L'allora Ministro delle regioni, Graziano Delrio, quando era impegnato strenuamente nella disastrosa riforma delle province la giustificava anche affermando che grazie ad essa si sarebbero trovati 11.300 posti in più negli asili nido (non 11.000, nè 12.000: 11.300).
Ovviamente, non era possibile, nè vero. La riforma delle province non ha fruttato per nulla i risparmi sbandierati dai fautori della sua riforma.
E il numero dei posti degli asili nido, informa l'Istat, è bassissimo: "Sono 13.262 le unità censite che offrono servizi socio-educativi per la prima infanzia (il 36% è pubblico il 64% privato). Queste strutture coprono il 22,8% del potenziale bacino di utenza (anno educativo 2014/15) http://www.istat.it/it/archivio/207362 …"
Leggiamo l'informazione al contrario: il 77,80% del bacino di utenza che ha bisogno di servizi per l'infanzia ne è privo.
La riforma delle province non può nemmeno scalfire questo disastro, tra le principali cause dello scarso livello del welfare italiano e del bassissimo tasso di occupazione femminile.
Nè i comuni, che dovrebbero essere la base fondamentale dei servizi sociali, si sono mostrati capaci di fare fronte ad un bisogno così poco presidiato, considerando, per altro, che quel misero 22,2% di copertura del bacino d'utenza per ben oltre la metà, il 64%, è garantito dal privato (magari anche convenzionato col pubblico).
Di fronte alla dimostrazione dell'inefficienza dei comuni (ma dell'intero ordinamento) rispetto ad un tema importantissimo come il welfare e la famiglia, nonostante i tanti proclami, fa davvero sorridere ironicamente l'inutile guerra mossa alle province. Almeno fosse valsa davvero a realizzare nuovi asili nido, invece che creare un disastro ordinamentale, organizzativo ed amministrativo senza alcun motivo, senza alcun beneficio.
Disastro annunciato e perseguito mediante legge ordinaria. A questo punto quessognori in parlamento e senato dovrebbero ritornare alla situazione ex ante ed andare a casa for good
RispondiEliminaQuesti Ministri sono stati scelti con il lanternino, penso che se avessero fatto un sorteggio tra i 60 milioni di Italiani, difficilmente potevano essere più scarsi. Poi i consulenti docenti universitari, il fior fiore!!!
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