domenica 3 luglio 2016

Linee guida Anac sul Rup: la negazione del modello funzionale

La figura del Rup da sempre è solo e soltanto un parafulmine. L'idea di un responsabile unico del procedimento, che originariamente era un responsabile diverso per le diverse fasi di progettazione, gestione della gara ed esecuzione, risale ai profondi anni '90. Fu inserita in una delle tante modifiche alla legge Merloni, all'esatto scopo di costruire un muro, un filtro alle responsabilità della politica, colpita durissimamente negli anni di piena Tangentopoli per corruzione e concussione proprio nel settore degli appalti.
Questo imprinting, col passare degli anni, non si è modificato. Le varie riforme hanno esteso sempre più competenze e responsabilità del Rup.
Non diverso è l'atteggiamento dell'Anac, nonostante essa si proponga come autorità innovatrice e semplificante, ai fini della modernizzazione ed efficienza della Pubblica Amministrazione.
Basta leggere l'elenco praticamente infinito delle funzioni che si assegnano al Rup. Si tratta dell'accatastamento su una sola figura di una quantità estrema di incombenze, tali da creare un collo di bottiglia e determinare solo difficoltà operative insormontabili. Esattamente quelle che non consentono per niente al sistema degli appalti di essere trasparente e semplice, così da consentire simmetricamente alle forze dell'illegittimità di incunearsi all'interno delle pieghe dell'immensa serie di funzioni, funzionucole e funzionette addossate sulle spalle del Rup.
Una simile disciplina del Rup non risponde a nessuna logica funzionale ed organizzativa. Da oltre 30 anni ci rompono i timpani e degradano la vista degli occhi con concetti come "organizzazione", "managerialità", "staff", "lavorare per obiettivi", "lavorare in gruppo". Il risultato? Leggi, leggine e soft law che creano solo colli di bottiglia, concentrano le funzioni in una sola persona fisica, negano totalmente la logica di un lavoro distribuito ed organizzato tra uffici.
Potrebbe anche andare bene. A patto che la si smetta, cortesemente, con gli slogan. In questo quadro, suscita davvero fastidio, infatti, il passaggio nel quale le Linee Guida indicano che il Rup, in particolare negli appalti più complessi, deve qualificarsi come "project manager". Non si riesce a rinunciare al provincialismo di chi, utilizzando il latinorum, pronuncia paroloni "altisonanti", che nascondono il burocratico nulla di riforme che non riformano e  non semplificano.

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