La legge 190/2012 e l'insieme delle norme che la completano avrebbe dovuto rappresentare lo strumento per combattere in modo efficace la corruzione nella pubblica amministrazione.
I fatti, a distanza ormai da molti anni, dimostrano che come era facile prevedere l'impostazione solo burocratica delle regole anticorruzione:
1) non serve in alcun modo a prevenire il compimento dei reati (se non riescono le norme del codice penale a fare da deterrente, come potrebbero norme solo amministrative?);
2) ha creato un insieme immenso di adempimenti meri e beceri di stile esclusivamente burocratico;
3) ha costruito un sistema che invece di prevenire e sanzionare chi delinque, persegue solo i funzionari che a vario titolo sono chiamati ad adempiere alle migliaia di formalità richieste.
Una prova sola, tra le tante che potrebbero essere citate: la delibera dell'Anac sull'acquisizione del Cig, che minaccia tuoni e fulmini al responsabile del procedimento di appalto che non attivi il Cig entro 90 giorni dalla sua acquisizione. L'Anac persegue i responsabili del procedimento; i corruttori veri, ovviamente, del Cig se ne infischiano allegramente e dalla vicenda non sono nemmeno sfiorati. Non è del tutto chiaro quale possa essere il beneficio contro i corruttori derivante dalla "chiusura del Cig" entro 90 giorni.
E' chiaro che il sistema ha realizzato un carico amministrativo parallelo e non influente in maniera efficace sulla lotta alla corruzione.
Del resto, il sistema di prevenzione dei rischi si affida per lo più a misure a loro volta molto spesso puramente amministrative e come tali inidonee ad intercettare e prevenire la commssione di reati o conflitti di interessi. Ad esempio nel Piano Nazionale Anticorruzione, come misura di contrasto ai rischi di corruzione nella fase di approvazione degli strumenti urbanistici si propone la "motivazione puntuale delle decisioni di accoglimento delle osservazioni che modificano il
piano adottato, con particolare riferimento agli impatti sul contesto ambientale,
paesaggistico e culturale"? Ma la banalissima e doverosa motivazione dei provvedimenti non può essere di per sè una misura anticorruzione, perchè non aggiunge alcun valore alla prevenzione. Semmai è una misura di trasparenza, per altro doverosa.
Il legislatore ha creato un'indubbia confusione. In moltissimi casi le misure anticorruttive, ma meglio sarebbe definirle volte a prevenire atti e procedure opachi e suscettibili di quella mala amministrazione ricettiva di conflitti di interesse e possibili elementi corruttivi, potrebbero consistere puramente e semplicemente in funzioni di controllo preventivo esterno di legittimità. Torniamo al precedente esempio: si considera la motivazione quale elemento necessario, non solo formalmente, ma anche sostanzialmente, anche ai fini della qualità degli atti? Se è così, piuttosto che limitarsi a piani anticorruzione che riportino in altre forme precetti normativi già esistenti (l'obbligo di motivazione è previsto in via generale per tutti i provvedimenti amministrativi dalla legge 241/1990), perchè non ripristinare i controlli sciaguratamente eliminati dalle riforme Bassanini?
Ciò consentirebbe di alleviare di molto il carico ormai insopportabile dei responsabili, attivare soggetti "terzi" nella lotta alla corruzione amministrativa e rendere più semplice ed efficace la lotta contro un'amministrazione spesso permeabile alla commistione o compressione degli interessi pubblici rispetto a quelli privati, proprio per l'assenza di strumenti di controllo preventivo, la sostituzione dei quali con piani complessi e centinaia di adempimenti formali solo burocratici, di interesse e coinvolgimento nulli per gli organi di governo, è di utilità nulla.
Molti dovrebbe obbligatoriamente leggere "Il processo" di Kafka. Si renderanno conto che la situazione dell'anticorruzione e in genere della legislazione italiana non è molto dissimile dal Sistema giudiziario fatto da folli e corrotti funzionari (evidentemente mi riferisco al "Sistema" e non alle persone, perchè altrimenti cadrei nello stesso errore) che alla fine condanna il povero K, senza che questi abbia mai saputo di cosa era accusato, che crimine aveva commesso, chi fosse stato il suo Giudice.
RispondiElimina