mercoledì 20 giugno 2018

Censimento dei raccomandati nella PA, la nuova frontiera della trasparenza dell'Iperuranio

I censimenti sono divenuti di gran moda. Essenziale è quello dei "raccomandati della P.A.", tra i quali sicuramente non rientrano coloro che sono assunti in importanti società partecipate per "premio", perchè quella è "meritocrazia".

Aspettiamo con molta curiosità quali potranno essere gli elementi fondanti del censimento. Ipotizziamo:
- una clausola del contratto individuale di lavoro, con la quale si esplicita che il sig. Tizio è stato assunto grazie alla raccomandazione di Caio?
- una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà del politico sponsor che, consapevole delle sanzioni penali in caso di mendacio, afferma di aver raccomandato Tizio?
- una dichiarazione del presidente di una commissione di concorso che evidenzia la lista delle persone assunte grazie alla spintarella?
- una Linea Guida dell'Anac, che prevede la compilazione di un foglio elettronico con 323 colonne e 4000 righe, da aggiornare ogni 12 giorni?
L'idea, in sè, non è male. Certo, è un po' difficile conciliarla con le genialate di chi da anni predica che i concorsi sono vecchi e superati e che la P.A. diverrebbe modernissima se le assunzioni si effettuassero mediante le "referenze", parola meravigliosa, perchè nasconde con eleganza la raccomandazione. Oppure con chi pensa che i dirigenti pubblici debbano addirittura essere eletti, così tanto per esaltare la "meritocrazia" intesa come merito della capacità di scegliere la tessera giusta.
Comunque, sapere chi sono i raccomandati è certo cosa interessante. Lo sarebbe di più se, poi, si sapesse quali saranno le conseguenze del censimento. Una volta che gli interessati autodichiarino la propria condizione, che si fa, ce li teniamo?
Ma, siamo proprio sicuri di essere capaci di produrre un "censimento" dei raccomandati? Cosa si usano, appunto le armi spuntate delle dichiarazioni o dei questionari? Oppure, la cosa è abbastanza di pertinenza delle indagini penali, considerando che se si viene assunti per raccomandazione, 9 volte su 10 si sono violate le norme dei concorsi?
Pare di vedere alcuni aspetti della vextata queastio della pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi e dei dati patrimoniali dei dirigenti. Serve per la trasparenza, affermano i vati del vano. Ignorando che i dirigenti pubblici comunque depositano già questi dati alle amministrazioni di appartenenza che possono attivare come e quando vogliono ogni indagine. Ma, ci si aspetta davvero che nella dichiarazione dei redditi un dirigente compili il quadro (attenzione, è inesistente) "reddito da corruzione"? Ci si aspetta davvero di poter individuare i raccomandati allo stesso modo?
Non è molto più serio puntare in maniera chiara su selezioni concorsuali totalmente estranee ad influenze politiche? E, se sì, perchè allora chiedere censimenti sui raccomandati, quando è noto che intere schiere di dipendenti della PA e del mondo del parapubblico sono assunti esclusivamente per ragioni di appartenenza politica, dai capi di gabinetto ai manager delle società? Perchè alzare la nebbia, quando il problema consiste principalmente nella gestione dello spoil system all'italiana, le cui conseguenze - la politicizzazione della dirigenza, che per altro la riforma Madia voleva estendere a tutta la dirigenza pubblica - sono l'indebolimento totale della dirigenza di vertice e il motore di avviamento dello scadimento della PA?

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