La riforma delle province è certamente una tra le più fallimentari e devastanti mai viste. La legge Delrio non solo non ha abolito alcuna provincia, ma, in combinazione con l'altrettanto deleteria legge 190/2014 ha distrutto i bilanci delle province, costretto per due anni interi tutte le altre amministrazioni al blocco delle assunzioni, senza riuscire efficacemente a redistribuire le funzioni.
La riforma ha distinto tra funzioni fondamentali e non fondamentali, puntando ad un taglio della connessa spesa irrealizzabile di 3 miliardi, nonostante la Sose avesse avvertito che al massimo si poteva ottenere un taglio di 1 miliardo.
Dei 40.000 dipendenti circa, la metà è transitata in modo totalmente confuso e disordinato, comunque non connesso al passaggio delle funzioni, presso comuni, tribunali, altri ministeri.
I 3 miliardi sono stati realmente sottratti ai bilanci delle province, ma:
1. non si è mai trattato di un taglio complessivo alla spesa pubblica, perchè questi soldi sono stati acquisiti al bilancio dello Stato che li ha continuati a spendere per l'esercizio delle proprie funzioni, lasciando andare in crisi la gestione delle funzioni provinciali;
2. alla fine si è rivelato un incremento della spesa; infatti, mentre lo Stato ha continuato a tenere per sè i 3 miliardi sottratti alle province, con le leggi di bilancio 2016, 2017 e 2018 ha continuato a restituire (sia pure in parte in conto capitale e in parte come spesa corrente e con interventi spot) il maltolto, giungendo quindi ad un surplus di spesa.
Solo nel 2018 in qualche misura il processo confusionario di riallocazione di personale e risorse si è in parte completato, con l'assegnazione alle regioni delle funzioni e del personale in materia di mercato del lavoro.
Nonostante le evidenze di un disastro, ancora oggi, mentre si parla di ritornare anche solo parzialmente indietro per correggere le assurdità di una riforma improvvida (che ha creato follie come l'assemblea dei sindaci, che si riunisce una volta l'anno, senza nulla sapere di cosa fanno le province, o la durata disconnessa del mandato del presidente che è di 4 anni, rispetto a quella del consiglio, che è di 2), ancora qualcuno fa ironia e si rivela quasi nostalgico della devastazione apportata da Delrio.
E' il caso dell'articolo pubblicato su La legge per tutti dal titolo "Ritorna la burocrazia: rinascono le Province".
Un vero e proprio florilegio di informazioni inesatte e slogan da talk show, esattamente gli stessi che hanno ispirato la riforma abborracciata e distruttiva del 2014.
Tra le tante affermazioni non corrette si fa notare questa: "Il secondo tentativo è stato la riforma Delrio che ha trasformato le Province in enti amministrativi di secondo livello, conservando il personale già assunto e mutando dieci di esse in città metropolitane". Il personale non è stato affatto conservato, come visto prima; le province sono state costrette a dimezzare le proprie dotazioni organiche e a dare vita ad una "trasnsumanza" di circa 20.000 dipendenti verso altri enti, con un applicativo on line malfunzionante, e con un processo durato quasi due anni, costato al resto della PA il blocco delle assunzioni.
Una seconda affermazione del tutto fuori dalla realtà è questa: "la riforma aveva iniziato un primo cammino di disgregazione delle funzioni per attribuirle ai Comuni, in attesa che il vecchio personale andasse in pensione". Le funzioni provinciali non sono mai state attribuire ai comuni; sono state acquisite dalle regioni, per effetto di un correttivo alle insensatezze della legge Delrio disposto nell'estate del 2015, il d.l. 78/2015.
Altra gemma: "Sui contribuenti non solo torneranno a gravare gli stipendi di un personale amministrativo che doveva ormai essere gradatamente rottamato". L'autore nemmeno si accorge di contraddirsi con quanto affermato prima, ove aveva sottolineato che il personale assunto nelle province era stato "conservato" ed afferma che col "ritorno" delle province torneranno a gravare (sui cittadini) gli stipendi del personale. Peccato che questi stipendi non siano mai stati "sgravati": infatti, come evidenziato prima, circa la metà dei dipendenti delle province tra il 2015 e il 2018 è transitato verso le regioni. La spesa per stipendi complessivamente non si è ridotta, è stata solo spostata da un ente all'altro.
Non poteva mancare lo slogan finale: il ritorno delle province determinerebbe un’architettura istituzionale "complessa, che avrà bisogno di parecchie rifiniture per evitare rischi di sovrapposizione di ruoli, di compiti e i classici “doppioni” che spesso sono solo la scusa per rallentare le funzioni amministrative". La solita litania della "sovrapposizione" e dei "doppioni", argomentazione propria di chi non conosce per nulla l'ordinamento locale e l'attribuzione delle competenze, perchè se così fosse saprebbe che le competenze e le funzioni delle province sono sempre state del tutto autonome e non si sono mai sovrapposte, a nessun livello, con le attività dei comuni, tranne, parzialmente, per l'attività di programmazione urbanistica, comprensibilmente trattata dalla legislazione nazionale e regionale anche a livello sovracomunale.
Finchè il tema dell'ordinamento locale continuerà ad essere trattato a questi livelli molto superficiali di conoscenza e sulla base di vuoti slogan, perfino un disastro come la riforma Delrio per alcuni potrebbe risultare una nostalgica occasione perduta. Ma, perduto appare un Paese incapace di riconoscere appieno i danni enormi di norme raffazzonate, omaggianti il più becero dei populismi.
Buonasera, abbiamo avuto modo di interloquire nei periodo della riforma Delrio, che fortunatamente é andata in porto, con soddisfazione di tutti noi tecnici dei Servizi territoriali agricoltura e degli utenti che abbiamo vissuto 15 anni di gestione provincial-provincialista, di Servizi che devono funzionare con regole di efficienza europea. Ora purtroppo vedo che qualcuno vuole fare uscire il paziente dallo stato in cui meritava di vegetare. Le chiedo a questo punto però un parere tecnico da esperto: il comune capoluogo della mia Provincia ha 1100 dipendenti, la provincia 220 circa. Non le sembra il caso di far assorbire i dipendenti dal comune capoluogo e rspariamare su inutili dirigenti come il responsabile del servizio personale dei servizi informativi, del demanio e patrimonio, mantenendo l'impianto istuzionale previsto dalla Delrio? Non crede che avremmo sicuri risparmi a fronte di un aumento di efficacia?
RispondiEliminaPenso che la riforma Delrio sia un disastro e che vada cancellata, soprattutto nel suo impianto istituzionale, assurdo ed inefficiente. E' per altro del tutto chiaro che il comune capoluogo perseguirebbe solo gli interessi del capoluogo: per altro, molti di questi comuni lasciano le periferie a marcire, immaginiamo come amministrerebbero le province.
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