La modifica del sistema di
valutazione terrà banco ancora per molti mesi, finchè non entrerà definitivamente
in vigore la riforma Madia, che modifica i d.lgs 165/2001 e 150/2009.
Come è noto, la prospettiva è
mandare in pensione per sempre l’inattuabile, inutile e dirigista sistema delle
fasce, imposto a suo tempo dall’articolo 19 del d.lgs 150/2009, ma mai
applicato. Un sistema automatico, ai limiti del paradossale, che avrebbe
imposto di destinare il 50% delle risorse destinate alla produttività al 25%
dei dipendenti con le valutazioni più elevate; l’altro 50% ai dipendenti con
valutazioni “medie”; così da lasciare il restante 25% senza alcun “premio”.
Una simile modalità di
erogazione dei premi non esiste da nessuna parte nel lavoro privato, il quale,
per altro, si caratterizza per modalità di valutazione ed erogazione dei premi
estremamente più semplici e fondamentalmente basate sulla predeterminazione del
massimo attribuibile, ridotto qualora gli obiettivi aziendali (mai individuali)
non siano conseguiti e ulteriormente eventualmente ridotti per i singoli
dipendenti, qualora superino certe soglie di assenza dal lavoro.
Nonostante, dunque, elementi
come fasce, Organismi indipendenti di valutazione, complicati sistemi di
valutazione, nel mondo privato semplicemente non esistono perché le aziende non
hanno tempo e risorse da destinare a queste sovrastrutture, nel lavoro pubblico
si insiste su questi temi, mentre contemporaneamente si continua ad ignorare
cosa misurare, come misurare. A testimonianza che non è ben chiaro cosa si
produce, quali risultati si ottengono, qual è la missione stessa delle varie
PA, così tante che immaginare un modo univoco di valutare è semplicemente
improponibile.
Eppure, la lettura dei giornali
dimostra che non ci si riesce a slegare da ragionamenti che in questi anni non
hanno ottenuto alcun risultato utile per la modifica virtuosa del lavoro
pubblico.
Su Il Gazzettino del 19
febbraio, il titolo dell’articolo è già emblematico: “Nuove "pagelle" verrà premiato anche il taglio dei tempi
d`attesa”. Si parla di “pagelle” e si considerano i “tempi d’attesa” come
modalità trasversale di valutare i servizi, nonostante si tratti di un elemento
proprio solo di pochi e specifici servizi al pubblico, per altro da molto tempo
risolto mediante i codici unici di prenotazione.
Ma, il cuore del ragionamento
vecchio e stantio è ricavabile dalla lettura dell’articolo: “il nuovo sistema di valutazione si baserà su
obiettivi generali, sulla base dei quali giudicare la performance non solo
individuale ma anche organizzativa. Target, spiega la stessa ministra della Pa,
Marianna Madia, legati ai «bisogni reali dei cittadini», come ad esempio «il
taglio dei tempi delle li d'attesa». E, aggiunge, «sul raggiungimento di questi
obiettivi le ai servizi ai cittadini daremo il 50% del salario accessorio»”.
Queste molto innovative linee
direttive della riforma, informa l’articolo, derivano dall’elaborazione dei
soliti “super esperti”: “Il ministero
della Pa si è già attrezzato ed è pronta la commissione di cinque super-esperti,
chiamati a dare le istruzioni tecniche per misurare le performance”.
Come si nota, l’operato degli
imprescindibili esperti, che quando sono chiamati a lavorare per i ministeri
vestono tute attillate e colorate coperte da mantelli rossi ed assumono super
poteri, null’altro è che passare dalle fasce di valutazione, alle fasce di
salario accessorio.
Insomma, l’idea è non più
stratificare le valutazioni, ma le risorse. Le figure mitologiche dei “super
esperti”, insomma, non riescono ad immaginare qualcosa di diverso dall’imbrigliare
l’autonomia, per provare ad aprire il lavoro pubblico ad esperienze meno
dirigiste e più semplici.
Il Ministero continua ad
affidarsi ai “super esperti”, capaci solo di insister su fasce e vincoli: mai
che si interpellino operatori concreti, dirigenti del personale, segretari comunali,
funzionari istruttori. Potrebbero dare preziose informazioni su quanta fatica
operativa si deve compiere per assegnare un salario accessorio legato alla
produttività, che, per esempio, nell’ordinamento locale, in media a circa 2000
euro lordi.
Immaginare di legare il 50% del
salario accessorio ai premi di risultato è possibile solo per chi non ha un’idea
chiara della composizione della spesa per i trattamenti economici dei
dipendenti.
