A restare stupiti dell'avvio da parte della Commissione Europea della procedura di infrazione (si vada al paragrafo Public procurement: Commission urges 15 Member States to comply with public procurement and concessions rules) contro l'Italia perchè non conforme alle direttive europee 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE probabilmente saranno solo i redattori del d.lgs 50/2016 e gli strenui suoi difensori, contro ogni critica e contro ogni evidenza, a tutti i costi.
Non si conoscono ancora i dettagli dell'infrazione avviata. Sta di fatto che l'iniziativa della Commissione Europea è la certificazione (ennesima) dei troppi problemi posti da un codice dei contratti, effettivamente colmo di regole ulteriori, diverse ed ellittiche rispetto alle indicazioni delle direttive. Basti pensare agli obblighi sulle centrali di committenza o al principio di rotazione, che stanno creando insormontabili problemi operativi e contraddizioni insanabili in via interpretativa e, purtroppo, anche giurisprudenziale.
Non ci sarebbe stato nessun bisogno di attendere quasi tre anni per acquisire la certificazione della bassa qualità del lavoro che ha condotto al d.lgs 50/2016: la gran parte dei commentatori e, soprattutto, degli operatori, avevano immediatamente evidenziato gli enormi vizi e difetti della norma, uno dei flop più clamorosi della passata legislatura. Che, tuttavia, si è voluto difendere in trincea con un'ostinazione oggettivamente degna di migliori fini.
Il codice dei contratti avrebbe posto molti minori problemi e non avrebbe bloccato bandi, appalti e fatturato delle imprese per anni, se appunto il legislatore avesse utilizzato l'accortezza di limitarsi ad un mero recepimento delle direttive, senza inserire le troppe farraginose e cervellotiche modifiche.
La modifica del codice è, come si suol dire "in agenda": il Governo e la maggioranza lo affermano da sempre.
L'avvio della procedura di infrazione da parte della Commissione si spera possa essere l'impulso per fare presto e bene, magari seguendo le indicazioni che indirettamente saranno contenute nel dettaglio dell'infrazione stessa. Queste indicazioni saranno utilissime, ma non necessarie: enti, operatori economici e dipendenti delle amministrazioni hanno evidenziato mille volte ed in mille occasioni i troppi problemi del codice.
Adesso sarebbe l'ora dell'umiltà e dell'ascolto, per eliminare una brutta, bruttissima pagina, dell'ordinamento e sostituirla finalmente con qualcosa che funzioni, in modo agile ed efficace. Perchè la "burocrazia", è bene precisarlo, alligna prima ancora che nelle prassi operative, nelle leggi farraginose e tecnicamente poco coerenti e ponderate.
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