittimati ad ottenere incarichi “fiduciari” e dal 19 aprile in poi si scateneranno per ottenere gli appoggi degli schieramenti politici, allo scopo di acquisire le progettazioni senza gara.
Il tutto, ovviamente, in spregio a principi che, pure, sono ben presenti nel codice, il quale, contrariamente a quanto afferma il Napol, non prevede affatto che gli incarichi possano essere assegnati per via fiduciaria. Sotto la soglia dei 40.000 euro, infatti, perfino il nuovo codice italiano impone principi come libera concorrenza, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità, nonché pubblicità. I quali, come ovvio, con l’affidamento “fiduciario”, per sua natura immotivabile ed in contrasto con quelli indicati dalla norma, non hanno nulla a che vedere ed, anzi, ne indicano l’assoluta illegittimità.
Se i “burocrati”, dunque, non affideranno gli incarichi di progettazione in via fiduciaria, non sarà per “mancanza di coraggio”, ma perché applicheranno la legge. Non occorre alcun coraggio ad applicare la legge. Il coraggio servirà solo a sopportare le mille pressioni di chi pretenderà, sulla base di una lettura sbagliata della norma ma sponsorizzata da una stampa in parte irresponsabile, che i progetti siano assegnati per amicizie ed appartenenze partitiche.
Non ci vuole alcun coraggio nemmeno a violare le norme: la consapevolezza che la Corte dei conti intervenga per sanzionare affidamenti fiduciari è totale. E’ evidente che chi assegnerà gli incarichi per via fiduciaria lo farà perché conterà su protezioni, su ricompense o semplicemente sulla buona sorte.
Naturalmente, al Napol e a tutti i componenti della lobby interesserà meno di zero che l’Anac, con l’aggiornamento al Piano Nazionale Anticorruzione, si è pronunciata in modo fortemente negativo e sospetto in merito agli affidamenti “fiduciari”, sì da fornire l’indicazione alle PA di rivestire anche gli affidamenti sotto i 40.000 euro di particolari cautele, affermando la necessità che esse adottino “Direttive/linee guida interne che introducano come criterio tendenziale modalità di aggiudicazione competitive ad evidenza pubblica ovvero affidamenti mediante cottimo fiduciario, con consultazione di almeno 5 operatori economici, anche per procedure di importo inferiore a 40.000 euro”. Sarà che il tanto celebrato Raffaele Cantone è un burocrate poco coraggioso?
Ma, poi, perché i Rup dovrebbero affidare le progettazioni, come qualsiasi altro appalto, per “via fiduciaria”? Ma, i comuni, le regioni, i ministeri, appartengono ai funzionari? O i funzionari sono al servizio della PA? Un affidamento fiduciario può giustificarsi esclusivamente nell’ambito privato, ove ciascuno esplica la propria autonomia ed utilizza denari propri o di chi gli conferisca procura o mandato. Nella PA si gestiscono risorse pubbliche, per fini generali. Non si vede quale legittimazione possa avere un funzionario o un dirigente, che non è nemmeno eletto dal popolo, ad individuare per fiducia sua un professionista.
Ovvio che chi come il Napol pensa e dice quel che è riportato nell’articolo citato sopra punto al rapporto di fiducia con la politica e non direttamente col funzionario, immaginando che il Rup debba solo essere il megafono dell’assessore di turno, che gli imponga la scelta “fiduciaria” del professionista a lui gradito, in barba a qualsiasi requisito di professionalità, merito e concorrenzialità.
Perché sempre di più questo appare il Paese nel quale nei media si lanciano slogan regolarmente opposti a quanto previsto dalle norme, puntando sempre sulla circostanza che esse si “interpretino per gli amici”.
Infine, un’annotazione. Da decenni si predica per introdurre nel lavoro pubblico il premio per il risultato, anzi la performance, elevando alti lai affinchè il trattamento economico abbia una parte variabile a questo fine.
Nell’ambito del settore tecnico era avvenuto esattamente questo, mediante l’incentivo, per altro molto contenuto, di meno del 2% della base di gara. Si è fatto di tutto per eliminare dall’incentivazione la principale delle attività tecniche, la progettazione, sicchè l’incentivo premierà maggiormente le attività di programmazione amministrativa e burocratica. Depotenziando totalmente le professionalità tecniche presenti nella PA.
Tutto ciò appare, ovviamente, paradossale e privo di ratio alcuna. Ma, se c’è da fare contenta qualche lobby, tutto è ammesso.





[1] Sul punto, L. Oliveri, “Il falso mito dell’offerta economicamente più vantaggiosa”, in LeggiOggi http://www.leggioggi.it/2015/11/20/appalti-falso-mito-dellofferta-economicamente-vantaggiosa/.

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