Il pensiero unico sta imponendo
in questi giorni di tessere le sperticate lodi del nuovo codice dei contratti,
che dovrebbe fare il miracolo di rendere l’Italia “più bella e più superba che pria!, Bravo! Grazie!”, grazie a “meno
burocrazia”, “più efficacia”, “più qualità”.
Si tratta, ovviamente, solo di
slogan. Se davvero il nuovo codice dei contratti cogliesse questi obiettivi,
sarebbe perché gli estensori (un po’ maldestri, almeno secondo il Consiglio di
stato) avrebbero, né più ne meno, copiato la Direttiva 24/2014/Ue, su impulso
della quale il Governo e il Parlamento si sono messi all’opera per approvare il
nuovo codice.
Il problema, purtroppo, è che
non ci si è limitati al solo “copia e incolla”, ma ci si è messo del proprio.
Sicchè, ad esempio, si va verso radicalizzazioni
senza senso; se nella direttiva Ue il massimo ribasso, pur perdendo l’equivalenza
con l’offerta economicamente più vantaggiosa, è perfettamente legittimo ed
ammissibile, in Italia questo non deve essere ammesso, al di là di ogni
ragionamento giuridico, tecnico e logico[1].
Oppure, si professa la “maggiore
qualità della progettazione”, perché con l’eliminazione dell’incentivo
economico ai progettisti dipendenti della PA, si punta all’affidamento all’esterno,
a professionisti privati, di tutte le progettazioni tecniche.
Per apprezzare davvero, però, il
concreto significato di questa previsione, appare altamente consigliabile dare
una lettura al Gazzettino del 17 aprile 2016 e, in particolare, all’articolo “Burocrati
senza coraggio. Così gli appalti languono”.
Si tratta di un’intervista a Gian
Pietro Napol, da Vittorio Veneto, presidente della Federazione degli Ordini
degli Ingegneri. Il cui pensiero, che sintetizza perfettamente l’opera di
lobbysmo prontamente recepita nel nuovo codice, è il seguente: “In questo Paese c'è scarso coraggio da parte
dei Responsabili del procedimento (Rup) che, per non andare incontro a
contestazioni, spesso predispongono bandi di gara anche per affidamenti di
qualche migliaio di euro … A volte è maggiore l'onere sopportato dall'Amministrazione
per la redazione ed emanazione del bando di gara rispetto al valore
dell'incarico da affidare. Ricordo che la legge consente l'incarico fiduciario
fino a 40 mila euro”.
Dunque, l’opinione degli Ordini
degli Ingegneri è quella secondo la quale porre in essere procedure di gara per
individuare il professionista è una perdita di tempo, che delinea poco coraggio
degli odiati “burocrati”.
Il nuovo codice induce, quindi,
i professionisti ad alzare la voce e pretendere “l’incarico fiduciario”: il
vero obiettivo della riforma.
Alcune considerazioni, allora,
si impongono. L’intervento del Napol è la prova inconfutabile che le lobby
hanno un peso enorme nella formazione delle leggi; ma esse hanno anche un peso
superiore ai fini della loro attuazione. Le dichiarazioni del Napol sono un
vero e proprio avvertimento: i professionisti si sentono legittimati ad
ottenere incarichi “fiduciari” e dal 19 aprile in poi si scateneranno per
ottenere gli appoggi degli schieramenti politici, allo scopo di acquisire le
progettazioni senza gara.
Il tutto, ovviamente, in spregio
a principi che, pure, sono ben presenti nel codice, il quale, contrariamente a
quanto afferma il Napol, non prevede affatto che gli incarichi possano essere
assegnati per via fiduciaria. Sotto la soglia dei 40.000 euro, infatti, perfino
il nuovo codice italiano impone principi come libera concorrenza, non
discriminazione, trasparenza, proporzionalità, nonché pubblicità. I quali, come
ovvio, con l’affidamento “fiduciario”, per sua natura immotivabile ed in
contrasto con quelli indicati dalla norma, non hanno nulla a che vedere ed,
anzi, ne indicano l’assoluta illegittimità.
