domenica 19 febbraio 2017

Produttività del lavoro pubblico: le solite ricette fuori mira dei “super esperti”


La modifica del sistema di valutazione terrà banco ancora per molti mesi, finchè non entrerà definitivamente in vigore la riforma Madia, che modifica i d.lgs 165/2001 e 150/2009.
Come è noto, la prospettiva è mandare in pensione per sempre l’inattuabile, inutile e dirigista sistema delle fasce, imposto a suo tempo dall’articolo 19 del d.lgs 150/2009, ma mai applicato. Un sistema automatico, ai limiti del paradossale, che avrebbe imposto di destinare il 50% delle risorse destinate alla produttività al 25% dei dipendenti con le valutazioni più elevate; l’altro 50% ai dipendenti con valutazioni “medie”; così da lasciare il restante 25% senza alcun “premio”.

Una simile modalità di erogazione dei premi non esiste da nessuna parte nel lavoro privato, il quale, per altro, si caratterizza per modalità di valutazione ed erogazione dei premi estremamente più semplici e fondamentalmente basate sulla predeterminazione del massimo attribuibile, ridotto qualora gli obiettivi aziendali (mai individuali) non siano conseguiti e ulteriormente eventualmente ridotti per i singoli dipendenti, qualora superino certe soglie di assenza dal lavoro.
Nonostante, dunque, elementi come fasce, Organismi indipendenti di valutazione, complicati sistemi di valutazione, nel mondo privato semplicemente non esistono perché le aziende non hanno tempo e risorse da destinare a queste sovrastrutture, nel lavoro pubblico si insiste su questi temi, mentre contemporaneamente si continua ad ignorare cosa misurare, come misurare. A testimonianza che non è ben chiaro cosa si produce, quali risultati si ottengono, qual è la missione stessa delle varie PA, così tante che immaginare un modo univoco di valutare è semplicemente improponibile.
Eppure, la lettura dei giornali dimostra che non ci si riesce a slegare da ragionamenti che in questi anni non hanno ottenuto alcun risultato utile per la modifica virtuosa del lavoro pubblico.
Su Il Gazzettino del 19 febbraio, il titolo dell’articolo è già emblematico: “Nuove "pagelle" verrà premiato anche il taglio dei tempi d`attesa”. Si parla di “pagelle” e si considerano i “tempi d’attesa” come modalità trasversale di valutare i servizi, nonostante si tratti di un elemento proprio solo di pochi e specifici servizi al pubblico, per altro da molto tempo risolto mediante i codici unici di prenotazione.
Ma, il cuore del ragionamento vecchio e stantio è ricavabile dalla lettura dell’articolo: “il nuovo sistema di valutazione si baserà su obiettivi generali, sulla base dei quali giudicare la performance non solo individuale ma anche organizzativa. Target, spiega la stessa ministra della Pa, Marianna Madia, legati ai «bisogni reali dei cittadini», come ad esempio «il taglio dei tempi delle li d'attesa». E, aggiunge, «sul raggiungimento di questi obiettivi le ai servizi ai cittadini daremo il 50% del salario accessorio»”.
Queste molto innovative linee direttive della riforma, informa l’articolo, derivano dall’elaborazione dei soliti “super esperti”: “Il ministero della Pa si è già attrezzato ed è pronta la commissione di cinque super-esperti, chiamati a dare le istruzioni tecniche per misurare le performance”.
Come si nota, l’operato degli imprescindibili esperti, che quando sono chiamati a lavorare per i ministeri vestono tute attillate e colorate coperte da mantelli rossi ed assumono super poteri, null’altro è che passare dalle fasce di valutazione, alle fasce di salario accessorio.
Insomma, l’idea è non più stratificare le valutazioni, ma le risorse. Le figure mitologiche dei “super esperti”, insomma, non riescono ad immaginare qualcosa di diverso dall’imbrigliare l’autonomia, per provare ad aprire il lavoro pubblico ad esperienze meno dirigiste e più semplici.
Il Ministero continua ad affidarsi ai “super esperti”, capaci solo di insister su fasce e vincoli: mai che si interpellino operatori concreti, dirigenti del personale, segretari comunali, funzionari istruttori. Potrebbero dare preziose informazioni su quanta fatica operativa si deve compiere per assegnare un salario accessorio legato alla produttività, che, per esempio, nell’ordinamento locale, in media a circa 2000 euro lordi.
Immaginare di legare il 50% del salario accessorio ai premi di risultato è possibile solo per chi non ha un’idea chiara della composizione della spesa per i trattamenti economici dei dipendenti.
Diamo, allora, uno sguardo al Conto del personale, riferito al 2013, per comprendere quanto i “super esperti” avrebbero bisogno di un bagno di realtà, prima di azionare i loro super poteri:
Basta dare uno sguardo alla struttura delle retribuzioni del comparto regioni autonomie locali, per rendersene conto:
Voce di spesa
Importo
Totale VOCI DI SPESA STIPENDIALI
11.167.437.393
STIPENDIO
10.118.409.042
R.I.A./ PROGR. ECONOMICA DI ANZIANITA'
131.658.463
TREDICESIMA MENSILITA'
910.414.912
ARRETRATI PER ANNI PRECEDENTI
21.725.090
ARRETRATI ANNO CORRENTE
7.806.154
RECUPERI PER RITARDI ASSENZE ECC.
-22.576.268
Totale INDENNITA'
1.431.791.729
IND. DI VACANZA CONTRATTUALE
73.763.935
IND. DI VIGILANZA
65.461.146
PERSONALE SCOLASTICO
41.246.867
RETRIBUZIONE DI POSIZIONE
746.936.467
RETRIBUZIONE DI RISULTATO
238.492.535
INDENNITA DI COMPARTO
241.335.120
INDENNITÀ ART. 42, COMMA 5-TER, D.LGS. 151/2001
24.555.659
Totale ALTRE ACCESSORIE
1.239.401.727
INDENNITA' DI STAFF/COLLABORAZIONE
29.406.083
COMPENSI ONERI RISCHI E DISAGI
288.074.755
FONDO SPECIF. RESPONSAB.
142.781.338
COMPENSI PRODUTTIVITA'
476.405.860
COMPENSO AGGIUNTIVO AL SEGR. COMUNALE QUALE DIR. GENERALE
12.955.132
INCENTIVI ALLA PROGETTAZIONE EX LEGGE MERLONI
65.975.322
DIRITTI DI ROGITO-SEGRETERIA CONV.- IND.SCAVALCO
47.708.870
ONORARI AVVOCATI
17.765.308
COMPETENZE PERSONALE COMANDATO/DISTACCATO PRESSO L'AMM.NE
5.224.469
ARRETRATI ANNI PRECEDENTI
46.746.186
ALTRE SPESE ACCESSORIE ED INDENNITA' VARIE
106.358.404
Totale STRAORDINARI
273.909.971
STRAORDINARIO
273.909.971
RETRIBUZIONI LORDE
14.112.540.820
(fonte: Conto Annuale; Anno: 2013)

