In queste ore si sta facendo il possibile, ma soprattutto l'impossibile, per dimostrare che i senatori, laddove entrasse in vigore la riforma della Costituzione, sarebbero eletti "direttamente" dai cittadini.
Il premier ha mostrato, nel corso del suo intervento periodico on line, come la legge, ancora solo in stato di proposta del partito di cui è segretario e nemmeno depositata ovviamente in Parlamento (siamo dunque solo allo stato larvale di un'idea), darebbe corso al risultato dell'elezione "diretta". Il cittadino potrà indicare, accanto alla scheda del partito, quale consigliere regionale inviare al Senato.
L'idea, tuttavia, non regge da nessun tipo di punto di vista e risulta totalmente impraticabile, per una serie di ragioni.
La prima è quella decisiva. Il partito di maggioranza relativa, con l'idea illustrata dal premier, dimostra di essere ancora una volta particolarmente esperto nell'immaginare leggi ordinarie in contrasto con la Costituzione, come di recente avvenuto con la legge Madia.
L'articolo 57 della Costituzione riformata, sul punto al comma 1 è tranciante: "I Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori".
La nuova Costituzione sarebbe chiarissima: i senatori sono eletti soltanto e solo dai Consigli regionali. Qualsiasi legge ordinaria, che in modo esplicito o implicito introducesse una modalità elettorale differente, sarebbe subito incostituzionale.
Questa motivazione, da sola, è sufficiente a smentire totalmente che la legge ordinaria potrebbe reintrodurre ciò che la riforma avrebbe cancellato: l'elezione diretta dei senatori. Ma si possono aggiungere altre considerazioni.
La scheda proposta dal premier consente ai cittadini di indicare come senatori una pluralità di soggetti. Come farebbe, il consiglio regionale ad essere vincolato alle indicazioni degli elettori, se questi ultimi indicano più nominativi di quelli che il consiglio può eleggere? Il consiglio regionale finirebbe per dover selezionare, tra i senatori indicati dagli elettori solo alcuni di essi. Dunque, la scelta finale sarebbe operata dal consiglio regionale e non dagli elettori.
Si potrebbe rispondere che a questo proposito il consiglio regionale sarebbe vincolato a dover eleggere quello o quelli che tra i consiglieri regionali "indicati" dai cittadini abbia ottenuto il maggior numero di "indicazioni". Ma, il già visto articolo 57 impone ai consigli regionali di eleggere i senatori tra i propri componenti con "metodo proporzionale": dunque, simile idea è, ancora una volta, incostituzionale.
Insomma, l'elezione "diretta" dei senatori è impossibile, impedita dalla nuova Costituzione e non ripristinabile in alcun modo con la legge ordinaria. Per tornare all'elezione diretta dei senatori, occorrerebbe riformare nuovamente la Costituzione.
Non è inutile, infine, evidenziare che, in ogni caso, 25 senatori continuerebbero a non essere eletti direttamente dai cittadini. Si tratta dei sindaci, che sarebbero comunque selezionati dai consigli regionali a loro piacimento, senza alcuna possibilità di "indicazione" da parte degli elettori.
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