Diamo, allora, uno sguardo al
Conto del personale, riferito al 2013, per comprendere quanto i “super esperti”
avrebbero bisogno di un bagno di realtà, prima di azionare i loro super poteri:
Basta dare uno sguardo alla
struttura delle retribuzioni del comparto regioni autonomie locali, per
rendersene conto:
Voce di spesa
|
Importo
|
Totale VOCI DI SPESA STIPENDIALI
|
11.167.437.393
|
STIPENDIO
|
10.118.409.042
|
R.I.A./ PROGR. ECONOMICA DI ANZIANITA'
|
131.658.463
|
TREDICESIMA MENSILITA'
|
910.414.912
|
ARRETRATI PER ANNI PRECEDENTI
|
21.725.090
|
ARRETRATI ANNO CORRENTE
|
7.806.154
|
RECUPERI PER RITARDI ASSENZE ECC.
|
-22.576.268
|
Totale INDENNITA'
|
1.431.791.729
|
IND. DI
VACANZA CONTRATTUALE
|
73.763.935
|
IND. DI
VIGILANZA
|
65.461.146
|
PERSONALE
SCOLASTICO
|
41.246.867
|
RETRIBUZIONE
DI POSIZIONE
|
746.936.467
|
RETRIBUZIONE DI RISULTATO
|
238.492.535
|
INDENNITA
DI COMPARTO
|
241.335.120
|
INDENNITÀ
ART. 42, COMMA 5-TER, D.LGS. 151/2001
|
24.555.659
|
Totale ALTRE ACCESSORIE
|
1.239.401.727
|
INDENNITA'
DI STAFF/COLLABORAZIONE
|
29.406.083
|
COMPENSI
ONERI RISCHI E DISAGI
|
288.074.755
|
FONDO
SPECIF. RESPONSAB.
|
142.781.338
|
COMPENSI PRODUTTIVITA'
|
476.405.860
|
COMPENSO
AGGIUNTIVO AL SEGR. COMUNALE QUALE DIR. GENERALE
|
12.955.132
|
INCENTIVI ALLA PROGETTAZIONE EX LEGGE
MERLONI
|
65.975.322
|
DIRITTI DI ROGITO-SEGRETERIA CONV.-
IND.SCAVALCO
|
47.708.870
|
ONORARI AVVOCATI
|
17.765.308
|
COMPETENZE
PERSONALE COMANDATO/DISTACCATO PRESSO L'AMM.NE
|
5.224.469
|
ARRETRATI
ANNI PRECEDENTI
|
46.746.186
|
ALTRE
SPESE ACCESSORIE ED INDENNITA' VARIE
|
106.358.404
|
Totale STRAORDINARI
|
273.909.971
|
STRAORDINARIO
|
273.909.971
|
RETRIBUZIONI LORDE
|
14.112.540.820
|
(fonte: Conto Annuale; Anno:
2013)
Come si nota, l’insieme delle
voci del salario “accessorio”, non facente parte della retribuzione tabellare,
ammonta ad euro 2.945.103.427 e costituisce appena il 20,87% dell’intera spesa
per retribuzioni. E, come noto, il salario “accessorio”, ma meglio riferirsi al
salario finanziato dai fondi contrattuali decentrati, è composto anche da voci
fisse e continuative che accedono in misura stabile al trattamento economico
fondamentale, come l’anzianità, la progressione economica orizzontale e
l’indennità di comparto.
In particolare, del complesso
delle somme legate al “risultato” salario accessorio di circa 3 miliardi, la
parte relativa ai compensi per produttività, evidenziata in giallo, ammonta a 846.347.895
milioni, cioè appena il 28% del totale.
Allora, la domanda che ci si
dovrebbe porre è: come sarebbe possibile portare la spesa per il risultato al
50% del complesso del salario accessorio, senza azzerare voci che fanno parte
del fondo, ma che compensano altro, come indennità di vario tipo?
Appare evidente come a Roma non
risulti chiara la differenza che esiste nei fondi contrattuali che finanziano
il salario accessorio tra, appunto, il concetto di “salario accessorio” che
complessivamente accede in modo tendenzialmente variabile al tabellare, col
salario di produttività.
Del salario accessorio fanno
parte anche la retribuzione legata alle progressioni orizzontali posizione e l’indennità
di comparto, ovviamente incomprimibili; ma ne fanno parte anche indennità poste
a remunerare particolari attività organizzate per turni, reperibilità, disagio,
maneggio valori, attività educative.
Ma, è pensabile di non
compensare i turni con la relativa indennità? Oppure si pensa di intaccare le progressioni
economiche ottenute?
Non pare che bastino super
poteri per trasformare un 28% in 50% senza intaccare fortemente l’impianto del
salario accessorio, in modo probabilmente deleterio.
Il tutto, per altro, come si
ribadisce, per un salario di produttività che al massimo può valere, in media
circa 2.000 euro lordi per ciascun dipendente. Qualunque aziende, per importi
simili, piuttosto introdurrebbe una quattordicesima e non ci penserebbe più. In
generale, per attivare sistemi di valutazione della produttività nel privato si
ritiene opportuno partire da cifre ben superiori. Per una ragione semplice: non
utilizzano super poteri di super esperti, ma il rapporto costi/benefici.
Come al solito, commento chiaro, puntuale e, soprattutto, pienamente condivisibile. (Da un ex responsabile del servizio personale.... e non chiamatelo Dirigente del Personale)
RispondiEliminaSe una somma è stanziata a bilancio per compensare il merito, nel caso siano tutti fannulloni resta inutilizzata, più o meno come se tutti i cittadini sono onesti non si sa come guadagnare con le multe. Le indennità di disagio rendono tutti masochisti, come pure quelle di rischio.
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