Come si nota, l’insieme delle voci del salario “accessorio”, non facente parte della retribuzione tabellare, ammonta ad euro 2.945.103.427 e costituisce appena il 20,87% dell’intera spesa per retribuzioni. E, come noto, il salario “accessorio”, ma meglio riferirsi al salario finanziato dai fondi contrattuali decentrati, è composto anche da voci fisse e continuative che accedono in misura stabile al trattamento economico fondamentale, come l’anzianità, la progressione economica orizzontale e l’indennità di comparto.
In particolare, del complesso delle somme legate al “risultato” salario accessorio di circa 3 miliardi, la parte relativa ai compensi per produttività, evidenziata in giallo, ammonta a 846.347.895 milioni, cioè appena il 28% del totale.
Allora, la domanda che ci si dovrebbe porre è: come sarebbe possibile portare la spesa per il risultato al 50% del complesso del salario accessorio, senza azzerare voci che fanno parte del fondo, ma che compensano altro, come indennità di vario tipo?
Appare evidente come a Roma non risulti chiara la differenza che esiste nei fondi contrattuali che finanziano il salario accessorio tra, appunto, il concetto di “salario accessorio” che complessivamente accede in modo tendenzialmente variabile al tabellare, col salario di produttività.
Del salario accessorio fanno parte anche la retribuzione legata alle progressioni orizzontali posizione e l’indennità di comparto, ovviamente incomprimibili; ma ne fanno parte anche indennità poste a remunerare particolari attività organizzate per turni, reperibilità, disagio, maneggio valori, attività educative.
Ma, è pensabile di non compensare i turni con la relativa indennità? Oppure si pensa di intaccare le progressioni economiche ottenute?
Non pare che bastino super poteri per trasformare un 28% in 50% senza intaccare fortemente l’impianto del salario accessorio, in modo probabilmente deleterio.
Il tutto, per altro, come si ribadisce, per un salario di produttività che al massimo può valere, in media circa 2.000 euro lordi per ciascun dipendente. Qualunque aziende, per importi simili, piuttosto introdurrebbe una quattordicesima e non ci penserebbe più. In generale, per attivare sistemi di valutazione della produttività nel privato si ritiene opportuno partire da cifre ben superiori. Per una ragione semplice: non utilizzano super poteri di super esperti, ma il rapporto costi/benefici.

2 commenti:

  1. Come al solito, commento chiaro, puntuale e, soprattutto, pienamente condivisibile. (Da un ex responsabile del servizio personale.... e non chiamatelo Dirigente del Personale)

    RispondiElimina
  2. Se una somma è stanziata a bilancio per compensare il merito, nel caso siano tutti fannulloni resta inutilizzata, più o meno come se tutti i cittadini sono onesti non si sa come guadagnare con le multe. Le indennità di disagio rendono tutti masochisti, come pure quelle di rischio.

    RispondiElimina