Se i “burocrati”, dunque, non
affideranno gli incarichi di progettazione in via fiduciaria, non sarà per “mancanza
di coraggio”, ma perché applicheranno la legge. Non occorre alcun coraggio ad
applicare la legge. Il coraggio servirà solo a sopportare le mille pressioni di
chi pretenderà, sulla base di una lettura sbagliata della norma ma
sponsorizzata da una stampa in parte irresponsabile, che i progetti siano
assegnati per amicizie ed appartenenze partitiche.
Non ci vuole alcun coraggio
nemmeno a violare le norme: la consapevolezza che la Corte dei conti intervenga
per sanzionare affidamenti fiduciari è totale. E’ evidente che chi assegnerà
gli incarichi per via fiduciaria lo farà perché conterà su protezioni, su
ricompense o semplicemente sulla buona sorte.
Naturalmente, al Napol e a tutti
i componenti della lobby interesserà meno di zero che l’Anac, con l’aggiornamento
al Piano Nazionale Anticorruzione, si è pronunciata in modo fortemente negativo
e sospetto in merito agli affidamenti “fiduciari”, sì da fornire l’indicazione
alle PA di rivestire anche gli affidamenti sotto i 40.000 euro di particolari
cautele, affermando la necessità che esse adottino “Direttive/linee guida interne che introducano come criterio tendenziale
modalità di aggiudicazione competitive ad evidenza pubblica ovvero affidamenti
mediante cottimo fiduciario, con consultazione di almeno 5 operatori economici,
anche per procedure di importo inferiore a 40.000 euro”. Sarà che il tanto
celebrato Raffaele Cantone è un burocrate poco coraggioso?
Ma, poi, perché i Rup dovrebbero
affidare le progettazioni, come qualsiasi altro appalto, per “via fiduciaria”?
Ma, i comuni, le regioni, i ministeri, appartengono ai funzionari? O i
funzionari sono al servizio della PA? Un affidamento fiduciario può
giustificarsi esclusivamente nell’ambito privato, ove ciascuno esplica la
propria autonomia ed utilizza denari propri o di chi gli conferisca procura o
mandato. Nella PA si gestiscono risorse pubbliche, per fini generali. Non si
vede quale legittimazione possa avere un funzionario o un dirigente, che non è
nemmeno eletto dal popolo, ad individuare per fiducia sua un professionista.
Ovvio che chi come il Napol
pensa e dice quel che è riportato nell’articolo citato sopra punto al rapporto
di fiducia con la politica e non direttamente col funzionario, immaginando che
il Rup debba solo essere il megafono dell’assessore di turno, che gli imponga
la scelta “fiduciaria” del professionista a lui gradito, in barba a qualsiasi
requisito di professionalità, merito e concorrenzialità.
Perché sempre di più questo appare
il Paese nel quale nei media si lanciano slogan regolarmente opposti a quanto
previsto dalle norme, puntando sempre sulla circostanza che esse si “interpretino
per gli amici”.
Infine, un’annotazione. Da
decenni si predica per introdurre nel lavoro pubblico il premio per il
risultato, anzi la performance,
elevando alti lai affinchè il trattamento economico abbia una parte variabile a
questo fine.
Nell’ambito del settore tecnico
era avvenuto esattamente questo, mediante l’incentivo, per altro molto
contenuto, di meno del 2% della base di gara. Si è fatto di tutto per eliminare
dall’incentivazione la principale delle attività tecniche, la progettazione,
sicchè l’incentivo premierà maggiormente le attività di programmazione
amministrativa e burocratica. Depotenziando totalmente le professionalità
tecniche presenti nella PA.
Tutto ciò appare, ovviamente,
paradossale e privo di ratio alcuna. Ma, se c’è da fare contenta qualche lobby,
tutto è ammesso.
[1] Sul punto, L. Oliveri, “Il
falso mito dell’offerta economicamente più vantaggiosa”, in LeggiOggi http://www.leggioggi.it/2015/11/20/appalti-falso-mito-dellofferta-economicamente-vantaggiosa/.
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